di redazione [user #116] - pubblicato il 21 dicembre 2022 ore 07:30
Jerry Reed non è popolare come tanti altri giganti della chitarra. Eppure tra musicisti, appassionati e addetti ai lavori - insomma tra chi ne sa e ne capisce - è considerato un chitarrista essenziale del novecento. Se non altro per la sua influenza come compositore e i tratti innovativi della sua tecnica chitarristica.
Un nostro amico, ce l'ha fatto tornare in mente, accennando la sua celeberrima "The Claw" durante una giornata di riprese in studio. E ci è venuta voglia di ricordarlo e, soprattutto, farlo scoprire a chi non lo conosce.
Succede che sei in studio e il buon Mario Aubry (talentuoso chitarrista napoletano, fuoriclasse del blues) mentre è sotto torchio per il test di una semiacustica Guild, cattura l'attenzione di tutti con un pezzo folgorante. Te lo godi, tanto che quell'esecuzione di "The Claw" ti fa venire voglia di rispolverare discografia e storia dell'autore, Jerry Reed. Ed è un attimo andare a spulcare tra le outtake della giornata, recuperare quella schitarrata di Aubry e postarla qui. Un ottimo prestesto per scrivere un articolo che ricordi Jerry "Guitar Man" Reed un vero eroe della chitarra.
Intanto, per raccontare Jerry Reed è bene partire dal fatto che ricordarlo solo come chitarrista è riduttivo: era un cantante country che agli inizi degli anni '70 conquista i primi posti delle classifiche americane con pezzi come "When You Are Hot, You Are Hot" (1971) o "Lord Mr. Ford" (1973). Merito di una grande verve compositiva che fece sì che Elvis Presley, nel 1968, incidesse la cover di ben suoi due brani, "U.S. Male" e "Guitar Man", pubblicati solo una anno prima. "Guitar Man", in particolare, contribuisce a fare di Reed una sorta di beniamino dei chitarristi: il testo infatti, sul piglio brioso del groove, racconta le disavventure di un guitar man che non si arrende e insegue il suo sogno: “Hopin' I could make myself a dollar, Makin' music on my guitar".
Inoltre Jerry Reed - che era un bel ragazzo ma con la faccia da mascalzone - lavorava anche come attore: finisce per recitare persino con Burt Reynolds in "Smokey And The Bandit" del 1977 e comparendo come ospite in una manciata di episodi della sitcom "Alice", popolarissima negli anni '80.
Con queste premesse, è facile intuire perchè su Jerry Reed aleggi l'aurea della leggenda. Perchè oltre a queste cose, chitarra alla mano, era sensazionale! Un innovatore in primo luogo: tanto per le impressionanti doti tecniche da funambolo; tanto per una profonda conoscenza armonica dello strumento che sfociava in soluzioni stilistiche e musicali mai banali o scontate.
Il suo playing era una miscelaunica di ritmi sincopati e banjo roll; melodie contrappuntistiche a walking bass; il tutto combinato all'utilizzo di voicing chitarristici inediti con cui snocciolava accordi brillanti: fattori che, assieme, portavano ad una nuova dimensione delle esecuzioni di chitarra fingerstyle.
Nel ricordare Jerry Reed è fondamentale parlare di Chet Atkins, suo autentico mentore.
Reed lavorava come session man nello studio di Chet Atkins che lo prese sotto la sua ala diventandone il produttore artistico: non solo eseguì e registrò lui stesso molti dei pezzi scritti da Reed ma lo esortò a incidere la sua musica, consigliandolo e guidandolo. E così, grazie alla mano sulla spalla e ai suggerimenti di Chet Atkins (che è bene ricordare sia uno dei migliori chitarristi della storia) nel 1967 esce "The Unbelievable Guitar And Voice of Jerry Reed": una raccolta di grandi pezzi con delle parti chitarristiche al fulmicotone tra cui spicca "The Claw" uno strumentale folgorante, eseguito su una chitarraccia da quattro soldi Baldwin, con corde in nylon e pick up Prismatone.
Di questa chitarra, che Reed utilizzò in tanti dischi, il musicista diceva: "E' funky perchè ha l'action praticamente inesistente: le corde frustano sul manico ed esce questo suono particolare!"
In "The Claw" Jerry Reed ubriacava con la sua tecnica di thumbpick (mutuata dai suoi idoli, Merle Travis e la sua versione di "Cannonball Rag" su tutti) ma ancora più sensazionale era il sound pianistico che usciva dalla sua chitarra, ispirato a Ray Charles e lo stile di New Orleans.