Eccoci alla prima parte vera e propria che avevo preannunciato nel precedente post, la mitica e sottovalutata fase di progetto.
Solitamente da buoni e bravi principianti presi dalla foga di vedere tutto e subito, scartiamo la fase forse più importante di un determinato lavoro, ovvero sederci, prendere carta e penna, documentarci e cercare di capire come il nostro lavoro potrebbe svilupparsi, scrivendo delle linee generali che dobbiamo necessariamente rispettare durante il lavoro manuale.
Mi son permesso di suddividere questa fase in tre parti che analizzo una per una. Intano la prima e forse quella che ci diverte di più, ovvero la scelta estetica, dobbiamo insomma decidere che forma deve avere la nostra chitarra, questa scelta però deve rispecchiare un gusto del tutto personale, se amiamo la forma stratoide, cerchiamo di ricalcare quella forma e magari migliorarla secondo le nostre esigenze e gusti.
Fatta la nostra bozza, possiamo passare alla seconda fase, ovvero quella della gestione delle misure. Voi vi chiederete ma a cosa serve? In realtà è la parte più critica del progetto, poiché si va a verificare con mano l'ingombro dello strumento, la sua vestibilità e la sua efficacia estetica, insomma si controlla per bene se la sagoma da noi pensata e sviluppata con la matita su un anonimo pezzo di carta possa davvero esser una chitarra decente ed equilibrata nelle forme. Per fare questo il consiglio dei liutai che mi hanno dato una mano in questa pazzia, è quello di procurarsi un pannello di compensato o qualsiasi altro materiale rigido ed economico, per poterci disegnare sopra la sagoma che pensiamo possa esser quella definitiva e vedere se a occhio può risultare comoda e proporzionata, se l'esame “dell'occhiometro sveglio” è stato superato si passa al taglio della sagoma e si prova una prima vestibilità, ovvero si valuta se la forma impedisce un movimento adeguato delle braccia e mani. Se avete notato, queste fasi somigliano tantissimo alla prova di un vestito sartoriale, infatti non vi faranno mai provare una giacca bella e finita per poi doverla distruggere completamente ma solo un pezzo di stoffa che costituisce l'ossatura dell'abito...spero di non aver causato qualche conato di vomito a nessun sarto con le mie licenze linguistiche...eheheh.
In questa fase non dovete scegliere la lunghezza della scala o la disposizione dei pickup, e nemmeno decidere se montare un ponte fisso o uno mobile, dovete solamente limitarvi a dare delle proporzioni adeguate a ciò che avete in mente...se volete montare 15 pickup per esempio, non farete sicuramente un body corto e piccolo, allo stesso modo se decidete di mettere un Floyd, si deve considerare l'ingombro di questo tipo di ponte, insomma è bene essere approssimativi nel decidere la sagoma, ma senza esagerare, dato che solitamente si ha già una mezza idea dei legni, pickup, ponti, scala e numero dei tasti che andremo a inserire nella nostra chitarra.
La terza fase del progetto è quella dove decidiamo come unire il manico al corpo. Analizziamo i tre casi principali e più noti:
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Manico avvitato: Questa è forse la costruzione più semplice, dico forse poiché bisogna fare qualche conticino. Una buona chitarra deve avere un buon legno, questo deve permettere alle vibrazioni di propagarsi per tutto il suo volume, ma se seguiamo alla lettera la fisica, le vibrazioni si trasmettono meglio in un corpo omogeneo (dico omogeneo e non rigido poiché per sua definizione un corpo rigido nella realtà non esiste, e non permetterebbe nemmeno la propagazione del suono...), se uniamo male lasciando dell'aria tra corpo e manico, smorziamo le vibrazioni, riduciamo sustain e perdiamo una discreta potenza sonora, quindi un manico avvitato richiede una notevole perizia nello scasso sul body. Infatti il manico non deve entrare facilmente su di esso, ma deve essere “aiutato” con qualche colpetto di martello, questo per assicurarsi di possedere un corpo il più possibile omogeneo anche sfruttando legni diversi.
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Manico incollato: Questa operazione richiede più tempo, pazienza e lavoro, poiché il corpo è più libero di vibrare assieme al manico dato che sono uniti mediante l'uso della colla; ma è anche vero che incollare male due pezzi di legno ed esser presi dalla fretta può farci avere mentre accordiamo una chitarra divisa in due...anche in questo caso però la giunzione manico-body dev'essere estremamente serrata, poi una buona colla per liuteria farà il resto.
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Corpo e manico in un pezzo unico: sembrerebbe la soluzione migliore, ma ci sono problemi di scelta di materiali e carichi di sforzo notevoli, solitamente la scelta di questo tipo di costruzione vincola anche l'ergonomia della chitarra, un manico troppo sottile potrebbe fare una brutta fine se non ci si preoccupa di inclinare la paletta in un certo modo ed evitare così una precoce rottura. Ecco perché solitamente si trovano questo tipo di chitarre con l'unione di più legni...serve sia per il suono che in particolar modo per la robustezza generale dello strumento.
Le considerazioni meccaniche (spesso ignorate da molti liutai, ma acquisite inconsciamente con l'esperienza...) le farò in seguito per ciascun tipo di assemblaggio.
Possiamo anche considerare chiusa la Fase di Progetto e ci vediamo alla prossima puntata con la scelta dei materiali...