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Vedere la chitarra oggi: io la penso così
Vedere la chitarra oggi: io la penso così
di [user #13581] - pubblicato il

Lato social un Britti che afferma di non saperne na mazza di teoria mi sa tanto da "per la scienza il calabrone non può volare, ma non lo sa. Per questo continua a farlo".
E lo capisco: pure io non so niente, non so leggere uno spartito, a fatica una tablatura ma in 20 anni me la son cavata con più di qualche soddisfazione grazie al mio buon orecchio, di certo non assoluto ma ben allenato a tirarmi fuori le cose "a orecchio" appunto.
Mi chiedo che male ci sia, mica tolgo spazio ai professionisti. Casomai tolgo spazio a chi studia per suonare uno strumento ma non lo sa suonare come bisogna e non lo sa contestualizzare (con i suoni, con le parti e anche con "qua la chitarra non ci va").
Un po' di colpa la do anche alle scuole di musica/insegnanti privati: vedo sponsorizzare corsi, metodi di insegnamento, tecniche a destra e a manca ma -alla fine- manca veramente quel qualcosa che ti fa dire "che figo prendere in mano una chitarra".
E una volta potevano essere i guitar hero, ora invece potrebbero essere quei riff o quegli assolo che sempre più raramente si ascoltano nei dischi moderni.
Per me furono sicurante degli amici chitarristi più grandi di me che sapevano suonare bene e io me ne innamorai nel vedere qualcuno suonare la chitarra in quel determinato modo, al di là dei titoli accademici.
E ben vengano i Maneskin, ben vengano gli Ed Sheeran e tutte quelle star pop che fanno della chitarra un elemento ancora usabile anche se non più principale.



Quando vedo una scuola di musica che si presenta "divertiti a imparare a suonare la chitarra con le migliori canzoni di tutti i tempi" e poi mi fanno sentire un pezzo di Eric Clapton o dei Deep Purple, allora non ci siamo.
C'è John Mayer che ti fa arrivare al blues, ci sono i Muse e i Foo Fighters che ti portano poi ad ascoltare anche il rock "old school" (cioè pre 2000). C'è Dua Lipa che ha parti di chitarra funky in tutto il penultimo disco. E così via tante altre soluzioni per invogliare i ragazzi (e non solo) ad approcciarsi a uno strumento tanto bello quanto variegato come la chitarra.



Il mio collega ventenne mi ha citato i Polyphia con "Playing God": quel tipo di figosità da reels è quello che potrebbe riportare un po' di curiosità "fresca" nei confronti della chitarra.
E uscire dai soliti discorsi "meglio Stratocaster o Telecaster? Meglio Les Paul con un Marshall?" e accettare che la musica è cambiata e cambia, che il digitale è convincente e alla portata di tutti, che suonare adesso non vuol dire suonare solo cose di 50 anni fa con strumenti di 50 anni fa.

Nel corso del tempo mi convinco sempre di più che stare al passo con i tempi significa restare aggiornati e spostare costantemente il punto di vista sulla musica, oltre che in generale.
Il motivo per il quale sto vendendo tanta attrezzatura è perché la polvere sulla nostalgia affossa la passione.
Ho un bimbo di un anno e mezzo affascinato dalla batteria, non di certo perché gli faccio ascoltare gli assolo del Led Zeppelin. Piuttosto perché gli do la possibilità empirica di conoscerla, di fare rumore e di innamorarsi di qualcosa di nuovo.
Magari un domani cambia idea e farà il DJ oppure di disinteresserà della musica a favore dello sport o del diritto civile. Ma, nel frattempo, quella speranza di far crescere un musicista non la ripongo né nella teoria né nelle metodologie arcaiche che vedo disponibili.
E lasciare le mie chitarre in vista senza mettergliene una in braccio penso sia già un buon modo per lasciarlo libero di crearsi un percorso tutto suo nel mondo della musica, se vorrà.
curiosità gli articoli dei lettori musica e lavoro
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di MM [user #34535]
commento del 28/06/2024 ore 08:07:03
Bell'articolo, bravo!
Io le mie chitarre, al momento, non le vendo, mi piace guardarle, toccarle, suonarle.
Però concordo su tutto quanto hai scritto.
Rispondi
di Ernestor [user #46937]
commento del 28/06/2024 ore 10:04:56
Interessante il flusso di coscienza ma non mi è molto chiaro il punto di caduta.
Se ripenso al perché ho cominciato io a studiare la chitarra da ragazzo mi torna in mente aver visto un mio amico che suonava qualcosa di hard rock, non ricordo neanche cosa, ma mi dissi: "se lo può fare lui ce la posso fare anche io", ma solo dal punto di vista della capacità esecutiva, ho una quantità di foto di anni prima mentre suono le chitarre di mio padre o una tastiera o il pianoforte. Insomma la musica è sempre stata presente nella mia vita e mi sono reso conto che è una lingua che ho avuto bisogno di praticare a prescindere dal fatto che anni dopo divenne un lavoro per una decina d'anni. Avevo bisogno della musica perché non riuscivo a comunicare con gli altri tutto quello che sentivo e dunque era una scorciatoia per entrare in contatto con il mondo. In questo senso mi ha salvato molte volte nei momenti bui della vita. Quindi per me la musica è un impulso esistenziale, qualcosa di simile all'antenato della pietra che prende su e dipinge la parete di una caverna. Non ha un pubblico né uno scopo, se non esprimere quello che non riesce a dire in altro modo, qualcosa che parte da un bisogno interiore senza un motivo esterno. Tornando invece al discorso chitarra nella modernità, a me sembra che ci siano un paio di chitarrotipi, quelli istintivi (che non vuol dire senza studio), sul modello Gilmour o Hendrix, o Britti, per tornare all'articolo, e quelli strutturati, con piena comprensione, non solo dello strumento, ma del linguaggio musicale come lingua e le sue regole. Per farne una professione è sempre più richiesto quest'ultimo tipo, ma non vuol dire che non ci sia posto per quelli che partono con un approccio più naif o espressionista; ma alla lunga tutti si dotano di un bagaglio teorico più o meno grande, perché man mano che si "sparano le cartucce" diventa utile ampliare il proprio linguaggio per non entrare in una stanca ripetitività. Con riferimento ai giovani e alla disaffezione dallo strumento, mi sembra un aspetto figlio delle mode del tempo e della tecnologia; forse la chitarra non tornerà più a essere così popolare come tra i 60s/90s, ma non è detto, magari proprio la tecnologia la farà tornare popolare in qualche modo misterioso. Comunque sia non me ne farei un gran problema, magari con meno appassionati, ma la chitarra resterà sempre uno strumento economico, diffuso e ricco di possibilità espressive, e credo che avrà sempre i suoi estimatori. Mi preoccupo un po' più del tipo di musica che sempre più emerge dal panorama musicale, dove il punto non è tanto la mancanza di buona musica o buoni musicisti, ma la marea di falsi musicisti e musica artificiale che come un'alta marea nasconde e annacqua il panorama musicale, artistico e culturale con una sorta di musica da gingle, mi viene di chiamarla musica-tiktok, e per dirla con qualcuno: l'arte musicale è sempre stata anche intrattenimento, ma l'intrattenimento non è sempre arte. Purtroppo oggi questo paradigma è imperante; per questo credo che aiutare a far emergere cose belle e buone in questo momento sia l'urgenza maggiore.
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 28/06/2024 ore 16:58:59
"Aiutare a far emergere cose belle e buone" credo si possa fare solo acquistando l'album (vinile o cd) e/o andando ai suoi live. Finanziando chi fa cose che ritieni belle e buone.
Rispondi
di Ernestor [user #46937]
commento del 28/06/2024 ore 17:54:0
Ciao Francesco, in effetti esistono vari modi per dare una mano, si può aiutare già semplicemente parlando bene di un artista, che magari è solo il minimo sindacale, e/o condividendo i link delle sue iniziative, andare ai concerti, acquistando la musica per i vari canali disponibili, io ad esempio mi occupo di progetti europei e ovunque posso metto sempre risorse per iniziative che promuovono l’emersione di giovani talenti o i loro repertori. Certe volte è difficile trovarli perché si perdono nel rumore di fondo.
Rispondi
di claude77 [user #35724]
commento del 28/06/2024 ore 10:24:15
Bell'articolo. Ho sentito e letto diverse critiche rispetto a quello che è stato detto da Britti rispetto alla sua intervista in cui parla del fatto che non ha studiato e che non è necessario studiare.
Secondo me è stato travisato perchè lui ha semplicemente detto che nel suo approccio al blues vuole mantenere salda e chiara la parte di spontaneità e libertà e studiare scale su scale potrebbe alterare questo meccanismo.
Il suo approccio e il suono suono nasce dall'istinto e dall'orecchio ben allenato.
Non ci trovo niente di strano e non mi sembra una critica allo studio, ma bensì il punti di vista di un chitarrista e siccome suona come pochi al mondo credo che vado ascoltato quello che dici e sicuramente non criticato.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 28/06/2024 ore 11:16:2
Anche secondo me è stato totalmente travisato, come accade spesso.
Robben Ford non sa leggere la musica, ma questo non significa che entrambi non conoscano a fondo lo strumento, e credo che di tempo sopra ne abbiano passato un'infinità.
Rispondi
di claude77 [user #35724]
commento del 28/06/2024 ore 11:27:0
Esattamente. E ne potrei citare molti altri, Hendrix fra tutti che tutti dicono che era solo talento etc. etc. ma nella sua biografia, se la leggi, c'è scritto che suonava talmente tanto che a volte si addormentava con lo strumento in mano.
Credo fortemente nella didattica e sono un docente della scuola superiore, ma se poi altri ci arrivano per strade alternative tanto di cappello.
Rispondi
di f.n [user #3760]
commento del 28/06/2024 ore 11:56:12
E comunque Giovanni All'Heavy lo piglia per il culo a Britti sul tema che è un piacere :)
Ciò detto, bravo lui che (bravo davvero è!) che se la suona senza aver studiato, che poi secondo me lui stesso travisa il senso del concetto "studio" ed è a sua volta travisato. Se ti prendi un brano, quale che sia, e te lo tiri giù a orecchio e senti e capisci i meccanismi che ci sono dietro una progressione di accordi o la scelta delle scale sotto un passaggio particolarmente godurioso, che stai facendo, se non "studiare"?
Rispondi
di paolo.cesario@siconsulting.biz [user #60030]
commento del 28/06/2024 ore 12:33:31
la musica è linguaggio. conoscere un linguaggio ha molteplici sfaccettature. un linguaggio si usa per comunicare, prima necessità basilari, ma poi con il linguaggio evolve il pensiero e quindi la complessità dei concetti da comunicare. poi (poi!) sorge la necessità di tenere memoria di tali pensieri e nasce la scrittura. Con la scrittura evolve la complessità e qualcuno nota come alcune forme con cui il pensiero viene espresso sono ripetitive e nasce la sintassi. Tutti in una popolazione si esprimono, molti esprimo pensieri, pochi esprimono pensieri complessi e li scrivono e molti li ascoltano, meno li leggono. saper leggere e ripetere ad alta voce con buona dizione senza essere in grado di fare l'analisi logica e sintattica di un periodo può fare di te un ottimo attore, ma non un professore di italiano, non è invece detto che un buon professore di italiano sia in grado di capire un concetto filosofico complesso e neanche che essere in grado di capire la filosofia ti renda un buon attore sul palcoscenico. eppure ciascuno di questi potenziali ruoli che ruotano intorno al linguaggio richiede conoscenza, sfumature diverse di conoscenza. Indubbiamente se la conoscenza si allarga anche agli altri campi limitrofi (avere capacità di comprensione di pensieri complessi può facilitare l'essere un buon attore, sapere scrivere in modo chiaro può aiutare la comprensione della sintassi di scritti altrui, etc.) a mio parere la cosa non può essere riduttiva, ma solo ampliare le vedute. Quindi, pur accettando la soggettività del punto di vista, ritengo che il pensiero di Alex "la conoscenza può tarpare la spontaneità" sia solo paura dell'ignoto non dissimile da chi rifiutava di osservare le stelle nel cannocchiale di Galileo. Comunque questo non significa che ciascuno dei tanti ruoli che possono ruotare intorno all'uso del linguaggio non abbia una sua specifica conoscenza, che tutti questi livelli di conoscenza abbiano pari dignità, e soprattutto che la sola lettura non possa essere classificata come conoscenza, ma ne sia solo un elemento di base, non necessario ma sicuramente utile ad aprire porte a livelli superiori di conoscenza. Analizzando la storia, la chiesa ha proibito la lettura delle sacre scritture al popolo per secoli; una volta diffusa la stampa della bibbia la gente ha cominciato a pensare con la propria testa ed sono nati i movimenti protestanti, ai tempi forma di ribellione al potere centrale; quindi pensare la lettura del linguaggio possa essere tarpante e non liberatoria mi sembra abbastanza antistorico. Io non ho mai imparato a leggere la musica (ma ne conosco ed ho studiato la "sintassi", ho studiato e spiegato armonia a un amico che doveva fare l'esame al conservatorio e subiva la materia come inutile in quanto voleva solo sedersi al piano e muovere le dita seguendo i pallini) e non mi sento più libero, mi sento limitato, questo non mi porta a superare questo mio limite, solo e unicamente perché sono pigro. l'ignoranza non può essere sinonimo di libertà, lo diventa se siamo noi stessi a convincerci di questo (come i cardinali che non volevano guardare nel cannocchiale).
Rispondi
di wespaul [user #36426]
commento del 28/06/2024 ore 13:40:39
Il Sig. Britti è certamente un bravo chitarrista, ed il percorso che ha scelto per diventarlo è stato senza dubbio efficace. Detto questo, pensare che lo studio formale della teoria musicale sia in qualche modo limitante per la creatività o per lo stile di un musicista, lo ritengo un messaggio sbagliato nei confronti di chi si avvicina alla musica. Studiare fa molto bene, è solo faticoso :).
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 28/06/2024 ore 15:09:33
Io lo ritengo un messaggio chiaro e largamente condiviso, in quanto di 10 che escono dalle scuole, 9,9 suonano tutti UGUALI.

Insegnare la chitarra moderna è diventato solo un business.
Rispondi
di wespaul [user #36426]
commento del 28/06/2024 ore 15:26:21
Il messaggio è chiaro. Quanto sia largamente condiviso non lo so. Faccio fatica a capire come una maggiore conoscenza e consapevolezza del linguaggio possa limitare un musicista. In più se sei scarso non studiare non ti salverà :)
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 28/06/2024 ore 15:46:27
Intanto si dovrebbe smettere di metterla sul "faticoso": qualsiasi professionista potrebbe dedicare tempo allo studio teorico, non vedo quale fatica possa essere, si fa in poco tempo e non è così complicato. Non parliamo di astrofisica.
Credi che Britti non voglia studiare per pigrizia, per bighellonare in piscina? Dai su...si faceva il culo più di tanti che prendono il pezzo di carta e poi credono di sapere tutto, te lo assicuro. Dedicarsi alla musica è un piacere, o lo fai sui libri o sullo strumento, non cambia.

Se sei scarso, studiare o non studiare non cambierà quello che sei, l'importante è fare quello che ci piace e che ci è utile.

>Faccio fatica a capire come una maggiore conoscenza e consapevolezza del linguaggio possa limitare
Studi una cadenza? Sarai obbligato a suonarla, pure se non ti è mai passato per la testa. Un ragazzo che già suona cose di testa sua, studia una diminuita e avrà una fortissima tentazione di inserirla, venendo meno alla sua natura spontanea (prendila come semplice esempio).
Rispondi
di wespaul [user #36426]
commento del 28/06/2024 ore 16:10:42
Lo studio per come lo intendo io è impegnativo. Porta via tempo e risorse e per quanto ci si debba divertire suonando, farlo cercando di evolvere costa fatica.
Chiaro che se sei dotato e ti riesce naturale un certo linguaggio (il blues nel caso di AB) anche senza conservatorio vai benone, ma suonando solo d'istinto il tuo vocabolario sarà necessariamente limitato dal tuo talento naturale. SRV in "Riviera Paradise" suona si naturale su sol minore !! ma lui riusciva a vendertela perchè il suo talento e la sua intenzione glielo consentivano.....non tutti sono SRV, per questi è meglio studiare. Ma è solo la mia opinione ovviamente.
Rispondi
di Oliver [user #910]
commento del 01/07/2024 ore 12:19:40
Non intendo entrare nel merito della questione studio vs istinto e credo di avere capito il senso del tuo esempio, ma sentire dire "SRV in Riviera Paradise suona si naturale su sol minore" ha avuto su di me lo stesso effetto di un gavettone di brodo freddo :))))
Rispondi
di wespaul [user #36426]
commento del 01/07/2024 ore 12:45:50
:))))
Sono stato poco accurato... al minuto 1.55 suona si nat su mib maj7 . (non molto meglio :))
Ma era Stevie, lui poteva.
Ricordo che un mio insegnate mi disse : "se puoi vendere una cosa del genere, con l'intenzione, con il groove, con quello che vuoi, allora va bene ..." inutile dire che io non ci proverei mai :))
Rispondi
di Oliver [user #910]
commento del 01/07/2024 ore 16:32:14
Aaaagh! Così peggiori le cose :D
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 02/07/2024 ore 10:20:51
Premesso che puoi suonare qualsiasi nota su qualsiasi accordo, mi tocchera' andare a sentire sto Si dove sta infilato.
A memoria, non ricordo note sbagliate di SRV, se non consideriamo i bending a meta' tra la IIIm e III, o tra IV-aug e V che nella teoria accademica non esistono, ma che chiunque abbia ascoltato Albert King conosce bene.
Rispondi
di wespaul [user #36426]
commento del 02/07/2024 ore 10:38:25
Oddio, si può suonare tutto e chiamarlo "suonare out", ma che sia sempre gradevole anche no.
Detto questo chitarristi come SRV e bluesman simili spesso suonano note non ortodosse in termini armonici, ma lo fanno con molto mestiere e le fanno risultare piacevoli. Il mio punto era solo : se non sei SRV studiando hai più consapevolezza di quello che fai e questo può solo giovarti.
Nello specifico glissa il si dal sib e poi l'armonia torna a mi minore quindi lo si percepisce come una dissonanza ma che tutto sommato "tira" verso la risoluzione ... ci sta, ma solo se hai una piuma gigante che esce dal cappello :))
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 02/07/2024 ore 14:54:35
>si può suonare tutto e chiamarlo "suonare out",

In realtà non è out
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 28/06/2024 ore 15:53:45
Ora che ricordo, una volta ho incontrato Alex, stava per fatti suoi con l'acustica e suonava per sè stesso senza mai fermarsi, e mi disse proprio "se non mi fermi, io vado avanti per ore".

E' questione di passione.
Rispondi
di wespaul [user #36426]
commento del 28/06/2024 ore 16:11:38
Ma su questo non c'è dubbio! D'accordo con te al 100%.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 29/06/2024 ore 20:48:02
Perchè non hanno nulla da dire. Senza, suonerebbero solo power chords quindi meglio studiare.
Rispondi
di wespaul [user #36426]
commento del 01/07/2024 ore 09:27:15
esatto.
Rispondi
di Daffy Dark [user #64186]
commento del 28/06/2024 ore 14:33:42
Io non ho carpito il succo del discorso di questo articolo,
sicuramente per mia negligenza..
Hai cominciato parlando di una dichiarazione di Britti su cosa ne pensa dello studio della musica, poi sei passato a quello che propongono le nuove scuole di musica a livello didattico, sul fronte chitarristico,
poi hai tirato fuori il discorso delle nuove leve del pop e di come la chitarra sia passata in secondo piano ma pur sempre rimanendo presente nei dischi degli artisti pop moderni.
Poi dici di aver venduto buona parte dei tuoi strumenti perché stanco di vederci sopra la polvere sulla nostalgia perché affossa la passione.
Chiedo scusa ma faccio fatica a mettere a fuoco l'argomento o più semplicemente faccio fatica a capire ciò che veramente vuoi esprimere quando dici nel titolo del post ecco come vedo io la chitarra oggi.
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 28/06/2024 ore 16:51:06
Confesso che anch'io non ho capito il filo. L'ho preso più come uno sfogo generale e generico che esprime uno stato d'animo di questo momento, quindi giù ho commentato per punti.
Rispondi
di francescoRELIVE [user #13581]
commento del 28/06/2024 ore 16:19:0
Scusate, avevo inviato questa mia riflessione pensando di vederla nei post ma è finita come articolo.
In ogni caso, è molto bello e formativo leggere i vostri commenti, grazie!
Rispondi
di Francescod [user #48583]
commento del 28/06/2024 ore 16:46:34
Io, quando vi lamentate di album senza chitarra, davvero non capisco e mi chiedo che mer.a di musica ascoltiate. Di recente ho comprato quattro cd (sì, io compro i cd per finanziare gli artisti che mi entusiasmano, e non mi piacciono quelli che si lamentano della musica attuale ma poi non ci spendono nulla). Dicevo ho comprato quattro album in cd, tutti del XXI secolo e sono pieni zeppi di chitarra. Uno di Simon McBride, uno di Philip Sayce, uno di Kenny Wayne Shepherd e uno dei Blackberry Smoke. Manco a dire che parliamo di album per soli musicisti, perché sono tutti assolutamente godibili, anche cantati, con ottimi brani.
Il discorso poi dei giovani e della presunta disaffezione verso la chitarra mi fa vomitare (perdonatemi la franchezza, non sono qui per insultare, ma consentitemi di esprimermi spontaneamente, non ce l'ho con nessuno a livello personale). Ma che ne sapete voi dei giovani? I miei genitori di musica non ci capivano un accidente, non sapevano nulla più di sanremo eppure si sono ritrovati due musicisti amatoriali in casa ed entrambi collezionisti di chitarre elettriche. Avrebbero dovuto deprimersi perché stavamo intraprendendo un percorso diverso dal loro? No, ci hanno lasciati liberi e stop. Fate quello che vi pare e lasciate stare i giovani, che sapranno fare da sé come è sempre stato nella storia.
Detto ciò, la prossima settimana mi compro il decimo ampli valvolare. Non vanno più? Ci sono i modeler? A ognuno il suo. Vi piacciono i modeler? Bene, bravi, comprateveli e parlatemene, così mi magari un giorno mi compro anche quelli. A me piacciono i valvolari? Me li compro, non è che devo seguire la strada degli altri sennò mi sento solo.
Capirei se uno mi dicesse che non riesce a finanziare una passione perché non ha soldi, ma i discorsi da depressi già a trenta-quaranta-cinquant'anni non li reggo.
Britti? Boh, mai sentite le sue canzoni a parte un paio di brani che penso risalgano a vent'anni fa o forse più. Però ho saputo di recente che ha fatto anche un album strumentale con tanta chitarra, quindi me lo compro e me lo sparo. Ha studiato, non ha studiato: ma chi se ne frega. Io per 25 anni non ho studiato nulla, ma da qualche anno ne sento l'esigenza e lo faccio, sempre chitarra in mano, per espandere i miei orizzonti. Non è che lascio perdere perché qualcuno dice che lui non ha studiato.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 29/06/2024 ore 20:46:45
Questo elogio del non studiare io non lo comprendo. Non lo comprendo per un amatore: anche se suoni a orecchio ti mancano gli strumenti per capire in modo profondo cosa stai facendo e come evolvere. Per un professionista, non ne parliamo. Ma che problema c'è a studiare? io non vado da un maestro da 30 anni ma ho studiato teoria, armonia, improvvisazione. So fare cose che non sapevo, e di quelle che sapevo, ora capisco il senso. Boh. "a orecchio."
Rispondi
di Beppe Brown [user #65726]
commento del 30/06/2024 ore 18:49:48
Intanto buonasera, sono new entry.
Si sa, i terremoti musicali sono stati sempre creati da autodidatti, Holdsworth per dirne uno a caso, o Hendrix o Van Halen o altri.
Per mio conto, suonavo da 40 anni, autodidatta con ottimo orecchio (si imparava dalle cassette o dai dischi). Fino a che non ho conosciuto i famosi "studiosi" e li mi sono bloccato.
Impostazioni sbagliate, suono sporco tra le tante osservazioni. Nel provare a correggere la postura negli anni, ho solo peggiorato la situazione, facendo tecniche non mie, guardando gli shredders giovanissimi ai limiti delle tendiniti..niente, non fa per me. Mi sono snaturato completamente. Ora sto cercando di rimediare ma è davvero difficile.
Sono d'accordo a metà con Alex, vero che l'istinto è la prima cosa che ti distingue dagli altri, il tocco etc. ma, indubbiamente, ad un certo punto devi almeno avere chiare le principali nozioni di armonia, ti fanno crescere. Tu già le suoni, ma non sai cosa sono e, soprattutto, non sai come impiegarle e dove.
Poi dipende cosa vuoi fare, il session? In questo caso, se non sai leggere la musica sei fuori!
Lui ce l'ha fatta con le sue forze, quindi non posso muovere nemmeno una mezza critica.
Scusate il poema da newbies!
Rispondi
di Mariano C [user #45976]
commento del 01/07/2024 ore 12:04:34
Il mondo della chitarra é l'unico ambito del sapere umano in cui l'ignoranza é glorificata e lo studio vilipeso
Rispondi
di melonstone [user #55593]
commento del 01/07/2024 ore 12:27:08
La discussione è molto interessante, non ho ben compreso il senso generale del post ma provo a dire la mia. Si sta facendo un gran parlare dell'intervista di Britti, che anche io vedo "travisata". Britti non è il primo e non sarà l'unico a dire quelle cose. D'altronde gran parte della musica che abbiamo ascoltato e che ci ha fatto imbracciare lo strumento non è detto che sia figlia di grandi studiosi dello strumento. Ad esempio i bluesman, beh è assodato che fossero autodidatti. Se il discorso si ferma a Britti, siamo tutti consapevoli che lui " va bene com'è", nel senso che ha un talento ed un playing che è perfetto per quello che fa. Se mettiamo Britti all'interno della Chick Corea Elektric Band è chiaro che non è adatto, perchè c'è bisogno dello studio dello strumento per dialogare in certe situazioni.
Vorrei però aprire un altro fronte, che FrancescoRELIVE accenna solamente, cioè la questione musica, corsi etc... Siamo bombardati dalle proposte commerciali degli influencer, ognuno di loro ha un corso in vendita, qualcuno addirittura una piattaforma piena di contenuti. Io sono uno curioso per natura, per cui mi sono abbonato, ho comprato anche corsi da altre parti...beh, sono rimasto molto deluso: tanta approssimazione, poco approfondimento. Ad uno di questi, che millanta di rispondere a tutti, ho scritto dopo aver acquistato un abbonamento: volevo sapere se aveva pensato a percorsi più approfonditi, ma non mi ha mai risposto.
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 02/07/2024 ore 10:33:26
Non mi sono abbonato, ma dalla quantita' dei corsi (sono centinaia) e da come vengono presentati, il sentore che fossero delle sonore fregature l'ho avuto subito. Cosi come reputo deleterie molte scuole di musica, che diciamolo senza paura: servono solo a far campare chi insegna.
Rispondi
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