Oggi, le corde in acciaio sono diventate il pane quotidiano per la stragrande maggioranza degli artisti, in passato, invece, le chitarre presentavano manici in grado di restare relativamente stabili solo sotto le lievi sollecitazioni delle corde di intestino (successivamente in nylon), essendo privi di qualsiasi tipologia di rinforzo.
Prima dell’invenzione del truss rod i liutai erano costretti a costruire strumenti con manici particolarmente larghi – caratteristica ancora comune nel mondo della chitarra classica – su cui poter distribuire in modo più uniforme la tensione applicata dalle singole corde sullo strumento. All’epoca della sua rivoluzionaria invenzione, McHugh era impiegato presso gli stabilimenti Gibson, offrendo al rinomato marchio statunitense un’iniziale esclusiva sui truss rod.
Il truss rod nella storia
Visse tutta la sua vita a Kalamazoo e lavorò in Gibson per 30 anni. McHugh inventò il truss rod nel 1921 e lo brevettò nel 1923. Il diagramma mostrato presso il foro competente mostra una chitarra acustica con una vite di regolazione posta alla paletta e una barra in grado di flettersi verso la tastiera, dotata di un punto di fissaggio a metà del tacco.
Sin dal brevetto, era chiaro che l’invenzione di Thaddeus riuscisse sia a garantire al manico una maggiore stabilità, rinforzandolo, sia a offrire la possibilità all’utilizzatore di sistemare l’inclinazione del manico grazie a un’apposita brugola.
Oltre i reami del Quartier Generale Gibson, le voci correvano veloci o, quantomeno, cominciava a percepirsi il bisogno di cambiare “ricetta” per costruire chitarre performanti e capaci di soddisfare le crescenti esigenze dei chitarristi. Già negli anni ’20, Martin iniziò, quindi, a inserire delle strisce in ebano all’interno dei manici per aumentarne la resistenza, mentre nel 1934 il marchio passò a una barra a T in acciaio, permasta come soluzione per conferire maggior forza e durevolezza ai manici fino al 1967.
A causa della mancanza di acciaio nel Paese conseguente al Dopoguerra e, successivamente, al conflitto in Corea, Martin tornò all’ebano, utilizzandolo fino al 1985. Sul fronte elettrico, Leo Fender si professò, inizialmente, scettico in merito ai truss rod utilizzati da Gibson, mostrando spesso immagini di uomini in bilico tra due sedie, sorretti proprio dai suoi manici, allo scopo di dimostrare a clienti e detrattori la tenuta dei suoi prodotti.
Quando i suoi primi clienti iniziarono a lamentare l’instabilità del setup dei loro strumenti causata dal cambio di temperatura spostandosi dal Canada agli Stati Uniti, però, Fender dovette riconsiderare l’efficacia delle barre di McHugh, iniziando a montarle adattando i suoi manici per l’installazione dei truss rod.
Inclinazione del manico: tutto ciò che c’è da sapere
Riconoscere il cambiamento indesiderato dell’inclinazione del manico può essere semplice per il chitarrista più navigato, meno quando si è alle prime armi e, soprattutto, si suonano strumenti dagli evidenti limiti strutturali. Una chitarra che, fino a poco prima riusciva a suonare fluidamente e senza problemi, può richiedere una regolazione del truss rod dopo aver percepito i primi ronzii causati dall’abbassamento improvviso dell’action al di sotto dei limiti del setup. Sintomo inverso della comparsa di uno scompenso del manico potrebbe essere quello di percepire un improvviso innalzamento della corda rispetto ai tasti.
Un consiglio ideale per iniziare una regolazione efficace del truss rod può essere quello di effettuare un controllo dell’inclinazione del manico, toccando una corda qualsiasi al primo tasto. Allo stesso tempo, bisognerà bloccare la corda con il pollice dell’altra mano nel punto in cui il manico si unisce al corpo.
Questo contribuisce a creare una linea tra i due punti. A questo punto, occorrerà posizionare il dito medio della mano della plettrata al settimo tasto, oppure servirsi di un capotasto all’estremità del manico. Idealmente, si dovrebbe percepire un piccolo vuoto tra la corda e il settimo tasto. Se, invece, la corda si adagia sul tasto, il manico è troppo appiattito o, addirittura, potrebbe essere convesso. Questo, conduce a ronzii e note strozzate al tocco.
Qualora si dovesse, invece, riscontrare uno spazio particolarmente ampio tra il tasto e la corda, allora il manico potrebbe vertere in una posizione di concavità, rendendo l’action più elevata. Nelle chitarre single-cut, inoltre, un sintomo di un manico convesso potrebbe essere la strozzatura delle note dal quindicesimo tasto in poi.
Come agire sul truss rod: consigli utili
Prima di entrare nel merito della questione, è bene chiarire che esistano due principali tipologie di truss rod. I primi, quelli a singola azione, offrono la possibilità di eseguire correzioni minori ai manici marcatamente curvati verso l’esterno. Viceversa, quelli a doppia azione permettono di agire maggiormente sulla curvatura del manico. In generale, inoltre, i truss rod si stringono verso l’esterno, quando manipolati in senso orario e si allentano se girati in senso antiorario.
È consigliato agire sul truss rod mentre la chitarra è accordata, riportandola in pitch dopo aver effettuato le singole regolazioni. Lavorare con cautela, praticando circa un quarto di giro ogni volta, a prescindere dal senso, permette di non manomettere il setup dello strumento o, peggio, di comprometterne l’integrità. Ogni truss rod necessita di attrezzi differenti, anche se molto spesso – con gli strumenti moderni – è sufficiente una brugola fornita in dotazione.
Gibson è solita fornire una chiave particolare per le proprie chitarre, mentre altri marchi presentano sistemi di regolazione integrati col manico. Per quanto riguarda le chitarre acustiche, invece, spesso è necessario passare attraverso la buca per poter effettuare le proprie regolazioni. Generalmente, lavorare sul truss rod significa compiere un’operazione delicata, per la quale molto spesso ci si affida alle competenze di liutai specializzati. In ogni caso, con un po’ di buona pratica e molta prudenza, è possibile effettuare un buon setup anche in autonomia. |