Il , infatti, è la sintesi di quattro diversi preamp (con possibilità di routing pressoché infinite) racchiusi in un unico pedale che, per quanto importante nelle dimensioni, garantisce un formato pedalboard friendly. La gamma delle sfumature sonore offerte è pressoché totale: ci sono i puliti trasparenti che ci si aspetterebbe dal miglior outboard da studio, overdrive versatili e plasmabili e la possibilità di spingersi fino alle distorsioni più azzardate. Importante quanto promesso da Jad & Freer nella sua presentazione: nel suo apporto sonoro, il CAPO si prefigge di mantenere integra tutta la gamma dinamica e l’intero spettro naturale di frequenze dello strumento.
Ci siamo fatti raccontare il CAPO da , bassista versatile e creativo, in vista nella scena jazz rock internazionale più alternative e sperimentale. Andrea ha contribuito attivamente alla progettazione del CAPO.
Il CAPO è descritto come uno “studio-in-a-box”. Ci aiuti a capire perché questa definizione e perché accostarlo ad un pedale tradizionale potrebbe essere limitativo?
Il Capo racchiude, in forma compatta, quattro differenti circuiti di pre-amplificazione, due DI, EQ e due send-return per diverse possibilità di routing, quindi è molto di più di un semplice pedale. Inoltre è progettato anche in base alle esigenze dello studio di registrazione, dove è norma prendere due segnali, uno pulito dopo il basso, e uno alla fine della catena.
Chi sono i bassisti coinvolti assieme a te nella progettazione di questo pedale? Qual è stato il contributo tecnico e creativo di ciascuno?
Jè una ditta famigliare composta essenzialmente da due persone: Mauro e Giada, la coppia da cui prende il nome l'azienda. Loro hanno avuto l'idea di selezionare un gruppo di ricerca e sviluppo, formato da tre musicisti, per l'ideazione, lo sviluppo e i test di prodotti specifici. Ne faccio parte insieme a Nicola "Nik" Mazzucconi e Mattia "Scara" Scarabottolo. Oltre ad essere esperti musicisti si distinguono il primo per l'orecchio sensibilissimo e il secondo per l'intuito e la vasta conoscenza dei prodotti e del mercato, io credo di essere un collante tra i due.
Spiegami come tu utilizzi Capo da due prospettive: la prima è l’utilizzo in studio…
Entro nell'input direttamente con lo strumento e prelevo subito un segnale pulito dalla prima DI, poi metto nel primo loop di effetti tutti i pedali che voglio prima delle saturazioni, ovvero i pedali di sub e pitch shifting, compressore e altre distorsioni. Nel secondo loop metto le modulazioni e i delay, che invece voglio dopo le saturazioni, quindi mando al banco un altro segnale dalla seconda DI. Eventualmente posso collegarmi anche all'ampli e riprendere un terzo segnale con un microfono.
La seconda è l’interazione del Capo con la tua pedaliera…
L'approccio del posizionamento è simile allo studio di registrazione, le possibilità di routing sono molte e in grado di venire incontro a diversi utilizzi. Ad esempio si può linkare il secondo loop effetti allo switch dell'A SIDE del capo, in modo da accendere e spegnere una serie di pedali contemporaneamente, magari mentre il B SIDE è acceso. Il pedale ha anche un filtro passa basse per tagliare le frequenze altissime quando si manda il segnale ad un PA, ad esempio. Da un punto di vista puramente timbrico trovo che passare attraverso il CAPO, anche solo con una saturazione molto leggera, migliori il suono di tutti i pedali che ci passano attraverso, come ogni bel preamp dovrebbe fare.
Fermo restando che la volontà del Capo sia quella di offrire una soluzione il più ampia e versatile possibilità, esiste – secondo te – un identikit di bassista che sia l’utilizzatore ideale di questo effetto?
Tra i valori di JAD FREER AUDIO c'è sicuramente quello di rispettare i suoni della tradizione, quelli che hanno fatto la storia del nostro strumento. Per questo il CAPO è un pedale totalmente analogico, costruito a mano in uno chassis di ferro e alluminio in grado di resistere alle sollecitazioni dei live. A questo aggiungiamo le migliori innovazioni tecnologiche in grado di facilitare la gestione analogica del suono. Chiunque si riconosca in questi valori potrà apprezzare la nostra opera.
che il Capo si presta anche ad un utilizzo su Synth e Chitarre…
Il CAPO parte dall'esigenza di ottenere delle saturazioni full range, senza perdere estremi di frequenza e mantenendo la dinamica e il carattere dello strumento. Tutte caratteristiche molto difficili da riscontrare nei prodotti in commercio. Per questo ci siamo accorti che il risultato finale suona benissimo su qualsiasi sorgente monofonica. Non solo synth e chitarra ma anche la batteria e la voce. Spesso in studio si utilizzano plugin di saturazione per dare della distorsione parallela ai suoni, il CAPO è eccellente in questo utilizzo.
Ecco il video ufficiale dell'azienda che presenta il CAPO in azione con i tre bassisti che hanno lavorato a questo progetto.
Tre personalità musicali molto differenti che questo pedale è riuscito a mettere d'accordo.
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