, è vero, ma il controllo di ciò che accade sul palco e al proprio suono deve essere una priorità. È il punto di vista di Chris Shiflett, che per il suo tour da solista ha scelto un rig silenzioso senza amplificatori sul palco.
Il chitarrista dei Foo Fighters è da tempo fedele all’amplificazione valvolare ed è un fervente collezionista di pezzi d’epoca. Per questo stupisce trovarlo a esibirsi senza uno dei suoi Fender alle spalle, ma è quanto accade in un recente episodio del canale YouTube That Pedal Show, che è salito sul palco con Chris Shiflett durante una tappa del suo tour da solista di supporto all’album Lost At Sea.
Chris è un “analog guy” in senso stretto. Coi Foo Fighters non si fa mancare chitarre dallo stile retrò infilate in valvole urlanti, e anche nel suo rig da solista si nota un approccio rivolto alle sonorità più convenzionali. Ciò che stupisce è quello che segue alla fine della sua pedalboard.
Ai suoi piedi c’è una ricca dotazione di effetti tradizionali, una nutrita collezione di classici Strymon e una discreta sezione di stompbox in miniatura, tra cui Wampler Tumnus, MXR Phase 95 e due intramontabili Xotic. Tutto nella norma insomma e, come spesso accade sui palchi professionali, i suoni vengono gestiti da un sistema di switching, qui un GigRig. A sorpresa, però, l’intero segnale convoglia in una DI box Walrus Audio Canvas Stereo.
Non ci sono infatti amplificatori tradizionali nella sua linea del suono, bensì le simulazioni di uno Strymon Iridium per spedire il tono fatto e finito dritto al mixer, in stereo, senza le complicazioni di una doppia amplificazione da microfonare.
Chris non è il primo professionista ad aprirsi al mondo digitale, del modeling e delle simulazioni, ma la sua ben nota predilezione per i pezzi vintage rende la decisione alquanto inaspettata.
Tuttavia, spiega il musicista, non si tratta di un abbandono delle valvole. I DSP hanno compiuto passi da gigante negli ultimi anni e ora riescono a far gola anche ai fanatici dell’analogico. Per Chris si tratta però principalmente di una scelta dovuta alla maggiore praticità, un compromesso vantaggioso tra resa e costi nettamente più contenuti rispetto a quelli necessari per procurarsi, gestire e scarrozzare in giro amplificatori valvolari. In particolare per le dimensioni del suo tour da solista, l’alternativa digitale si è dimostrata risolutiva.
In ogni caso, Shiflett dà a Cesare quel che è di Cesare e ammette che soluzioni simili hanno dei lati positivi non da poco, capaci di renderle preferibili a un amplificatore anche quando la situazione lo permetterebbe.
“Non mi è mai piaciuto il suono che mi torna indietro quando mi microfonano l’amplificatore, mi fa impazzire” racconta, spiegando di aver trovato la soluzione nell’Iridium, con il pieno controllo del proprio suono e trovandosi sempre con un tono a fuoco e presente nel mix.
Quanto al palco dei Foo Fighters, caratterizzato da produzioni mastodontiche in cui i compromessi in ballo sono davvero pochi, Chris non lascia intendere di voler rinunciare ai suoi valvolari. Ciò che è certo è che il tarlo del digitale è ormai capace di stuzzicare anche gli irriducibili del vintage, ed è forse solo una questione di tempo prima che diventi una preferenza anche sonora, oltre che di praticità. |