Qualcuno avvisi Damon Albarn: l’Omnichord sta per tornare!
di redazione [user #116] - pubblicato il 02 aprile 2023 ore 08:00
Una versione inedita del compositore digitale di ritmi e armonie Suzuki celebrerà i 70 anni dell’azienda: è l’ultima evoluzione dell’arma segreta dei Gorillaz, di Brian Eno e David Bowie.
Quando si pensa a un sintetizzatore, l’immaginario va subito a una tastiera da pianoforte capace di sparare fuori suoni di archi, fiati, o di oscillatori spremuti in filtri creativi. La musica elettronica in realtà è ben più variegata e il concetto di sintesi ha dato vita nel tempo a strumenti impossibili anche solo da pensare, altrimenti.
Uno tra i più originali si deve a Suzuki Musical Corporation.
Nata come fabbrica di armoniche a bocca nel lontano 1953, Suzuki si rende conto in fretta del potenziale offerto dal mercato in crescita di allora. È ancora un’azienda giovanissima quando decide di inserire in catalogo le diamoniche, che per il 1956 verranno adottate nelle scuole di tutto il Giappone per l’insegnamento primario della musica.
Suzuki produce oggi pianoforti, chitarre, batterie e impianti audio. Ma nella sua storia ci sono anche alcuni strumenti elettronici tanto curiosi quanto ricercati da un certo tipo di utenza sensibile alle sonorità dei synth della prima ora.
Tra questi, l’Omnichord è tornato di recente alla ribalta per la confessione di Damon Albarn circa la provenienza della musica su cui si basa la celebre hit dei Gorillaz “Clint Eastwood”.
La storia ha reso lo strumento altamente desiderato sul mercato dell’usato e, ora che l’azienda si appresta a celebrare i 70 anni di attività, non ci poteva essere occasione migliore per riportarlo in auge.
L’Omnichord tornerà in produzione per la fine del 2023, ma la sua forma finale è ancora un mistero.
Introdotto per la prima volta nel 1981 col nome di OM-27, l’apparecchio consentiva di comandare in tempo reale armonie di 27 accordi su quattro ottave sfruttando stili e ritmiche preimpostate nei generi del rock, waltz, latin e swing.
Appena tre anni più tardi il cervello elettronico cresce e gli accordi diventano 84 nel modello OM-84, che si arricchisce anche di funzioni approfondite quali una tastiera per creare melodie in chiave, la possibilità di trasporre brani e, per la prima volta, banchi di memoria per gli accordi.
La libreria di stili e suoni si amplia man mano che le edizioni si susseguono e la versione più celebre, la stessa usata da Damon, arriva nel 1996 col nome di OM-300.
I dispositivi digitali hanno fatto passi da gigante, e le possibilità sono ormai enormi. Suzuki lo sperimenta un’ultima volta col Qchord QC-1, ultima evoluzione dell’Omnichord introdotta nel 1999 con un’estetica riprogettata da zero, più ritmi e stili, e la possibilità di inserire cartucce di espansione.
Oltre vent’anni più tardi, il “compositore elettronico in scatola” è pronto a tornare. Non si sa ancora se il nuovo arrivo sarà un tributo a una precisa edizione del passato o se tenterà di portare avanti la tradizione dell’Omnichord con un modello inedito sotto ogni aspetto. Ciò che è certo è che le tecnologie oggi sono nettamente più avanzate rispetto a quelle con cui lo strumento si trovava a concorrere alla sua ultima apparizione, e le possibilità che vi si pongono dinnanzi sono davvero ampie.
Strumenti virtuali sempre più credibili, programmazione in remoto da computer e smartphone, l’intelligenza artificiale che avanza… possiamo solo immaginare cosa potrebbe fare un prodotto simile con basi di questo tipo.
Per il momento Suzuki non si sbottona a riguardo, ma nell’attesa delle celebrazioni ha riservato una pagina alla storia del suo Omnichord e promette aggiornamenti man mano che la data di rilascio si avvicina.