di redazione [user #116] - pubblicato il 19 gennaio 2023 ore 11:30
In una sessione di registrazione, una ricetta per garantirsi buone possibilità di fare centro al primo colpo è che musicista coinvolto e produzione, studio o band che lo hanno assoldato, si forniscano varie opzioni di lavoro: per il musicista di file audio di riferimento su cui prepararsi; per la produzione di versioni da poter scegliere.
Torniamo in studio di registrazione con Enrico Sesselego, fonico attivo a livello internazionale tanto in ambito live, di studio che didattico. Enrico è da sempre un amico di Accordo e nei suoi articoli dispensa dritte, suggerimenti ed esperienze che possono rendere più fruttuosa e performante l'attività in studio.
"Cari amici, lasciatemi dire che, dopo 3 anni di assenza dovuta alla pandemia, è stato meraviglioso tornare in Giappone perchè nuovamente impegnato in un tour di masterclass tra Tokyo e Nagoya. Queste masterclass che avrebbero toccato tre delle scuole di audio più quotate: il NSM/TSM, il Toho Gakuen ed il Musicians Institute Tokyo.
Come mi è sempre capitato, le masterclass sono anche l'occasione per lavorare con artisti locali che mi coinvolgono per sessioni di registrazione in studio. Addirittura, spesso, vengo ingaggiato come “intermediario/responsabile audio” tra artisti con cui collaboro e musicisti turnisti dei paesi nei quali mi trovo a lavorare, insegnare.
Questa volta, ho avuto la possibilità di tornare a lavorare con un caro amico, Yuya Maeta, un batterista fenomenale che vi avevo già presentato su Accordo, grazie ad un 'intervista di qualche tempo fa.
Con Yuya avrei lavorato alla realizzazione di alcune tracce di batteria per una band indie italiana per la quale, per l'appunto, sarei stato l'“anello di congiunzione”.
La band che si chiama Evelyn Valancourt, cercava un batterista per il proprio EP in fase di completamento: serviva un batterista con una spiccata indole rock che fosse, al contempo, molto versatile e moderno. E che magari, cosa che non guasta, avesse un nome di respiro internazionale.
Sapendo che sarei dovuto a breve andare in Giappone la mia scelta è ricaduta, ovviamente, proprio su Yuya Maeta. Avendo già lavorato assieme diverse volte, sapevo sarebbe stato il batterista perfetto. Ha un'esperienza straordinaria, un nome che in Giappone e, sempre di più nella scena internazionale, non ha bisogno di presentazioni: oltre ad un passato glorioso con i Blue Man Group ed il suo endorsement con Sonor, “Maeta san” ha al suo attivo collaborazioni importanti con Marty Friedman, il fenomeno nipponico mondiale delle Babymetal e la relativa Kami Band di supporto.
Per lo studio, ci siamo rivolti a una struttura suggerita proprio da Yuya. Serviva uno spazio non troppo grande e dispersivo, estremamente fornito a livello di preamplificazione e dotato di uno spazio acusticamente corretto che ci desse una buona scelta di microfoni ed un buon set-up generale di convertitori e di monitoring. Il “Kicca Studio”, nel piacevole ed ambito quartiere Kichijoji di Tokyo, sarebbe stato perfetto!
Con mio grande piacere, visto che Antelope Audio è un brand al quale sono legato, ho notato che il cuore dello studio era un'interfaccia Discrete 8 di Antelope Audio. Questa scheda è una sorta di sorella "palestrata" della Discrete 4: infatti, rispetto al precedente modello, è espansa a 16 input grazie ad un cavo ottico.
In questo caso, la Discrete 8 è stata quindi usata esclusivamente per la conversione A/D (e per distribuzione cuffie), bypassando i preamp con accesso diretto ai in line-in.
La sessione è durata due ore scarse. Una registrazione durante la quale ProTools (questo il software utilizzato per registrare) ha comunicato egregiamente con l’interfaccia; inoltre, laddove mi servivano degli accorgimenti di ascolto più rapidi o una taratura più precisa degli ingressi line, la GUI (interfaccia grafica) dell’unità ha ancora una volta mostrato la sua completezza e facilità di impiego, user-friendly.
Una sessione di questo tipo è concettualmente semplice ed oramai all’ordine del giorno in molte produzioni.
Ma quello che vorrei mettere in evidenza e trasmette come dritta - soprattutto a chi sta ancora costruendo la propria esperienza - è quanto segue: trattandosi di un lavoro in cui non può esserci un'interazione diretta, in presenza tra musicista e band o produzione, il fatto che le due parti si forniscano più opzioni, da una parte per prepararsi, dall'altra da utilizzare agevolerà sensibilmente il lavoro, favorendo la possibilità di evitare richieste ulteriori.
Mi spiego; perchè per Yuya i tre brani da preparare fossero confortevoli da studiare, gli sono stati forniti in diverse maniere: un export integrale della canzone, il demo vero e proprio, completo di una batteria software di riferimento; ma anche una versione minus drums (quindi la canzone completa senza batteria) e persino una versione minus drums & vox, opzione che senza la parte di voce, permetteva di concentrarsi in maniera più accurata sulla parte strumentale e, in particolare, sul lavoro di riffing di basso e chitarra. Altro dettaglio non trascurabile, il fatto che a Yuya, di ogni pezzo, sia stato consegnato l'export audio vero e proprio del metronomo originale, in modo da evitare scarti - improbabili ma possibili - tra quest’ultimo ed il software di registrazione.
Yuya con altrettanta professionalità e flessibilità si è impegnato a registrare tre differenti versioni di ciascun brano: un'esecuzione straight forward, semplice e senza troppi fill, con il groove suggerito dalla stessa demo di lavoro; una versione media con integrazione di fill e soluzioni più ricercate sul rullo. Infine - fuoco alle polveri - la versione busy, più libera, intricata e arricchita da sue personali iniziative a livello batteristico.
Quello che in realtà potrebbe sembrare un eccesso di zelo e lavoro in più da entrambe le parti, è invece un investimento proprio sul preparare i brani in meno tempo, conseguire con certezza il risultato che si cerca, evitare ulteriori convocazioni in studio o improbabili accrocchi in editing per costruire soluzioni che semplicemente non sono state registrate.
Un modo di lavoro che, ovviamente, va considerato quando non è possibile - come ci si auspicherebbe sempre - lavorare, preparare e registrare i brani tutti assieme tra sala prove e studio. Alla prossima." (Enrico Sesselego)