di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 16 gennaio 2023 ore 17:05
Il chitarrista dei Rage Against The Machine duetta con la band romana nel nuovo singolo “Gossip” e, manco a dirlo, è subito polemica.
Dopo il topless di Victoria, anche Damiano compare nudo sui social. Stavolta è per annunciare l’uscita di un nuovo singolo. Accade giusto in tempo per riaccendere l’interesse del pubblico dopo quella volta in cui si è rasato a zero i capelli, e alla sua festa di compleanno la bassista non c’era. Oh cielo, che ci sarà dietro?
Ma che noia!
Per una volta, almeno, il tema torna a essere la musica.
Sono trascorsi due anni da quando la band romana, lanciata oltre i confini nazionali dalla vittoria a Sanremo, è divenuta internazionalmente sinonimo del rock made in Italy. Piaccia o meno, è così che i Måneskin sono visti all’estero. Se n’è già parlato tanto, anche su Accordo, ma nei mesi successivi al boom abbiamo nominato sempre con meno frequenza i Måneskin, non tanto perché ci abbia stancato la bella storia del gruppetto rock che dalle strade della capitale ora riempie gli stadi d’oltre Oceano, ma perché sempre più raramente le notizie riguardano la loro musica.
Ormai trangugiati dallo star system, ora i quattro tirano fuori un brano quanto mai puntuale. Il titolo è “Gossip”, ospite speciale: Tom Morello.
La ricetta è quella che, negli ultimi mesi, abbiamo imparato a conoscere bene: un riff essenziale ma azzeccato, ritmo incalzante, un testo non super impegnato ma che piace ai giovani in fase di protesta adolescenziale. Insomma, una canzone che si lascia ascoltare, non inventa niente di nuovo alle orecchie di un rocker consumato ma indubbiamente connota un preciso stile che i Måneskin hanno fatto proprio. Tanto di cappello per questo.
La produzione che c’è dietro è gigantesca, non c’è dubbio, ed è un orgoglio vedere tanti nomi italiani nei crediti di un videoclip così ben fatto in cui, tra l’altro, compare come ciliegina sulla torta un musicista leggendario.
In una condizione sana, gli appassionati italiani gioirebbero per un gruppo di connazionali giunti alla corte di uno dei chitarristi più influenti nel panorama rock alternative, e che allo stesso tempo guadagnano le copertine dei maggiori magazine generalisti. E invece no, ancora una volta i cori del web sono indignati, e ancora una volta l’attenzione cerca a tutti i costi di spostarsi dalla musica per criticare mosse commerciali, artisti venduti e identità tradite.
A sconvolgere i più è il ben noto impegno politico di Morello, che negli ultimi due decenni ha costruito la sua fama anche sull’integrità e sulla lotta al sistema. Come può, quindi, una figura del genere piegarsi a collaborazioni simili?
Forse nello stesso modo in cui è nata la Fender signature di Morello, o per tutti i RayBan a goccia venduti grazie a lui. Perché, tenetevi forte: è lavoro, e un featuring nel singolo di una band che ha persino aperto un concerto dei Rolling Stones non sarà una macchia sul curriculum di un già multimilionario artista politicamente attivo come Tom Morello.
Guardiamo la realtà per quella che è: i Måneskin piacciono a un sacco di gente, anche ai musicisti professionisti che piacciono a tutti noi. I detrattori invece sono quasi unicamente concentrati nel sottobosco di musicisti amatoriali e appassionati di rock, e quasi solo italiani (ci sono poi quelli che semplicemente li ignorano e si limitano ad ascoltare ciò che amano, loro hanno trovato lo zen).
Noi, insomma, siamo qui a scannarci e a scandalizzarci, intanto la chitarra elettrica è tornata in cima alle classifiche e una band italiana duetta con gli ultimi idoli ancora in vita. Questi sono i fatti.
Un fatto è anche che i Måneskin fanno tendenza, nel senso tecnico del termine. Basta dare un’occhiata su Google Trends per notare un picco d’interesse nelle ricerche per il nome “Tom Morello” a metà dicembre, proprio quando i Måneskin, in occasione della conclusione del tour americano, annunciano l’imminente collaborazione con l’artista. A livello mondiale, l’uscita del disco e del singolo il 13 gennaio ha comportato un’impennata istantanea per la stessa chiave di ricerca, ovviamente per lo più in Italia, ma anche in numerosi altri Paesi europei. Tutte persone che, per un motivo o per l’altro, dal 13 gennaio si sono chiesti chi fosse Morello, e magari ne hanno approfondito la storia.
Anche senza scomodare i numeri, è sotto gli occhi di tutti che una manovra simile riesca a puntare i riflettori - che solo temporaneamente - su temi e personaggi fino a quel momento riservati a una nicchia. Spuntano articoli sui quotidiani che spiegano al pubblico generalista chi sono i Rage Against The Machine, ed è difficile vedere qualcosa di brutto in questo, se non il malsano desiderio di sentirsi parte di un’elite di cui la massa ignora l’esistenza.
Con questo non si vuole dire che Tom Morello abbia bisogno dei Måneskin, ma il fatto che questi abbiano dato una spinta alla sua immagine agli occhi del grande pubblico è fuori discussione. È l’effetto “Ad Ogni Costo”, quando Vasco Rossi reinterpretava i Radiohead e i fan del rocker di Zocca scoprivano per la prima volta chi fosse Thom Yorke (talvolta con risvolti comici, con commenti sui social in cui si pensava che loro avessero copiato il suo brano, o che fossero un gruppetto emergente “scoperto” da Vasco…).
Comunque sia, il sottoscritto non riesce a vedere un aspetto negativo nella presenza di Tom Morello nell’ultimo album dei Måneskin. Quantomeno perché, prima di poter criticare le scelte artistiche e lavorative di un tale colosso, ne dovrei macinare di dive bomb e ne dovrei consumare di Whammy.
Ma non fermiamoci a lui e tiriamo in ballo qualche altro grande che, negli anni precedenti, ha “sconvolto” i puristi per collaborazioni inattese.
Tutti ricordano quella volta in cui Steve Vai strapazzò di chitarre stereo e contrappunti il brano “Dove C’è Musica” di Eros Ramazzotti.
E ancora, la spinta rock di Slash su “Gioca Con Me” di Vasco Rossi non può essere ignorata.
Di sicuro qualcuno storcerà il naso anche davanti a queste collaborazioni. Certo, collaborazioni pagate, perché - sorpresa sorpresa - parliamo di musicisti professionisti. Musicisti che però difficilmente manderebbero un’intera carriera alle ortiche mettendo la propria firma su un progetto in cui non credono solo per qualche soldo in più.
Chi ancora si indigna, invece, farebbe bene a cominciare a pensare che, forse, il problema è solo il suo.