Mentre scrivo questo post sul computer scorre Stop Making Sense.
Che film stupendo e che concerto incredibile.
Che ricordo... David Byrne era venuto a Roma a presentare il film. L'ho placcato in una stanzetta, mi sono fatto autografare un disco, mi sono fatto scattare una foto con lui, ci ho fatto quattro chiacchiere. Era timidissimo, quasi spaventato dalla mia furia di domande, dalla mia emozione di stare parlando con il mio più grande eroe del momento (avevo circa 17 anni).
Nel frattempo il cinema si era riempito, lui mi congeda sale sul piccolo palco di fronte allo schermo per una breve presentazione ed era un'altra persona: l'animale da palco che si vede nel film e nelle mille altre occasioni in cui lo abbiamo visto.
Rivederlo ora mi rendo conto della genialità di quella musica e di quegli spettacoli. E di quanto questi arrangiamenti ricchi ma pulitissimi e questi assoli nevrotici ed esasperati, una musica cerebrale e divertente allo stesso tempo, abbia influenzato non solo il mio modo di ascoltare la musica ma anche di vedere il mondo.