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Il mio ampli Primitive 3 watt a stato solido del 2003
Il mio ampli Primitive 3 watt a stato solido del 2003
di [user #16055] - pubblicato il

Quello in foto è il primo, piccolo, solid state che ha iniziato l'avventura del nostro lettore TidalRace negli amplificatori per chitarra: dai primi passi nelle aziende di Castelfidardo alle evoluzioni, ce lo racconta passo dopo passo.
Esattamente vent'anni fa, causa una generale insoddisfazione del lavoro che svolgevo e l’inizio di un periodo non particolarmente felice per l’azienda in cui lavoravo, cercai una strada lavorativa alternativa riprendendo alcuni vecchi progetti rimasti custoditi dentro una cartellina.
Uno di questi si basava su un circuito ad operazionali (IC) e J-FET per creare un preamplificatore analogico a stato solido per chitarra elettrica, ma con una risposta più musicale degli standard di allora, focalizzando molta attenzione sulla riproduzione di armoniche d’ordine pari e sensibili alla forza della plettrata. Tale circuito era stato inserito anche in un mio rack costruito circa dodici anni prima.

Montato quindi su una semplice basetta un embrione di preamplificatore con il suddetto circuito e completo di controlli di volume e toni a due bande, provammo con mio fratello chitarrista e mio padre il suono ottenibile, collegandolo ai finali dei combo che avevamo in casa. Il risultato fu incoraggiante, tanto da provare a contattare alcune aziende della mia zona e a recarmi alla 7° edizione del Disma Music Show dello stesso anno che si svolgeva a Rimini. Ricordo le giornate passate a Marche Musicali a Pesaro e in precedenza in Ancona, città dove risiedo e vicina a una zona molto produttiva nel settore.

In quel di Rimini riuscii a parlare con il Product Manager dell’allora General Music che si mostrò interessato a provare quel piccolo preamplificatore, dato che era da rinnovare la gamma di amplificatori a marchio Elka di Castelfidardo che erano sotto il loro controllo. Andai diverse volte a San Giovanni in Marignano, in provincia di Rimini, nel periodo estivo di quell’anno, per confrontare la mia creazione, ora collegata a un loro amplificatore da 100 watt, ora a un Peavey Classic valvolare.
Ricordo che sia il tecnico-chitarrista, sia lo stesso Product Manager rimasero molto sorpresi dalla timbrica ottenuta dai pochi componenti della piccola scheda, giudicandolo il miglior suono del terzetto. L’equalizzazione molto Fenderiana del mio prototipo e per certi versi simile al prodotto a marchio Elka poteva contare comunque sulla caratteristica di sporcarsi in modo molto convincente pestando maggiormente sulle corde, cosa che il loro amplificatore non poteva fare. Allo stesso tempo la variazione timbrica dei controlli di tono era molto più versatile del prodotto Peavey, che era dotato di un suono molto più medioso. La loro idea era quella d’inserire il mio circuito come effetto, per sporcare il suono dei loro amplificatori, ma sul finire dell’estate ricevetti una telefonata avvertendomi che non se ne faceva più nulla, in quanto la proprietà aveva deciso di continuare a utilizzare i prodotti degli stessi progettisti del passato.

Il mio ampli Primitive 3 watt a stato solido del 2003
Il circuito fu montato in una basetta millefori a passo standard di 1/10 di pollice.

Quel preamplificatore fu sviluppato ulteriormente, inserendo un piccolo finale di potenza da 3 watt costruito intorno a un TDA 7267A e inserito all’interno di una piccola cassa in legno, ricavata da una tavola di 5mm di spessore. Tra le particolarità della realizzazione, vi era un pacco batterie al nichel-cadmio ricaricabili tramite il suo alimentatore, che avevano una durata compresa tra le 12 e le 48 ore di funzionamento.
Durante i test avevo misurato la potenza in uscita, variabile in funzione della tensione d’alimentazione: 3 watt a 18 volt continui, 2 watt a 15 volt e 1 watt a 10 volt. Naturalmente scelsi la massima tensione d’alimentazione, ma sapevo che il pacco batterie avrebbe potuto continuare a erogare una certa potenza, anche se la tensione fosse scesa a 10 volt dai 18 volt iniziali.
L’alimentatore in continua esterna di tipo tradizionale fu dotato di un connettore multipolare per la tensione duale del preamplificatore (+15 e -15 Volt) e della singola per il finale di potenza di 18 Volt.
La cassa fu dotata di un minuscolo speaker da 3 pollici a banda larga, anche se lo spazio avrebbe permesso d’inserirne due dello stesso tipo. Le dimensioni scelte per la cassa furono di 200mm di larghezza, 110mm di profondità alla base e 195mm d’altezza, compresi quattro minuscoli piedini in gomma, mentre il peso misurato del solo amplificatore fu di 0,88 Kg, che raggiungeva il peso di 1,6 Kg con il pacco batterie dedicato. Considerando anche l’alimentatore da 15 watt pesante 0,68 Kg e la borsa imbottita per il trasporto, si raggiungevano i 3 Kg per tutto il sistema. Il numero 3 che ricorre 3 volte: 3 watt di potenza, 3 pollici dello speaker e 3 Kg di peso complessivo.

Il mio ampli Primitive 3 watt a stato solido del 2003
L’amplificatore con il suo alimentatore esterno e uno speaker identico a quello installato.

Nel disegnare la cassa, pensai a una struttura che permettesse una certa inclinazione verso l’alto dello speaker e in asse con il pannello controlli anteriore, per una dispersione del suono maggiormente in asse con l’utilizzatore e una migliore visione dei controlli anteriori. Il rivestimento del legno fu fatto con una plastica adesiva nera, mentre per proteggere lo speaker venne utilizzato un tessuto molto leggero e trasparente, tutte cose che avevo a disposizione in casa. La filosofia fu quella infatti di riciclare il più possibile componentistica e materiali che avevo già disponibili o che potevo procurarmi senza grossi sforzi.

Il mio ampli Primitive 3 watt a stato solido del 2003
L’inclinazione dello speaker è uguale a quello del pannello anteriore. Purtroppo la tela molto leggera con il tempo si è allentata.

Lo schema del circuito prevedeva due stadi identici con il mio circuito a J-FET, separati dai controlli di tono a due bande, il primo per bassi e medi e il secondo solo per gli alti, seguiti da un controllo di volume che, tramite dei ponticelli interni, poteva essere connesso dopo l’uscita del controllo dei toni o dopo il secondo stadio, modificando quindi l’apporto di armoniche sul suono pulito. Fu inserito anche un duplicatore d’ottava in parallelo al suono del preamplificatore, escludibile da ponticelli interni e con la fase rovesciabile per un maggiore contributo della seconda armonica. Inoltre altri due controlli per Drive e Master gestivano una saturazione di nuova concezione. A completare il pannello anteriore, il LED bicolore con il rosso per l‘ampli acceso normalmente e il verde per la sola sezione di preamplificazione, escludendo quindi il finale, mentre un minijack posto al di sotto fu dedicato all’uscita cuffie.

Il mio ampli Primitive 3 watt a stato solido del 2003
I pannelli anteriore e posteriore come erano in origine stampati su carta adesiva.

Nel pannello posteriore due selettori a levetta a tre posizioni si occupavano di gestire la timbrica post-distorsione enfatizzando le tre bande di frequenze con ben nove combinazioni totali, prima di entrare in un classico loop seriale, posto a monte del finalino di potenza. L’uscita di tipo RCA per lo speaker, il connettore multipolare per l’alimentazione e il selettore a tre posizioni d’accensione completavano il pannello.
Tale amplificatore fu utilizzato con soddisfazione da mio padre per testare i pickup che lui avvolgeva per hobby, collegato però a una cassa con un cono Jensen da dodici pollici, ben più performante del piccolo speaker da tre pollici, sia in termini di volume, sia di pienezza del suono. Ben sette anni dopo mi chiese se potevo costruirgli un finale di potenza più potente e allora gli presentai il 20 watt su uno schema con un TDA 2020 e dotato di due modi di funzionamento.

Il mio ampli Primitive 3 watt a stato solido del 2003
Il retro dell’amplificatore come si presenta oggi dopo aver tolto l’adesivo della serigrafia.

Seguirono altre realizzazione ben più potenti sia come prototipi realizzati, sia rimasti sulla carta o iniziati ma non terminati, mentre poche unità fatte su misura andarono in mano ai richiedenti.
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Link utili
Il rack
Il finale di potenza
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