Ci risiamo. Ci risiamo con la GAS sotto Natale, e con la Jackson.
Non so quante ne ho avute, fra acquistate, cedute o scambiate, pre e post Fender, con un ovvio e non raro pentimento (Soloist Professional MIJ Custom anni '90 ..) per chi è malato di chitarre. Una dozzina di sicuro e di tutti gli shape possibili, ma tant'è, tutte non è possibile tenerle (per un abitante d'appartamento con prole e consorte).
Così ho ceduto una PRS USA S2 Singlecut presa frettolosamente usata e venduta altrettanto dopo pochi mesi per lei, un'altra Jackson, passando da un'americana classica di un brand eccezionale ma con il quale non è mai scattato il feeling nonostante la qualità e la comodità a una chitarra di importazione (Indonesia) dal costo comunque importante (sul nuovo intorno ai mille euro): Jackson Soloist 2, la signature del chitarrista Mick Thomson.
Non sono mai stato un fanatico degli Slipknot, pur apprezzandone diverse canzoni e avendo comunque due album e col terzo in arrivo in formato fisico (l'ultimo The End So Far che a mio parere ha il merito di aver fatto il passo oltre, aprendo la strada alla band in viaggi metal e rock "per più stagioni"). Ma la chitarra di Thomson mi ha sempre dato qualcosa in termini di comfort e suono e ricordavo sempre l'Ibanez MTM, venduta anch'essa troppo frettolosamente anni fa per finanziare altra chitarra, e vederla adesso sotto il marchio Jackson mi ha stuzzicato, e tanto.
Così dopo che il tarlo di questa SL2 mi ha tartassato per qualche settimana e mi ha costretto a vendere la PRS di cui sopra, torno in quel di Scandicci (FI) in negozio dopo averla vista appesa, con ammiccamenti sconci, tempo prima.
Conoscevo già i pickup signature attivi di Mick, made in Seymour Duncan, la loro suonabilità anche in ambito più pulito, dal pickup al ponte ceramico a quello al manico alnico 5, e così come spesso mi capita in negozio approccio la chitarra da spenta, per sentirne solo vibrazioni e feeling.
E su questo aspetto risulta come mi aspettavo: comoda, risuonante, con manico per me come per Thomson stracomodo (nonostante ami quelli non verniciati e satinati) piatto e con l'ebano sotto le dita che non tradisce.
Il ponte poi... un hardtail che copia il Floyd e che apprezzo per l'inscordabilità e la trasmissione delle vibrazioni in questa Soloist neck-thru.
Nonostante il prezzo altino noto una piccolissima imperfezione sulla verniciatura (binding fra manico e corpo) che purtroppo nella serie Pro, (anche rispetto alla serie entry level, la JS32 come la e che consiglio, best buy, venduta poi per dei Fender Fat 50 Custom Shop messi alla mia Stratocaster), lascia qualcosa da commentare, e navigando in internet è capitato anche ad altri. Detto questo, la chitarra è eccezionale.
Sulla carta ha il neo di non aver la custodia, che mi obbligherà ad altro acquisto brandizzato e solo per il valore affettivo.
Così torno ovviamente a casa con Lei. Obbligatorio il setup, drop D, Ernie Ball .010, lemonoil sulla tastiera (assetata), regolato ulteriormente il manico e messa placchetta allegata del copri truss-rod con la firma di Mick (viene venduta senza la placca installata) e che non potevo vedere senza.
Vale la cifra che chiede questa Jackson?
A mio parere sì, è una super-Strat completa nonostante il solo volume (!) grazie ai suoi pickup che sanno dare dolcezza e morbidezza (rispetto ai canonici EMG) ma, giocando con il volume, anche e soprattutto incaxxatura metal moderno, alla bisogna. E poi è comoda e, per me, bellissima.
Farà così adesso compagnia all'altra Jackson Dinky di casa, HSS, che si rivolge al rock e metal anni '80 e alle due Fender più classicone e meno tamarre.
W il Natale... W le Jackson! |