Una sera di Aprile di un anno fa il ragazzaccio quasi cinquantenne che vi scrive, tornando dalla sala prove, decise di fare sosta con la band per un bel birrone in un piccolo pub di paese e fu così che, appena entrato, immediatamente la vide: era una chitarra elettrica tristemente adagiata su di una mensola sotto la quale il gesticolante del posto preparava panini, focacce, pizzette ed altre schifezze di vario tipo; la poverina era sporca, con le poche corde rimaste allentate, era davvero lurida come una fogna di Calcutta e gli anni di inattività sopra quella mensola l’avevano ricoperta di polvere e fumi di cucina da renderla proprio impresentabile.
Immediatamente il ragazzaccio posò gli occhi sulla paletta per cercare di sapere il suo nome e sotto lo strato di unto lesse un logo dorato che gli anni non avevano stinto: Takamine, “…cazzo, ma è una solid body!” pensò; lo sguardo mise a fuoco una scritta bianca: sulla placchetta di plastica nera che copriva la truss-rod era incisa una sigla: GZ-300, “mai sentita nominare… e sì che di chitarre ne conosco…” pensò ancora, con commozione notò subito che la miserella aveva la paletta brutalmente spezzata e malamente rincollata, il fato però aveva voluto risparmiare il logo che era rimasto miracolosamente integro.
Il ragazzaccio imprecò a denti stretti a quella vista indegna, si sedette insieme ai suoi amici e cominciò a sorseggiare in silenzio la birra che nel frattempo Mau, il batteriologo, gli aveva ordinato ma ad un certo punto nella sua mente scattò qualcosa: si alzò e tornò da lei, i suoi compagni di avventure lo guardavano strano, capivano che stava per succedere qualcosa ma non sapevano cosa e lo chiamavano: lui non rispondeva, come ipnotizzato passeggiava intorno a lei con la birra in mano senza berla, come se la caraffa in quel momento fosse diventata solo un qualcosa che gli era rimasto attaccato per caso, come una cicca sotto le scarpe.
Paolo, questo il nome del ragazzaccio, passeggiava lentamente a destra e sinistra continuando a fissare la sei corde ferita e così cominciò a notare la sua linea leggera, elegante, era una forma nota ma allo stesso tempo era originale: “una 335 più piccola, come le Gibson Melody Maker dei primi anni ’60, a doppio cutaway” riflettè e poi, scacciando quasi con fastidio quelle nozioni, osservò attentamente il binding multiplo sul body in tiglio: l’ornamento a 6 strati bianchi e neri circondava un top bombato in frassino con venature magnifiche, lo sguardo si spostò sul manico in un unico pezzo di mogano e Paolo cominciò a valutarlo: era lungo e sottile, da velocista come in genere lo sono i manici delle giapponesi, tutti e 22 i tasti erano facilmente accessibili e Paolo notò che la tastiera era in ottime condizioni: era solo sporca… ma solo Dio sa quanto!
Questa particolare e sconosciuta signora stava esercitando sul nostro personaggio un’attrazione che egli non provava più dai tempi dell’acquisto della sua amata Les Paul, lentamente il suo sguardo ritornò sul body e così notò che i potenziometri ed il selettore dei pick up erano posati in precisi vani e l’incasso si raccordava al top con una curva morbida, precisa, elegante, una finezza rara per una chitarra che doveva avere parecchi anni… e chissà come aveva suonato…. Già, i pick up: due humbucker, su quello al ponte era visibile una scritta a Paolo molto nota: Seymour Duncan e non c’era ragione di credere che anche l’altro non lo fosse, dunque questa signora suona bene oltre che ad essere bella, sì perché in lui ormai c’era questa convinzione: era bella, dannatamente bella, cazzo se era bella! …e decise che la voleva!
Come un criceto anfetaminico Paolo cominciò ad aggirarsi per il locale e tracannò d’un fiato la sua birra, farfugliò qualcosa ai suoi amici che oramai lo davano per andato, qualcosa del tipo: “chi c’ha una sigaretta che sono nervoso?” e così insieme a Mau, il suo batteriologo, si diresse fuori dal locale: l’aria frizzante di quella fresca nottata ed il gusto pieno della Marlboro sembrarono placare per un po’ quella strana emozione che lo pervadeva, un’emozione che era la somma della rabbia nel vedere una bella signora così malamente trascurata e l’eccitazione per questa nuovo incontro, terminato il suo vaporetto il giovane (va be’…si fa per dire…) aspettò che il buon Mau facesse altrettanto, insieme rientrarono poi nel pub e mentre l’amico si riaccomodava ordinando altre due medie Paolo, con ben simulata calma, si diresse verso il bancone dell’animale che aveva permesso tutto questo e, con la scusa di aspettare le birre ordinate, cominciò a chiacchierare amabilmente con il dispensatore di bevande fino a che il discorso scivolò “casualmente” su quella poveretta abbandonata a se’ stessa: “Era la mia chitarra di quando ero ragazzo…, un giorno mio fratello ha inciampato in sala prove e gli è caduto sopra rompendola…, adesso la tengo lì per bellezza…”. MI SPIEGHI DOVE CAZZO STA LA BELLEZZA PEZZO DI CAROGNA??? MERITERESTI DI STARE TU APPESO LI’, INSIEME A QUELL’IMPEDITO DI TUO FRATELLO!!! Questo fu quello che balenò nella mente di questo intrepido cavaliere ma, per fortuna, riuscì a scollegare in tempo la lingua dal cervello… la cosa era diventata ormai troppo importante per farsi prendere dalle emozioni e così, sfoderando calma olimpica ed un sorriso pacioso, Paolo disse: ”Sai, io mi diletto di musica, mi piace il modellismo e fare aggiustaggi vari… E’ molto carina la tua chitarra e mi piacerebbe provare a rimetterla a posto… Che ne dici?” Per un attimo l’aria si tese e sembrò che i secondi diventassero minuti… poi la risposta dell’oste riempì il cuore di Paolo di una gioia tale che solo la paraculaggine accumulata in tanti anni “on the road” gli impedì di saltare il bancone ed abbracciare quella figura che fino a qualche istante prima gli sembrava priva di anima, con gioia estrasse dal portafogli i 50 simbolici Euro richiesti, accolse tra le sue braccia quella sventurata che, ne sono sicuro, gli sorrise ed insieme si diressero verso casa.
Cari amici accordiani spero abbiate apprezzato questa storia, se davvero fosse così vi racconterò il seguito con un linguaggio meno prosaico e molto più tecnico.
Seguo da un paio d’anni gli argomenti trattati su questo sito ma solo da poco mi sono iscritto per partecipare perché dopo aver avuto tanto mi è venuta voglia di dare: sicuramente posso trasmettere un po’ di esperienza, conoscenza e passione, tanta passione per questo fantastico mondo che è la musica, le chitarre e… perché no, anche noi chitarristi.
Un abbraccio a tutti voi.
Paolo
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