"Ivan Graziani è stato uno dei più grandi artisti che abbiamo avuto nel nostro Paese. Il suo era un talento assoluto. Se facevi il rocker non potevi essere cantautore e se facevi il cantautore non dovevi utilizzare delle sonorità rock. E lui mette insieme queste due cose… il che è geniale, pioneristico in Italia."
Andrea Scanzi.
Ci sono almeno tre ottime ragioni per riscoprire, sul finire di questo 2024, Ivan Graziani e la sua musica. Prima di tutto, perchè è stato un raffinato autore di canzoni: Monna Lisa, Agnese, I lupi, Pigro, tra le tante. In secondo luogo, perchè potrebbe essere l’opportunità per celebrarne il genio e magari far giungere il suo nome alle orecchie dei più giovani sull’onda del recente omaggio che, tramite Lugano addio, ha avuto luogo a X Factor: un programma il cui pregio - oltre ai ben noti difetti - è sicuramente quello di saper parlare al cuore delle nuove generazioni. L’ultima ragione, la terza, è quella che potrebbe stuzzicare la curiosità dei lettori di Accordo. Stiamo parlando dell’abilità chitarristica di Graziani, uno dei più rivoluzionari musicisti rock nostrani, un personaggio ironico, brillante, scomodo, a torto sottovalutato, che in vita - nell’arco di trent’anni di dischi e concerti - ha saputo dare dimostrazione sia di una solida padronanza tecnica sia di quegli ingredienti che fanno, da sempre, la reale differenza: cuore, originalità, fantasia e gusto.
Tra le composizioni in cui l’inconfondibile tocco del cantautore - sardo di origine, ma nato in Abruzzo - emerge con fragore, svetta Il chitarrista. Un brano travolgente, costruito attorno ad un riff orecchiabile e serrato, la cui strutturazione - per chi ancora non l’avesse ascoltato - non dispiacerà ai cultori degli Eagles (vedi Life In The Fast Lane) e dei Fleetwood Mac (quelli di Oh Well).
"Ho un ricordo molto vivido di mio padre mentre disegna. Aveva fatto gli studi artistici, era illustratore e fumettista. Ogni occasione era buona per disegnare. Quando andavamo in vacanza o fuori qualche giorno, aveva sempre il suo libretto dietro e disegnava tutte le persone che vedeva…"
Filippo Graziani
In rete, delle molte testimonianze legate all’artista di Teramo, che assieme alla musica coltivava un’inesauribile passione per il disegno, ne esistono alcune davvero imperdibili. Ad esempio, il filmato in bianco e nero con la lunga, divertente intervista realizzata per l’emittente Videomusic, che “fotografa” Graziani nell’ambiente domestico, tra le stanze di casa, in compagnia del figlio Filippo ancora adolescente e la moglie Anna Bischi, e in studio immerso tra le chitarre: da notare, a tal proposito, uno splendido modello di «Gibson 345 stereo con tanto di Bigsby!» che Graziani imbraccia per una versione improvvisata e strumentale del brano sopra citato.
Consigliamo poi di ritagliarvi mezz’ora di tempo per ascoltare gli aneddoti e i racconti personali di Filippo Graziani che, ospite negli studi Rai, simboleggia con la sua presenza quanto siano importanti i legami familiari e la forza di volontà che porta a mantenere viva la memoria di chi non c’è più, soprattutto riguardo all’opera di un artista che, come in questo caso, bisognerebbe - data la sua enorme influenza nel panorama della musica italiana dagli anni Settanta ad oggi - citare e diffondere maggiormente. La voce, lo stile sulla sei corde e i tratti somatici del secondogenito di casa Graziani, inoltre, sulla scia di altre celebri dinastie (Buckley e De Andrè, in testa) hanno il potere di infondere nel pubblico di appassionati la meravigliosa impressione che il creatore di capisaldi assoluti quali I lupi (1977), Pigro (1978), Agnese dolce Agnese (1979), Viaggi e intemperie (1980), Seni e coseni (1981), in qualche modo non se ne sia mai realmente andato. Quella di Filippo Graziani è un’opera di divulgazione da seguire, rispettare e sostenere con impegno.
"Un chitarrista straordinario. Per tutta la vita è stato un carissimo amico, proprio un fratello."
Eugenio Finardi
Aggrappandoci ai versi di Lugano addio, non ci resta dunque che alimentare la fiamma dell’eredità di Ivan Graziani, studiandone il repertorio, rispolverandone le collaborazioni (in primis quella storica con Lucio Battisti), godendo delle sue performance televisive, leggendone i testi - anche questi - magnifici, andando alla ricerca dei suoi dischi (sebbene spesso risultino introvabili o a prezzi proibitivi). Con la speranza che l’immagine di quei leggendari occhiali rossi e di quel sorriso genuino restino a lungo impressi dentro di noi stupendoci - come tutti i veri classici - ogni singola volta, ancora e ancora.
"Oh, Marta io ti ricordo così
Il tuo sorriso e i tuoi capelli
Fermi come il lago…"
Ivan Graziani, Lugano addio |