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Line 6 Helix dall'home recording ai grandi palchi: Lapo Consortini racconta
Line 6 Helix dall'home recording ai grandi palchi: Lapo Consortini racconta
di [user #116] - pubblicato il

Il celebre jingle di Radiofreccia nasce proprio su una Helix, la stessa che Lapo Consortini ha portato sui palchi di Annalisa e Marco Masini, e che lo affianca anche in studio e nelle pre-produzioni. Lo racconta ai microfoni di Accordo.
L'universo Helix di Line 6, dal rack alla versione Floor, passando per le più pratiche edizioni LT fino alle piccole Stomp e Stomp XL, nel tempo si è riservato un posto fisso nei setup di innumerevoli professionisti. A ben vedere, la macchina è stata capace di posizionarsi in modo trasversale sul mercato, trovando collocazione anche nei rig di chi si muove tra club più piccoli, lavora in sale d'incisione, produce la propria musica in home studio o semplicemente si dedica alla chitarra per hobby.
È raro che un prodotto, in particolare se legato alla tecnologia digitale, riesca a soddisfare così tante esigenze, senza risultare troppo complesso per l'appassionato né limitante per un turnista e produttore. Per questo è interessante conoscere più da vicino l'approccio di un professionista del calibro di Lapo Consortini alla macchina Line 6.

Nel corso della sua carriera, Lapo Consortini ha collezionato collaborazioni di primissimo livello, affiancando artisti come Fiorella Mannoia, Giusy Ferreri, Marco Masini, Annalisa, Noemi, i Modà, Gianni Morandi. E poi ancora ha avuto ruoli nei recenti Festival di Sanremo, ha prodotto o suonato in dischi di Mietta, Finizio, Patty Pravo, e contribuito alla nascita di innumerevoli successi anche sanremesi.
Lapo sfrutta Helix sia dal vivo sia in fase di registrazione, per le pre-produzioni in studio e per le considerevoli possibilità di editing del suono grazie a espedienti come il reamping digitale, tema del video che ha preparato per tutti gli utenti della sua pedalboard.



Incuriositi, abbiamo raggiunto Lapo Consortini per approfondire la sua visione del mondo digitale e della musica in generale, tra praticità e qualità pura su e giù dal palco.

Line 6 Helix dall'home recording ai grandi palchi: Lapo Consortini racconta

Accordo: Generalmente, quando si parla di digitale, si insiste sulla comodità live.
Invece, da produttore e musicista avvezzo allo studio di registrazione, ci aiuti a mettere a fuoco gli aspetti in cui una macchina come Helix può agevolare un processo come quello di registrazione, produzione o pre-produzione, arrangiamento in studio?

Lapo Consortini: Il digitale ha stravolto tantissimi aspetti dei processi creativi, a partire dalla fotografia fino alla musica – un tempo un fotografo centellinava gli scatti perché le pellicole costavano, predisponendo un grosso lavoro di studio e preparazione, adesso ci si può permettere di fare centinaia di scatti perché una SD Card non costa molto ed è riutilizzabile,  per poi lavorare successivamente di post produzione.
Succede la stessa cosa nella musica, e in particolare relativamente alla produzione in studio – adesso è possibile registrare qualcosa velocemente per capire la direzione dell’arrangiamento e poi successivamente si può ritoccare il suono in maniera più pesante – prima si spendeva molto tempo a cercare il suono giusto e l’esecuzione perfetta perché una volta registrato non si poteva stravolgere il suono. Adesso Helix è, per me, un sistema (a partire da Helix Rack che uso in studio, fino al plugin Helix Native) che consente nel suo insieme di ritoccare tutto fino alla fine. Non ho certo abbandonato le mie testate valvolari, ma quando si lavora a tanti progetti in parallelo e si passa da uno all’altro nel giro di pochi minuti, un sistema come Helix agevola il lavoro. Per esempio spesso mi capita di usare Helix Rack per registrare con zero latency una parte di chitarra – comodamente creo il suono con il mouse tramite l’interfaccia software Hx Edit  –  e registro sia il suono processato da Helix come sto sentendo, sia il segnale DI della chitarra. Come ho mostrato nel video, successivamente applico in insert sulla traccia del segnale DI il plugin Helix Native, nel quale trascino esattamente il preset che ho creato su Helix Rack ottenendo lo stesso suono (ovviamente è necessario aggiustare il livello del segnale di input del plug-in in modo da ottenere esattamente lo stesso suono). Questo mi consente di ritoccare o anche di stravolgere drasticamente il suono di chitarra ottenuto, semplicemente giocando con Helix Native – per esempio cambiando amplificatore e sostituendolo con una coppia ‘testa/cassa’ per poi aggiungere un chorus o magari sostituendo un riverbero con uno più corto dando libero sfogo alla fantasia creativa.


Line 6 Helix dall'home recording ai grandi palchi: Lapo Consortini racconta
 
A: Tu appartieni a una generazione che si è fatta le ossa e le orecchie sugli amplificatori, sulle valvole; assemblando, alimentando, cambiando dozzine di pedali, pedaliere, multieffetto. Questo fa sì che tu ti muova sul digitale con un riferimento concreto, autentico, vissuto dei suoni che stai cercando, simulando, profilando... ma le generazioni più giovani, che partono dal digitale senza un background analogico?

LC: Le generazioni più giovani, secondo me, sono sempre più avvantaggiate perché le nuove tecnologie appartengono più a loro che a noi – è più semplice nascere dentro un’era tecnologica che mettere in discussione le tue conoscenze e apprendere qualcosa di nuovo. I giovani nascono con il cellulare in mano, tablet e digitale ovunque. Quindi per loro è normale che sia così – i giovani più ‘scaltri’ e curiosi se ne andranno su YouTube a studiare come facevano i mostri sacri degli anni addietro a fare i suoni e li ricreeranno con dieci click. Per noi sarebbe stato quasi “pornografia” poter vedere un video di Gilmour o di The Edge che spiega il suo setup. Quando qualcuno trovava qualche raro filmato o intervista iniziava il giro dei VHS per farlo conoscere agli altri per discuterne insieme, adesso un link, un clic e via – quindi viva i giovani che partono da questo e che con la loro creatività andranno anche oltre.

A: Viceversa ci sono suoni, sonorità, estetiche sonore che sono proprio figlie delle nuove macchine digitali e che non sono necessariamente derivative degli amplificatori?

LC: Assolutamente sì, perché comunque il mio istintivo approccio nel fare un suono in Helix è lo stesso approccio che avrei montando una pedaliera vera e cablando il mio amplificatore – ossia userei  Helix esattamente per modellarei il mio setup analogico. Invece un millennial vede Helix come un una sorta di tappeto dove si possono disporre dei “blocchettini” e collegarli come meglio si crede, senza certi dogmi che invece noi abbiamo acquisito con le nostre esperienze in sala prove. L’importante è che suoni bene, o quanto meno sia il giusto suono al servizio dell’arrangiamento che si sta facendo.

Line 6 Helix dall'home recording ai grandi palchi: Lapo Consortini racconta

A: Raccontaci di una volta in cui il digitale ti ha risolto un lavoro in cui la strumentazione tradizionale semplicemente non avrebbe potuto aiutarti!

LC: Ero in tour con Annalisa nel 2016, provenivo dal tour del 2015 dove la sonorità era molto rock e avevo un setup stereo con due teste e due casse e un G-System collegato col metodo dei quattro cavi per sfruttare sia l’effettistica in pre sia in post. Nel 2016 invece la sonorità diventò molto più elettronica e variopinta, c’erano tantissimi suoni estremamente diversi di chitarre, amplificatori e anche guitar synth – allora decisi di utilizzare Helix (c’era ancora uno dei primi firmware). Avevo Helix Rack con cablati ben quattro input, sul primo c’era il trasmettitore radio della chitarra elettrica, sul secondo la chitarra acustica che stava sul treppiede, sul terzo una lap steel e sul quarto un ukulele. Avevo fatto i vari preset in modo che ciascuno di loro aprisse solo un input e facevo pilotare i loro cambi via MIDI dal mio fidato Cubase mentre giravano le sequenze. Considerate che all’interno di una stessa canzone iniziavo con l’ukulele con un preset acustico e un bel riverbero e delay corto, per poi continuare con la lap steel con tantissimo drive e modulazioni, e magari terminavo con l’elettrica power, il tutto senza mai toccare nessun pedale e preoccuparmi di abbassare nessun volume, ma solo concentrato sull’esecuzione o facendo il giro del palco.
Un brano era questo.


A: Talvolta si pensa al digitale come a un mondo soggetto inevitabilmente all’obsolescenza. Eppure Helix, dopo quasi sette anni di onorata carriera, è ancora un riferimento fortemente concorrenziale. A tuo avviso, che ruolo giocano in questo i continui aggiornamenti firmware?

LC: Un ruolo fondamentale. Come dicevo, nel primo firmware non c’erano le snapshot e quando si cambiava preset le code del suono venivano tagliate, quindi mi ero inventato degli escamotage per ovviare all’interruzione brusca del suono.
Adesso vedo un continuo miglioramento dell’usabilità del sistema nel suo complesso tra hardware ed editor software, nonché continui inserimenti di nuovi amplificatori e pedali.


Line 6 Helix dall'home recording ai grandi palchi: Lapo Consortini racconta

A: Cosa vorresti vedere di inedito in un’ipotetica nuova versione, e cosa invece conserveresti a tutti i costi della macchina attuale?

LC: Vorrei il monitor touch, i Meter per misurare i livelli quanto meno di input/output, e aggiungerei anche qualche “blocchetto” da studio, tipo qualche bel compressore ed EQ che si utilizzano in studio, in quanto Helix e - soprattutto il modello Native - non è solo un plugin, ma un virtual studio che ha in sé un’enciclopedia di strumentazione per chitarristi e non solo.
Terrei invece assolutamente il suo routing che ti consente di ottenere veramente qualunque combinazione di strumentazione tu abbia in testa.


A: Cosa è indispensabile per te in Helix?

LC: Il fatto che ci sia tutto, sia facile e veloce da usare, e la garanzia di qualità dei suoni che LINE6 ti dà da sempre.
Considera che per esempio ho preso anche lo Stomp XL, che ho utilizzato nell’ultimo tour di Marco Masini con la chitarra acustica e classica. Ho dedicato un po’ di tempo comodamente seduto in studio a modellare il suono col Native, per poi trasferirlo sullo Stomp e ricevere feedback positivi da colleghi musicisti e fonici.
helix interviste lapo consortini line 6 pedaliere multieffetto per chitarra
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di 5maggio2001 [user #36501]
commento del 08/03/2022 ore 10:24:12
ciao, concordo pienamente, bellissimo articolo,
sicuramente HELIX è la miglior macchina digitale per suono, qualità, aggiornamenti SW ecc..ecc.. basta vedere esempi come quello dell'articolo..
Ormai non riesco più a capire (se non a casa nel proprio studio) il perchè una persona possa voler comprare un amplificatore.
Rispondi
di saverio21 [user #20612]
commento del 08/03/2022 ore 10:47:28
sono all'80% d'accordo con te: se si ha "necessità di scaletta" che impongono l'utilizzo di tanti suoni diversi, con tanti effetti, forse non ha davvero più senso portarsi dietro un amplificatore, soprattutto se si ha a disposizione un buon impianto in sale prove/casa e si è sicuri del service che ci accompagnerà in concerto. Il 20% lo riservo però ai generi "monotimbrici" o quasi tipo blues, jazz "hold school" o determinati tipi di hard rock ed heavy metal: forse per suonare gli AC/DC o i Deep Purple (Blackmore era) la migliore soluzione rimane ancora quella di portarsi dietro un Marshall testata/cassa, come per suonare BB King un buon fenderone non teme concorrenza.
Per il resto (praticamente l'80% della musica per chitarra) i processori digitali d'alta fascia ritengo siano ormai di una qualità talmente elevata che per percepire la differenza ad orecchio bisogna essere dei veri e propri Nerd del suono... senza considerare tutte le altre comodità che un sistema "all-in-one" garantisce in un unico aggeggio: tuner integrato, millemila possibilità di connessioni (non ultime quelle wi-fi e bluetooth), utilizzo di un unico pedale d'espressione (generalmente i più ingombranti in valigetta) per mille funzioni, un'unica fonte di alimentazione elettrica, ecc. ecc. ...
Rispondi
di barrett84 [user #49122]
commento del 08/03/2022 ore 11:15:52
Ciao,
nel mio caso, ad esempio, non saprei cosa farmene delle infinite possibilità e combinazioni che si possono ottenere da una macchina come questa. Non solo non mi servono ma probabilmente passerei anche moltissimo tempo a giocare con tutti i parametri finendo poi per perdermi e sottraendo del tempo prezioso (anzi preziosissimo visto che tra casa, lavoro, famiglia, ecc,il tempo è davvero pochissimo) al suonare. Ho quindi optato per una strumentazione abbastanza minimale che non mi distragga dallo strumento e al contempo abbia quel suono lì che ho in testa: una testata valvolare monocanale con 4 potenziometri in croce e 3 pedali, un echo, un tremolo e un fuzz. Fine.
Sinceramente, queste macchine digitali le vedo bene per professionisti o comunque appassionati che hanno esigenza di avere un universo di possibilità sonore da portarsi ovunque e che hanno il tempo (e l'attitudine) di gestire questa enorme mole di opportunità.
Per come sono fatto io, non fa per me.
Rispondi
di saverio21 [user #20612]
commento del 08/03/2022 ore 12:16:4
Ma certo, se quello è ciò che ti serve, non sarò certo io a dare giudizi negativi, per carità! il mio era un discorsopiù a lungo raggio su quali siano le necessità del chitarrista medio che, professionista o dilettante come me, comunque ha "una vita" più o meno impegnativa su e giù dai palchi e deve affrontare le varie esigenze che il palco e la sala prove impongono! anch'io ho avuto la fase chitarra, pedaliera "astronave", ampli valvolare... poi la mia esperienza musicale/di vita mi ha portato a ridurre e minimizzzare tutto e, dal mio punto di vista, le pedaliere digitali di alta fascia coprono tutte le necessità che mi servono e che potenzialmente potrebbero servire all'80% di chitarristi di cui sopra... poi, oguno è libero di utilizzare ciò che più gli aggrada, possibilmente senza porsi nei panni dei "talebani" (categoria a cui al momento mi sembra non appartiene nessuno degli scriventi in questo topic) nel commentare le scelte altrui! buona musica a tutti, qualunque siano i "giocattoli" cui affidiamo il nostro tempo libero ;)
Rispondi
di barrett84 [user #49122]
commento del 08/03/2022 ore 14:41:10
Ma infatti per me hai assolutamente ragione, anzi, mi pare di capire che in fondo abbiamo fatto lo stesso percorso di snellimento attrezzatura, solo che io alla fine sono rimasto sul classico invece di approdare al digitale. Sono partito con testata da 100w, cassa 4x12 e pedaliera da almeno una dozzina di pedali, un incubo a ripensarci! Poi dopo 10 anni così ho avuto un attacco di minimalismo acuto e ho venduto tutto, ricomponendo il mio rig con poche cose realmente necessarie, di qualità e soprattutto usabili e facilmente trasportabili.
Riconoscendomi nella fattispecie, facevo solo un esempio pratico del chitarrista tipo che ancora potrebbe preferire una configurazione all'antica, giusto per dire che per quanto mi riguarda pedali e ampli valvolari avranno ancora parecchi anni di mercato davanti prima di essere soppiantati del tutto dal digitale (se mai accadrà).
Detto questo, nonostante il mio amore per la tradizione analogica vada anche oltre la mera questione sonora, se io fossi un chitarrista come lo hai descritto perfettamente tu, professionista o dilettante che ha "una vita" più o meno impegnativa su e giù dai palchi e deve affrontare le varie esigenze che il palco e la sala prove impongono, allora credo che non esiterei a entrare anche io nel mondo del digitale, qualora le esigenze lo richiedessero e senza pregiudizi da innamorato dell'analogico.
Ciao!
Rispondi
di 5maggio2001 [user #36501]
commento del 08/03/2022 ore 16:40:44
premesso che sono opinioni e ognuno la pensa assolutamente come vuole,
mi chiedo, se tu non fossi un professionista ma diciamo un buon chitarrista che fa un po' di live, useresti la tua strumentazione a casa, alle prove ed a qualche live in ambienti non troppo grandi.
A CASA: se sei ricco e hai il villone (sono contento per te :) ) altrimenti è difficile poter spingere l'amplificatore quanto basta, pure se usi un attenuatore tipo OX, con HELIX invece ti piazzi monitor o cuffie e tiri fuori il segnale perfetto, inoltre è una scheda audio quindi se vuoi gemmare o registrare ecc.. è tutto collegato al tuo PC/sistema.

PROVE: di solito non ci sono gli spazi o gli ambienti per alzare l'amplificatore, microfonarlo, metterlo nell'impianto e capire davvero che suono viene fuori in generale come band (inoltre lo sbatti di portarsi le cose).

LIVE: microfonare l'ampli, inserirlo bene nel mix della band, gestire le spie ed i rumori del palco ecc..ecc... è veramente difficile rispetto ad usare una pedaliera digitale.

Inoltre abbiamo tutti un po' di GAS e AAS, quindi avere qualche ampli o pedale in più secondo me è fantastico (anche se poi uso sempre quei 3)

Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 09/03/2022 ore 15:05:32
Se fosse così come dici tu un semplice Helix Stomp da 500 euro avrebbe completamente soppiantato tutto il resto. E' comodo, piccolo, economico. Allora tutti i chitarristi che comprano un Fender o un Marshall da 2000 euro sono scemi?

Di fatto non è così. E lo dico da ex possessore di Helix. Per le tue esigenze è fantastico, per altri musicisti è meglio l'ampli anche se pesa, ingombra e costa di più.

Piccola postilla: quando elenchi l'uso della strumentazione a casa, nelle prove e nei live, faccio presente che è dagli anni '50 che si fanno queste cose senza il digitale.
Però se a te va bene l'Helix sei fortunato.
Rispondi
di 5maggio2001 [user #36501]
commento del 10/03/2022 ore 12:13:51
è la mia opinione, ci si confronta su questo sito, non penso assolutamente che gli altri chitarristi siano scemi.
Credo che con un fender o un marshall da 2000 euro quindi tanti W, probabilmente visto il mondo di oggi che non è quello degli anni 50 o 60 o 70 o 80 (ricordo negli anni 90 i pub vicino a me avevano palchi che oggi sono grandi come i locali dove si suona...) questi chitarristi fanno fatica e non sfruttano i loro ampli e non danno una buona qualità di ascolto al pubblico o ai loro compagni di band.

poi se vuoi essere più costruttivo bene, altrimenti non rispondermi per favore
Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 10/03/2022 ore 13:37:48
Io spero sempre di essere costruttivo, non replico per polemizzare. Anzi credo che il dialogo e il confronto servano tantissimo.

Ciò detto, tu scrivi: "Credo che con un fender o un marshall da 2000 euro quindi tanti W" , ma il costo di un ampli non è legato alla quantità di watt. Ci sono ampli che costano 3000 euro ed hanno 22 watt.

Ma a parte questo aspetto, il punto è sempre cosa ti serve, come e in che modo lo vuoi sentire. Io sono abituato a suonare con l'ampli a due metri da me (in live, in sala prove e in studio) e in questo momento nessuna macchina digitale mi da lo stesso suono in quelle condizioni. Ci ho sperato, ma non è così.
Se fossi abituato a suonare nella regia dello studio avrebbe senso prendere un Kemper o un Helix, tenuto conto del fatto che comunque, per quella che è la mia esperienza (leggi: per il suono che cerco), un Helix ascoltato tramite due ottimi monitor comunque non suona come l'ampli che simula (e ho fatto confronti diretti - la differenza era notevolissima).

Per quanto riguarda le prove e l'aspetto live, ho fatto un calcolo semplicissimo: un Helix (o un Kemper ancora di più) più una cassa FRFR hanno un costo di molto superiore a quello di un buon ampli standard - ad esempio un Fender Deluxe Reverb non custom, un AC30, un Marshall Studio Vintage etc etc. Inoltre devi comunque trasportare la FRFR e l'Helix o il Kemper, non li metti in tasca, a meno di suonare con i monitor del palco che ti capita (da non consigliare a nessuno, se capita un monitor scadente avrai un suono scadente perché non c'è l'ampli dietro che si fa sentire).

Infine, almeno per quanto riguarda l'Helix, semplicemente non ha la stessa dinamica, la stessa pasta degli ampli che simula.
E se lo facesse non costerebbe 1400 euro o 500 euro (nella versione stomp). Se avesse veramente il suono di tutti gli ampli che simula potrebbe costare tranquillamente il triplo e sarebbe una spesa giustificata. E' un 'ottima approssimazione, ma qualcosa manca.

Però anch'io spero che tra 3 anni esca una roba che suoni davvero come un ampli (o meglio).
Rispondi
di 5maggio2001 [user #36501]
commento del 25/03/2022 ore 12:46:5
non puoi confrontare l'amplificatore dietro di te con un Modeler, devi saper microfonare l'ampli,
cosa veramente difficile, anche perchè servono + microfoni per fare una cosa fatta bene.

Se suoni con il gruppo o live, nel 99% dei casi il modeler aiuta ad avere un suono infinitamente più bello nell'impianto rispetto ad un ampli.

Tieni anche conto che per fare un bel suono la cosa migliore è il triamping,
cosa che con il digitale fai gratis, mentre con l'analogico è pressoché impossibile,
lasciamo stare poi il fatto di suonare in stereo che rende tutto in modo incredibile ma li si dipende anche dall'impianto.

Sento tantissima gente con suon inascoltabili perchè non sa microfonare, il problema è quello, è molto molto difficile; poi ripeto, se una persona suona da sola in camera sua ci sta che abbia l'ampli ad un basso vattaggio per carità.

Ultimo ma non ultimo, quando dici:
"un Helix (o un Kemper ancora di più) più una cassa FRFR hanno un costo di molto superiore a quello di un buon ampli standard "
peccato che in Helix hai dentro 100 ampli e 500 pedali e le IR che vuoi......
Rispondi
di Lc7825 [user #50097]
commento del 09/03/2022 ore 10:07:34
Ho letto "zero latency"e mi sono fermato. Si può parlare di "zero latency" quando si tratta di conversione AD/DA?
Rispondi
di saverio21 [user #20612]
commento del 09/03/2022 ore 12:24:50
se la latenza (ammesso che ci sia) non è un problema per i tanti professionisti che usano queste macchine dal vivo e in studio credo che lo sia ancor meno per noi poveri mortali ;)
Rispondi
di Lc7825 [user #50097]
commento del 09/03/2022 ore 15:15:34
Ciao Saverio, perché scrivi "ammesso che ci sia"? Sei a conoscenza di pedaliere modeling digitale per chitarra che hanno zero latenza? Zero latenza significa o restare nel mondo analogico o utilizzare una catena "analog dry through" (Strymon o Boss in molti dei loro prodotti l'hanno)
Rispondi
di saverio21 [user #20612]
commento del 09/03/2022 ore 15:45:32
E' vero, più che "ammesso che ci sia" avrei dovuto scrivere "ammesso che sia percepibile", il che cambia i termini ma non la sostanza del discorso: fermo restando che ognuno deve suonare con ciò che più gli aggrada, rimango dell'opinione che se questi aggeggi vanno bene per i professionisti - anche per chi per una vita ha girato il mondo con vagonate di pedali e attrezzature rack (nel 2013, quindi già 9 anni fa, vidi gli Yes in concerto a Milano e Steve Howe suonava con una Line6 pod HD500) -, per noi poveri dilettanti o, al più, mestieranti che con la musica arrotondano altri e più cospicui introiti, soffermarci e fossilizzarci su un millisecondo di latenza (impercettibile su macchine di un certo livello ma ormai anche su quelle di prezzo medio-basso) mi sa un po' da discorso da nerd (e come tale non sbaglaito ma solo eccessivamente puntiglioso)! poi, per carità, capisco e condivido pure chi, facendone della musica una passione necessaria per "estranearsi" un po' dalle vicende "spicciole" della vita, si incaponisce sul particolare relativo alla strumentazione (dal millisecondo di latenza dell'effetto alla verniciatura della chitarra, passando per i giri che la corda deve fare intorno al pirolo e sull'influenza timbrica che ha il 22° tasto su una strato o una tele), ma incaponirsi a sparare sempre addosso al digitale lo trovo un po' "fuori mod"a ormai... no, perchè se iniziamo a parlare di particolari timbrici, rogne e problematiche relative alle apparecchiatura analogiche mi sa che il discorso poi non finisce più!!!!!!!
Quello che voglio dire, in sintesi, è che ormai (e non "ormai" da adesso, ma "ormai" da almeno un decennio) i multieffetti digitali (soprattutto quelli d'alta fascia) hanno raggiunto un livello di "credibilità" e affidabilità che non ha più senso girarsi dall'altra parte al loro cospetto: ciò non vuol dire necessariamente che bisogna scegliere per forza il digitale - assolutamente, viva il libero arbitrio - ma che forse bisognerebbe soffermarsi un po' meno su quelli che obbiettivamente sono "non problemi" come, appunto, la latenza impercettibile di questi apparecchi! buona musica ;)
Rispondi
di Lc7825 [user #50097]
commento del 09/03/2022 ore 16:06:29
Grazie Saverio per la risposta, condivido in pieno quello che hai scritto. Io sono un fautore nonché utilizzatore del digitale fin dalla prima ora ( Pod 1, 2, HD500, helix stomp e ora Boss GT1000). In effetti il mio è un po' un discorso da Nerd, però è mosso da un principio di trasparenza e correttezza nei confronti del cliente/chitarrista. Il mio Strymon Timeline ha zero latenza, la mia Boss GT1000 (pur essendo molto più veloce della Helix) ha una latenza. Queste cose vanno dette e specificate altrimenti si vanificano gli sforzi di alcuni produttori tipo MOTU o Antelope o Universal Audio che fanno di tutto per ridurre la latenza delle loro schede audio. Consiglio a chi fosse interessato ad effettuare delle prove con la propria DAW e schede audio differenti e sentire la voce attraverso monitor In oppure no: pochi millisecondi di latenza in piu sembrano un'eternità.
Rispondi
di BEGNY [user #51884]
commento del 11/03/2022 ore 21:39:25
Personalmente ho avuto modo di provare sia Fractal che Kemper ed Helix e non sono riuscito a trovare la dinamica che si trova con l'utilizzo di buon amplificatore. Questo in particolare vale per il Blues dove la dinamica influenza il piacere nel sentire lo strumento e ne condiziona l'esibizione. In particolare tecnicamente trovo differenza nei Pull Off ed Hammer on e nei legati come se la macchina avesse difficoltà a decodificare correttamente quella sequenza di Suoni. Ho l'impressione inoltre che i digitale stravolga il sustain naturale dello strumento. Trovo un buon compromesso nell'utilizzare a monte del modeler compressore, overdrive e distorsore analogici in modo da avere un suono di partenza piu naturale e comunque Stereo e sfruttare i delay e reverberi digitali che nelle macchine moderne sono di alta qualità. Personalmente non parlerei piu di scelta tra analogico e digitale anche perché un suono analogico con a fine catena un delay tc 2290 è comunque un suono digitalizzato. Bisognerebbe far convivere i pro di tutti e due i sistemi. Non sottovaluterei inoltre il fatto che il cabinet ed una microfonazione adeguata influenzano pesantemente il risultato del suono e nei modeler gli impulse response realizzati tra l'altro dagli stessi produttori dei coni sono di alta qualità ed incredibilmente realistici.
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