Chitarrista, compositore di colonne sonore, persino pittore, Graham Coxon è un artista a tutto tondo. Ha contribuito a definire il sound del britpop insieme ai Blur e, dal 1998, ha mostrato una forte predisposizione al lavoro da solista, contando oggi all’attivo undici album di cui l’ultimo nel 2020.
Recente è la sua autobiografia “Verse, Chorus, Monster!” in cui racconta storie di vita e di musica, e in cui è possibile scovare alcune perle che sembrano scritte appositamente per un chitarrista.
In particolare, un aneddoto rivela qualcosa in più su un aspetto dello strumento, croce di moltissimi appassionati.
Graham è da sempre innamorato delle chitarre acustiche di piccole dimensioni, suonate in fingerstyle. All’epoca della storia, a seguito di un’esperienza disastrosa sul palco del Royal Festival Hall di Londra, aveva da poco rimpiazzato la sua vecchia Harmony Sovereign con una Martin OM28V nuova fiammante. La Orchestra Model ricalca tutti i canoni delle small-body d’annata, con cassa in palissandro, una spaziatura maggiore tra le corde e profilo vintage.
Era il 2005, e l’artista era stato invitato al concerto delle leggende del folk inglese Davy Graham e Bert Jansch. Li avrebbe incontrati nel backstage, e sarebbe stata un’occasione imperdibile per mostrare loro il suo nuovo acquisto, il primo davvero impegnativo sul piano economico per il cantautore.
Nel libro, ricorda: “Accordare una chitarra di fronte ai chitarristi che ammiri è umiliante, nel migliore dei casi, e non riuscivo in nessun modo ad accordare il Si”.
Il racconto continua: “Chiesi a Bert ‘Come si accorda una corda di Si?’ e lui ‘Non puoi’. Alzai lo sguardo aspettandomi un sorriso complice, ma aveva su una faccia da poker. Era vero o mi prendeva in giro? Non ne avevo idea e ridacchiai nervosamente. Mi calmai un po’, però, pensando che magari anche Bert Jansch litiga con l’accordatura di tanto in tanto”.
Il suo sembra un semplice episodio di colore, eppure forse nasconde la chiave per un quesito su cui molti chitarristi continuano a interrogarsi.
Quella del Si è spesso additata come una corda problematica da accordare. Non si tratta di una semplice questione meccanica, ma di vera e propria intonazione nell’utilizzo pratico dello strumento. Anche quando l’accordatore garantisce che si è perfettamente in tono, può accadere che qualcosa non funzioni durante l’esecuzione degli accordi. Una voce sembra emergere in maniera leggermente dissonante, irrimediabilmente.
Alcuni ricorderanno una durante le registrazioni di “Scar Tissue” e che lo youtuber Paul Davids aveva provato a razionalizzare. Il racconto di Graham sembra confermare la tesi o, quantomeno, fa pendere un po’ più la bilancia verso chi ha già deciso di andare oltre le indicazioni del proprio accordatore e affidarsi all’istinto e all’orecchio per individuare il giusto equilibrio al fine di migliorare la propria musica. Un equilibrio che, talvolta, può non avere precisi riscontri negli strumenti di misurazione e può variare di volta in volta, a seconda del contesto, di cosa si suona e, chissà, con chi si suona.
D’altra parte, anche Andrés Segovia doveva aver intuito qualcosa quando commentava: “Un chitarrista passa metà della sua vita ad accordare e l'altra metà a suonare uno strumento scordato”.
Forse, in casi simili, l’arte comincia quando si smette di litigare con la scienza. |