Tra i capostipiti del linguaggio djent, i Periphery hanno avuto l’arduo compito di definire il sound di un movimento stilistico incentrato su un concetto unico di intendere la chitarra. Il djent porta all’estremo il range dello strumento, spingendolo verso il basso fino ad accavallarsi con prepotenza ai territori normalmente affidati al basso il quale, di conseguenza, va ancora oltre.
Per un bassista, risultare intelligibile su note così gravi, muoversi insieme a chitarre ribassate senza impastare con le loro distorsioni e - per di più - aggiungendoci una saturazione abbondante di proprio, è una vera sfida. Un lavoro del genere non può prescindere dalla ricerca su una strumentazione adeguata, che non necessariamente esiste sul mercato e va quindi messa a punto in un lungo processo di trial and error.
Così si concretizza il percorso di Adam “Nolly” Getgood, che intorno alle firme di Dingwall e Darkglass ha costruito un sound signature dalla forte identità, capace di fare scuola nei territori hi-gain più spinti ma che rivela una flessibilità inaspettata.
Insieme a Dingwall, Nolly ha creato un basso che nasce nel metal duro, pensato per affondare nei range gravi del djent, ma che inaspettatamente trova i favori di bassisti esperti negli stili più disparati, dal virtuosismo prog di Tony Levin al soul dei Boyz II Men tra le mani di William Shively.
Abbiamo incontrato Adam insieme a Sheldon Dingwall, creatore dello strumento che ha ormai dato il via a un’intera serie a suo nome, per conoscerne risvolti stilistici, costruttivi e l’evoluzione che lo ha portato alla sua forma attuale.
Nel progetto di Sheldon Dingwall, il basso sfrutta legni quanto mai tradizionali con una nutrita serie di accorgimenti assai distintivi, dai più evidenti come una tastiera “a ventaglio” fino ai tratti cesellati come la combinazione di tre pickup commutabili da un selettore a quattro posizioni.
Il body, nelle forme ultra-moderne di un double-cut asimmetrico dal corno pronunciato e dal contour importante, è realizzato in ontano. Il manico è avvitato ed è in acero, costituito da cinque pezzi con rinforzi in grafite per una stabilità eccezionale.
Sopra ci si posano 24 tasti fanned su un raggio da 9,45 pollici, con un diapason lungo ideale per garantire una buona tensione delle corde anche sui range più bassi, per il modello a quattro corde quanto per quelli a cinque o a sei.
Per tutti, Dingwall ha messo a punto insieme a Hipshot un set di meccaniche alleggerite, con struttura aperta sul retro, e vi ha abbinato un caratteristico ponte a sellette singole, fondamentale per accomodare la natura multiscala del modello, ormai vera e propria firma identitaria per Dingwall.
Sul battipenna in stile fibra di carbonio ispirato al mondo delle auto da corsa - come smaccatamente da corsa è anche la suonabilità dello strumento - siedono tre pickup Dingwall FD3n con magneti al neodimio abbinati a un preamplificatore Darkglass Tone Capsule, con possibilità di funzionamento sia come basso attivo, sia passivo.
A controllarli c’è un volume master, con equalizzazione a tre bande e un selettore Quad-Tone. Questo consiste in un cursore rotativo con cui azionare il pickup al ponte, il ponte insieme al centrale per ammiccare alla scuola Music Man, il ponte e il manico insieme per avvicinarsi al mondo Jazz Bass o solo il pickup al manico.
Sotto le dita si ha un mondo di suoni che non si fatica a comprendere quanto possano far gola a bassisti di diverse estrazioni stilistiche, purché siano musicisti aperti alle novità, attenti al comfort e veri fanatici della purezza sonora.
Sul sito Dingwall, il basso NG di Adam “Nolly” Getgood è illustrato nel dettaglio , e in Italia è disponibile con la distribuzione di . |