VINTAGE VAULT SHG MUSIC SHOW PEOPLE STORE
Il legno trasforma davvero una chitarra acustica? Mogano e palissandro sotto processo
Il legno trasforma davvero una chitarra acustica? Mogano e palissandro sotto processo
di [user #17844] - pubblicato il

Due chitarre acustiche gemelle, una con cassa in palissandro e una in mogano, aiutano a scoprire in che modo un semplice legno diverso può alterare gli equilibri di uno strumento.
Mettiamo due chitarre identiche, con la garanzia di una costruzione di alto livello che uniformi al massimo la produzione, e cambiamogli un singolo ingrediente: un solo materiale diverso usato per fasce e fondo può davvero trasformare il carattere, la resa e l’approccio generale di una chitarra acustica?

Spoiler: la risposta è sì. Ma abbiamo voluto documentare in che modo e in che misura accade ciò.
Avere tra le mani due chitarre acustiche assai simili tra loro, entrambe di fascia alta e con la continuità della costruzione giapponese, ha permesso di contare su un banco di prova il più neutro possibile.
Le chitarre sono strumenti “vivi”, ogni pezzo è una storia a sé e l’intenzione del musicista gioca un ruolo centrale nella definizione del suono, ma la prospettiva era troppo ghiotta per lasciarsi scappare almeno un confronto diretto da gustarsi con un buon paio di cuffie.

L’opportunità è arrivata con il recente test di due Yamaha. La FG9M e FG9R sono le ammiraglie del catalogo flat-top più tradizionale. Entrambe dreadnought, puramente acustiche, hanno strutture interamente in massello, con top in abete adirondack, manici in mogano e tastiere in ebano. Equivalenti sono anche misure e suonabilità, ma si rivolgono apertamente a due precise nicche di pubblico, puntando una sulla potenza e l’apertura del palissandro, l’altra sul calore e la presenza sonora del mogano.

La memoria sonora è sicuramente volatile, la psicoacustica e l’emozione giocano tantissimo nella valutazione di uno strumento, e l’unico modo per avere un quadro più chiaro è il confronto diretto, con strumenti di registrazione e di misurazione alla mano.
Così, test A/B, analizzatore di spettro, e abbiamo messo sul “tavolo operatorio” la FG9 nelle versioni M per cassa in mogano e R per palissandro.



Prima di entrare nel merito, è chiaro che il progetto alla base dello strumento primeggia. Sono entrambe delle dreadnought da manuale e suonano come tali, ma con sostanziali differenze come quelle che si riscontrerebbero nel timbro vocale di due tenori impegnati a cantare con la stessa tecnica e sugli stessi registri.
Forma, dimensioni e proporzioni delineano tantissimo il carattere di una chitarra acustica, e tutto concorre a creare un equilibrio in cui ogni parte in gioco contribuisce a un preciso risultato finale. Il legno non è da meno ed è impressionante notare come la sostituzione di un singolo materiale sposti la lancetta quanto basta per riconoscere i due strumenti anche a un ascolto “alla cieca” senza troppe difficoltà.
Tra le mani, il risultato si evidenzia ancora di più.

Il legno trasforma davvero una chitarra acustica? Mogano e palissandro sotto processo

Un’occhiata a come lo spettro delle frequenze si muove descrive con una certa fedeltà ciò che in effetti l’orecchio avverte, quando si fa vibrare una o l’altra chitarra. Il palissandro guadagna registri acuti che nel mogano non compaiono quasi per niente e, insieme ai bassi più profondi, rendono i medi meno evidenti per contrasto, sebbene dagli schemi non sembrino affatto più deboli rispetto a quelli riscontrati col mogano.
Di rimando, l’essenza “rossiccia” preferita dai fingerpicker attenua gli estremi di banda e fa emergere maggiormente tutto il dettaglio sonoro delle frequenze intermedie.

La chitarra è uno strumento “fisico” ed è inevitabile che si instauri una sorta di dialogo col musicista. Quando cambiano il timbro, la reattività e la presenza sonora che si muovono nell’aria, è facile che anche la scelta delle note viri leggermente. E forse è qui che avviene gran parte della magia, un aspetto che però non può emergere dagli strumenti di misurazione.
In base al modo in cui risponde alle sollecitazioni, viene fuori che è la chitarra a suggerire un’intenzione diversa. Porta quasi naturalmente il chitarrista a eseguire una parte più dolce, un arpeggio o una frase solista sul mogano, mentre lo strumming, il basso alternato e le parti a plettro vengono fuori d’istinto quando si “gioca” sul modello in palissandro. Di rimando, il suono che ne risulta “premia” il musicista con una resa azzeccata, riconoscibile, che fa sentire “a casa”.
chitarre acustiche fg9m fg9r yamaha
Link utili
FG9M in prova su Accordo
FG9R in prova su Accordo
La serie FG9 sul sito Yamaha
Nascondi commenti     7
Loggati per commentare

di claude77 [user #35724]
commento del 29/02/2024 ore 13:26:22
Molto interessante. Articolo divertente, le chitarre sono bellissime e suonano entrambe davvero bene. Alle mie orecchie le differenze non mi sono parse notevoli, ma credo che sotto le dita la cosa sia diversa.

Vorrei fare un plauso alle chitarre Yamaha in generale che io in passato ho sempre un pò snobbato perchè non mi hanno mai convinto. Ho da poco acquisito una LL16D e sono davvero felicissimo, ogni volta che la suono mi da forti emozioni.
Rispondi
di gibsonmaniac [user #21617]
commento del 29/02/2024 ore 22:28:46
Articolo interessante e ben argomentato...peccato non aver avuto anche una chitarra in acero ma con questo shape non ce ne sono, test da ripetere con due coppie acero/mogano ed acero/palissandro....sono molto curioso
Rispondi
di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 01/03/2024 ore 12:26:59
Sarebbe bello approfondire il discorso, sicuramente è da valutare appena "l'approvvigionamento" in studio lo permetterà!
Rispondi
di paolo.cesario@siconsulting.biz [user #60030]
commento del 01/03/2024 ore 12:01:00
finalmente un vero nerd (da ingegnere apprezzo nel più profondo del cuore)! invece di inutili ascolti bendati che lasciano il tempo che trova, un bel analizzatore di spettro.
Come fatto notare, se entra pesantemente in gioco il tocco che non può essere identico, è però vero che il fenomeno si riproduce per tutta l'esecuzione, per quanto breve, quindi secondo me l'analisi comparativa è comunque corretta. il dubbio è, ma quelle frequenza che nel mogano sembrano sparire, spariscono veramente o sono solo nascoste dalla scala logaritmica? con due equalizzatori multibanda (di quelli a decine di cursori), posso rendere di fatto uguali le due rese acustiche?
per quanto affascinante tutto questo, considerando che in studio di registrazione il suono puro dello strumento viene lasciato molti passi indietro, questa fissazione (che ritrovo anche in diversi chitarristi elettrici) sulla analisi della purezza del suono prima di filtraggi, amplificazioni ed effetti vari ha veramente senso? per dire, trovo decine di video di confronto fra strato economiche e strato da migliaia di euro (mi piacerebbe vedere anche in quei casi l'analizzatore di spettro), ma se il confronto avviene a valle di una pedaliera che senza cariola non riusciamo a muovere e di un paio di marshall in cascata, davvero si sente la differenza? o diventa solo una questione di feeling?
Rispondi
di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 01/03/2024 ore 12:33:01
Credo che il feeling abbia un ruolo importante in tutto il gioco, già qui ho notato che le due chitarre mi "portavano" in direzioni diverse e in testa ho già la mia preferita, per quanto siano simili su carta.
Quanto alle timbriche, penso che molte differenze si possano assottigliare tantissimo con un lavoro di equalizzazione: Billy Gibbons fa qualcosa del genere per avvicinare le altre chitarre al suono della sua Pearly Gates ed è un esperimento che prima o poi farò! Inoltre è un ragionamento non troppo lontano da quello fatto dai vari IR per chitarre acustiche e sistemi più complessi che promettono di ricreare il timbro di chitarre diverse "adattando" la curva di una chitarra in ingresso.
Quello che a mio avviso non si potrà compensare facilmente saranno le sfumature legate al comportamento delle varie armoniche interne al suono: per semplificare, sustain diversi su determinati range di frequenze creano timbri specifici, cambiano le code delle note, il decay, lasciano che alcune frequenze restano più evidenti di altre... cose che con un EQ non si può ricreare. Magari con altre tecnologie, chissà!
Rispondi
di paolo.cesario@siconsulting.biz [user #60030]
commento del 01/03/2024 ore 12:37:14
grazie!
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 03/03/2024 ore 18:33:14
Se ora siamo d'accordo che sull'acustica si sente in modo che si nota ed è misurabile, forse è ora di passare all'elettrica, perchè non vedo come possa contare zero il materiale con cui è costruita visto che i pickup possono raccogliere solo quello che c'è.
Rispondi
Altro da leggere
Finiture nitro, anni ’80 e modernità accessibile: scopriamo le Harley Benton del 2025
AAM700CE: in prova l’acustica moderna firmata Ibanez
Tecnologia e sound da pro: in prova la Yamaha Pacifica Professional
Americane rare, vintage italiano e classiche esclusive nell’asta Catawiki per SHG Music Show 2024
Edge: in prova l’ergonomia acustica a un prezzo impossibile
Revstar: la Yamaha nata "dal basso" in equilibrio tra classico e moderno
Articoli più letti
Seguici anche su:
Scrivono i lettori
Never Ending Pedalboard (e relative sfumature made in Italy)
Gretsch G5220: gran muletto per i più esperti
Mini Humbucker FG Mini-H SP-1
Fattoria Mendoza Hi-Crunch: il fratello arrabbiato dell'M
Harley Benton Tube5 combo: sei bella quando strilli
Parliamo di analogico!
Sistemi digitali per cinquantenni soddisfatti
Impressioni a freddo sul Neural DSP Quad Cortex
Acquistare strumenti musicali in Gran Bretagna: come funziona il dazio...
Basi o Altezze?




Licenza Creative Commons - Privacy - Accordo.it Srl - P.IVA 04265970964