Venticinque banconote, venti da cinquanta e cinque da cento. Tante ne serbavo in tasca, in un rotolino protetto dalla mano ben stretta. Una cifra certo non esorbitante, ma non mi capita spesso di maneggiare contanti ed è forse anche per questo che me ne sto lì così, all'erta come un cane quando il padrone armeggia vicino alle sue ciotole. Sto impettito, di ottimo umore, in questo bel negozio di chitarre organizzato a pareti tematiche, una per ciascuno dei grandi marchi americani. Non ci vengo spesso, ci sono entrato due volte, una per curiosare brevemente e un'altra per comprare cose di poco conto, qualche pacchetto di corde e due magliette.
Stavolta invece sono qui per una missione importante, so perfettamente cosa voglio e ce l’ho proprio davanti al naso: è una Gibson Firebird Tobacco Burst. Il fatto di essere entrato in una band che suona southern - e soprattutto i Lynyrd - mi ha fatto vincere le ultime, flebili resistenze. 1.490 euro il costo dell'oggetto, con i dieci di resto comprerò una muta di Ernie Ball Super Slinky e un paio di plettri Dava Control, tornerò a casa con le tasche vuote e un desiderio realizzato in più: operazione win-win facile, nessuno si farà male. Ma non avevo fatto i conti con Lui, il commesso-fenomeno. Lui pare uscito dal set di "The rocker - Il Batterista Nudo": se fosse stato nel cast, comunque, avrebbe senz'altro rivestito un ruolo insignificante, e per interpretarlo non avrebbe dovuto sforzarsi.
Ma torniamo al qui e ora: il negozio è semivuoto, o meglio, me compreso i (potenziali) clienti sono tre, oltre a Lui e a un suo collega che sta sullo sfondo, perso dietro a bolle e fatture. Io indosso il sorriso d'ordinanza di colui che sta per togliersi un bello sfizio e, so che vi sembrerà strano, la Firebird non voglio nemmeno provarla. Amo l'oggetto e va bene così. Mi basta che qualcuno la stacchi dal muro, la metta nella sua custodia, riscuota il mio vil denaro e mi congedi. Invece Lui, anche se incrocia il mio sguardo mentre io ammicco cordiale, mi ignora e va da un altro cliente. Si conoscono, per un po' fanno gara a chi ne sa di più riguardo a una Custom Shop che arriverà in negozio non si sa bene quando. Il tempo scorre, l'argomento si sposta sulle vacanze, poi il tipo se ne va. Lui torna dietro il banco, con gli occhi bassi per evitare di essere intercettato da qualche seccatore, cioè da me. Dopo alcuni minuti, durante i quali il mio sorriso si opacizza, ecco che i nostri sguardi si incrociano nuovamente: io alzo il dito, indico la chitarra e dico "scusami, guarda dovrei solo...". "Un attimo!", mi fa lui seccamente. Per qualche attimo resto lì con il dito alzato, come un babbeo. Poi Lui scende in quello che credo sia un seminterrato, torna su dopo un po' con delle cianfrusaglie e fa presente al collega che il tal fornitore però non ha portato tutto e che insomma però non si può sempre sbattersi così per colpa degli altri che non sanno fare il proprio lavoro eccetera.
L'altro cliente rimasto nel negozio, più pragmatico di me, sbuffa, va dritto al banco e chiede di provare un amplificatore, che poi diventano due. Lui la fa cadere dall'alto, ma poi coglie l'occasione per fare il di più: invece di lasciar provare il cliente, si esalta e spara una Eruption fissandolo, cercando consensi, la bocca semiaperta tipica del mistico posseduto. Il cliente non compra, deve pensarci. Strano.
Sono dentro da 40 minuti, a 40 centimetri da una chitarra che voglio acquistare, ho ancora in tasca mano e banconote, nel cuore qualche certezza in meno. Da un po' ho iniziato a sentirmi stupido. Quando il non-acquirente esce, Lui lo segue: è il momento della meritata pausa. Si accende una paglia sul marciapiede e se la fuma al sole. Io lo fisso impotente da dentro, attraverso la vetrina. La Firebird non mi sembra più così bella. Mi pare di svegliarmi da un incantesimo. Dopo un minuto esco, gli passo a fianco. Mentre mi allontano sento "Avevi bisogno?".
No, no. A posto così. Con quei soldi comprerò una Stratocaster '57 Reissue usata, ma questa è un'altra storia. |