Fabrizio De André è stato uno dei più grandi esponenti della musica italiana. Le sue ballate sono poesia, storie di vita vissuta e da vivere, immagini straordinarie di personaggi e vicende che senza il suo talento e la sua creatività nessuno avrebbe conosciuto.
Cafiero Pasquale. Marinella. L'impiegato. Piero. Miché. Andrea. Sally. Franziska. Nina. Prinçesa. Dolcenera. Sono solo alcuni dei tanti indimenticabili protagonisti di storie emozionanti, allegre o tristi, ma tutte ugualmente significative e istruttive, per chi ne sappia cogliere il senso profondo.
Milano, piazza Stuparich, 17 Novembre 1975. Dopo una coda infinita ho conquistato un posto in prima fila al Palalido, dove Fabrizio De André si esibirà dal vivo per la prima volta a Milano nell'ambito del suo primo tour, cominciato il 15 Marzo alla Bussola di Viareggio. Non aveva mai voluto fare concerti («io so scrivere canzoni, non so fare spettacoli»), ma alla fine due suoi grandi amici, Mina e Marco Ferreri, lo avevano convinto.
Con le canzoni di Fabrizio (sul 45 giri La guerra di Piero si presenta solo con il nome di battesimo) avevo imparato a suonare la chitarra. Per almeno un quarto di secolo la sua musica è stata una componente essenziale della colonna sonora della mia vita. Al punto da farmi regalare dai genitori la Hofner a forma di liuto per la promozione di terza media.
Insomma, sono lì in prima fila al Palalido, completamente ubriaco per la visione del mio idolo (fino a quel momento intravisto per pochi istanti in televisione) quando la musica si ferma, all'improvviso. Fabrizio si alza dalla sedia e dice: «Amici, ci dicono che dobbiamo uscire da qui. Per favore, con calma, dirigetevi tutti verso la porta più vicina e uscite. Poi ricominciamo appena si può.» Il maledetto allarme bomba, così frequente negli Anni di Piombo, aveva interrotto il concerto.
Mi alzo e resto lì, gli occhi fissi su di lui. Tutti escono, ma io mi dico che finché lui non esce, non esco neanche io. Se esplode De André esploderò con lui.
A un certo punto il Palalido è vuoto. Restano un paio di tecnici con De André sul palco e il sottoscritto sotto il palco. De Andrè afferra la chitarra (che non era il liuto) e scende dai tre gradini centrali, proprio di fronte a me. Già allora le chitarre mi intrigavano (non come qualche anno dopo, ma non poco), quindi punto gli occhi sul suo strumento e mi accorgo che la cassa non è piatta, ma bombata. Lui si dirige verso l'uscita, lo affianco e mi faccio coraggio: «Scusi Fabrizio, ma che chitarra è quella? Perché è tonda?»
<accento ligure ON>«Questo è un po' un legnaccio, una chitarra americana che mi hanno dato da provare. Ha la cassa di plastica, ma non suona male e si amplifica senza il microfono, ha un pickup come le chitarre elettriche. Si chiama Ovation, l'unica scocciatura è che scivola e va per conto suo.» <accento ligure OFF>
Sto per chiedergli ancora qualcosa, qualunque cosa (NB: conoscevo a memoria TUTTE le sue canzoni) ma un tizio del servizio d'ordine la allontana bruscamente. Mezz'ora dopo sono di nuovo al mio posto e mi godo la fine di uno dei concerti più emozionanti della mia vita (e di concerti ne ho visti tanti, credimi).
Ho seguito Fabrizio De André per tutta la sua vita, ho sentito tutti i suoi concerti, ho consumato tutti i suoi dischi e ho deciso che per me (so che molti non sono d'accordo e preferiscono la sua produzione più recente) ha raggiunto il suo apice artistico con la trilogia dei concept album: "La Buona Novella", "Non al denaro, non all'amore, né al cielo" e "Storia di un impiegato".
Sarà che ero giovane, sarà che sono stati album dirompenti in un panorama musicale all'epoca conformista anche nell'anticonformismo, sarà che riguardano temi a me cari, ma colloco questi tre dischi nell'Olimpo musicale.
Ormai datati per arrangiamenti e produzione, pur attualizzati nelle successive versioni dal vivo, sono comunque lo specchio dell'epoca più intensa e creativa dell'artista ligure. Tre concept album che sono anche il momento di passaggio dalle storie brevi (Marinella, Miché, i pensionati e il professore della Città Vecchia) alle atmosfere più ricche e ai contenuti più articolati della produzione più recente.
PS In tante città c'è la "" l'11 gennaio.
📍Milano, Piazza del Duomo
(@cantatanarchicamilano_faber)
📍Roma, Terrazza del Pincio
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📍Bologna, Piazza Maggiore
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📍Torino, Piazzetta Reale
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📍Bari, Largo San Ferdinando
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📍Napoli, Piazza del Plebiscito
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📍 Catania, Piazza del Duomo
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📍Ferrara, Piazza del Municipio (@cantataanarchica.ferrara.faber)
📍Venezia, Piazza San Marco
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📍Palermo, Piazza San Francesco d'Assisi
📍 Firenze, Piazza Santissima Annunziata
📍Rimini, Piazza Cavour
📍Pescara, Circolo CFU
📍Vasto (CH), Via Adriatica
📍San Giovanni in Fiore (CS)
📍 Treviglio, Piazza Garibaldi |