“Non dobbiamo dimenticarci che è rivolta ai ragazzini, quindi che non ci piace è normale”, e poi paragona la trap ai “Puffi” di Cristina D’Avena. Alex Britti sminuisce la trap e i trapper in un’intervista al podcast Tintoria.
In particolare agli occhi degli appassionati di musica suonata, virtuosismi e rock d’altri tempi, quello della trap è un fenomeno incomprensibile. Additata come una musica degenere dai media, cantata da pessimi soggetti e ascoltata da una generazione allo sbando (che poi è quello che si diceva del rock mezzo secolo fa, ndr.), la trap in realtà fa tenerezza al bluesman che, interrogato a riguardo, spiega: “A me, visto che li vedo come ragazzini, mi stanno simpatici. Anche se dicono boiate pazzesche, mi fanno scattare l’istinto paterno. Non sto lì a giudicare quello che dicono.”
Si può ascoltare il suo commento a circa 1:24:15 nel video: inutile dire che alla community dei rapper e dei trapper sono drizzati i capelli all’istante.
A mollare la bomba è la pagina Facebook Mondorap.it, con in cui Britti smonta pezzo per pezzo tutto il movimento trap - piaccia o meno, specchio di una generazione o di una buona fetta di essa - catalogandolo come innocua “musica per ragazzini”.
Tra i commenti si legge chi accusa il chitarrista di poca trasparenza, rinfacciandogli di aver provato in passato collaborazioni con stelle emergenti della scena rap e trap per cercare di sfruttarne la scia (il che ricorda un po’ chi diceva che i Radiohead avrebbero dovuto ringraziare Vasco per aver fatto conoscere la loro “Creep”, ndr.).
Una presa di posizione forte e critica, che ha già sollevato un polverone. Per completezza d’informazione, occorre specificare che l’estratto che circola sui social si interrompe un attimo prima che Britti esprima simpatia e apprezzamento per diversi artisti rap e trap, confessando una passione per il brano “British” della Dark Polo Gang.
È inoltre interessante ascoltare un altro suo pensiero su rap e trap a circa 1:21:00 nel video precedente.
In effetti, Alex si era affacciato al genere con leggerezza e autoironia già nel 2020, quando con la produzione di Salmo e DJ Gengis cantava “Quanto ca##o sono Britti” in “Brittish”, con un evidente richiamo alla DPG.
Il testo tronfio e autoreferenziale non sembra appartenergli, anche il videoclip con tutti i cliché del mondo rap e dintorni non sembra cosa dal cantautore bluesman più famoso d’Italia, ma forse la chiave di lettura per il brano è esattamente lì.
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