Ciao amici di Accordo, come promesso ecco la seconda parte del mio racconto, come anticipato questa volta sarò un po’ più tecnico e meno …pittoresco.
La prima cosa che ho fatto appena arrivato a casa è stata quella di tendere leggermente una corda, collegare la chitarra all’ampli e sentire se suonava: era viva, i potenziometri ed il selettore funzionavano regolarmente con un leggero rumore quando li azionavo ma è un problema che se n’è andato dopo qualche settimana di uso. A quel punto l’ho completamente spogliata dell’elettronica e di tutto l’hardware, ho staccato anche il capotasto che era malfermo dopo la botta presa ed ho cominciato a pulirla: non sto a dirvi come e con cosa l’ho fatto perché comunque era una pulizia di massima e non vi dico l’ira di Dio che le ho tirato giù, alla fine dell’operazione sembrava pesasse mezzo chilo di meno!!! Dopo 3 ore me ne sono andato a letto stanco morto ma contento, non me ne ero accorto ma erano le 5 del mattino!
Il giorno dopo ho riesaminato la rottura della paletta: era veramente brutta anche perché interessava un buco delle meccaniche ed il vano di accesso al truss-rod ma la cosa peggiore è che era stata reincollata con un mastice che sembrava la colla per incollare gli zoccoli dei pavimenti di casa (la BISON!) e quindi il grosso del lavoro era togliere i residui di colla dai pezzi prima di reincollarli. Ho deciso di far fare questo lavoro ad uno del mestiere e così, abitando a 45Km da Cremona, l’ho portata nella città dei liutai dove tra l’altro ha sede l’Azienda per cui lavoro e quindi, conoscendo un po’ di gente, ho chiesto in giro e tutti mi hanno fatto un solo nome per quel tipo di operazioni: Eros Barcellari. Sarò eternamente grato ad Eros per la qualità dell’operazione fatta anche perché ha dovuto applicare sul retro un tassello in mogano per irrobustire la riparazione e rimodellare poi il raccordo tra manico e paletta, un lavoro coi fiocchi che non pregiudica assolutamente la suonabilità di questa bellezza. Dopo tre settimane il buon Eros mi ha riconsegnato la chitarra perfettamente guarita e con la paletta riverniciata: frontalmente la frattura non si vedeva più perché la verniciatura nuova è stata sfumata sulla vecchia mentre sul retro si vede la forma regolare del tassello applicato, Eros mi ha chiesto se volevo riverniciare il retro della paletta e sfumarla al manico: ho preferito tenere tutto naturale visto che il manico non era verniciato, ovviamente anche il capotasto è stato reincollato a dovere.
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Tornato a casa ho cominciato a lavorare sul top: con carta vetra finissima (480) ho eliminato le macchie del top: ho carteggiato seguendo il senso longitudinale della venatura, con estrema leggerezza; tutta la chitarra non ha mai avuto addosso un grammo di vernice con la sola eccezione del fronte della paletta di conseguenza il lavoro è stato più facile non dovendo rimuovere nessuna verniciatura ma è stato lungo comunque; il buon Eros inoltre ha notato una leggerissima fessura tra le due tavole del top: l’applicazione di un eventuale colorante avrebbe esaltato la riga di fessura ed allora gli ha inserito un sottilissimo listello di acero chiudendola in modo pressoché invisibile. Una volta ripassato tutto il top con la carta vetra ed eliminate tutte le macchie e le sporcature l’ho verniciato a pennello con due mani leggere di impregnante color noce badando a tirare bene il liquido ed evitando ristagni e colate (1 giornata di intervallo tra una mano e l’altra). A verniciatura conclusa ho leggermente “accarezzato” il top con la carta vetra sempre finissima per enfatizzare il contrasto della venatura ed infine gli ho dato una mano di una vernice trasparente a base di cera che uso normalmente quando rimetto in sesto le persiane di casa, ATTENZIONE: non è il classico flatting che col tempo si sfoglia ma è quasi come un olio che impregna leggermente e protegge il colore del legno dalla luce e dal calore del sole, la cosa bella di questo prodotto è che asciugandosi si “tira” da solo ed osservando la tavola di riflesso non si vedono assolutamente i segni del pennello: sembra proprio che non ci sia su niente e dona al legno del top un aspetto naturale veramente “caldo”, U N A L I B I D I N E T O T A L E ! ! !.
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Il mogano del manico era molto ingrigito ed i tasti avevano bisogno di una bella lucidata: la prima operazione è stata quella di proteggere con del nastro di carta il legno della tastiera lasciando fuori solo i tasti, poi con i batuffoli di lana di ferro fine fine e tanto olio di gomito ho passato tutti i tasti, un po’ di SIDOL per acciaio ed un panno di cotone hanno completato l’opera tirando i tasti a specchio; per il manico sono bastate sue passate abbondanti di olio paglierino e tanto olio di gomito per tirarlo e farlo bere al legno: in questo modo il mogano ha ripreso il suo bel colore marrone-rossastro ed anche il contrasto tra il manico ed il tassello applicato per la riparazione della paletta è diminuito, stessa cosa per la tastiera: il palissandro ha ripreso il suo colore profondo.
I pick up Seymour Duncan sono del tipo scoperto, sono un JB al ponte ed il magnifico 59 al manico (io lo adoro), rock – blues classico dunque, le mascherine in plastica sono leggermente deformate e presentano delle microfratture, prima o poi le sostituirò con delle mascherine in legno ma per adesso vanno bene; ho pulito i pick up dalla polvere soffiandoci un po’ di aria compressa e spennellandoli un pochino, ho fissato un pezzetto di carta abrasiva (la fedele 480) sulla testa di gomma di una matita e ho delicatamente ripulito i poli leggermente ossidati, ho ricablato il tutto come da schema eliminando prima con la pompetta lo stagno vecchio da ogni componente e rifacendo poi tutte le saldature. Il vano dell’elettronica in origine non era schermato così con un foglio di rame sottile ho assemblato una scatola incassata a misura nel vano stesso; il fondo, le pareti ed il coperchio della scatola sono stati uniti tra di loro con dei punti di saldatura ottenendo un box chiuso a mo’ di Les Paul se dovessi reintervenire sull’elettronica basterà rimuovere con la pompetta i quattro punti di saldatura che fissano il coperchio, con un tester ho verificato la continuità elettrica del cavetto di massa del ponte ed ho saldato il cavetto alla scatola (molto bene, mi sarebbero girate le palle se avessi dovuto togliere la boccola dal top per ripristinare il collegamento).
Rimonto il tutto, notate la disposizione di pot: come vedete non sono messi come le LP perché al posto di uno di essi c’è il selettore dei pick up: chi ha pensato questa chitarra ha ritenuto più più naturale disporre i comandi tono e vol di ogni pick up in linea verticale anzichè in orizzontale, mi spiego: sulla LP ogni pick up ha i suoi controlli sulla linea orizzontale, (manico sopra e ponte sotto), sulla Taka i controlli di ogni pick up sono in verticale, idealmente sotto al pick up corrispondente (manico a sx e ponte a dx), avrei potuto rimontare i pot nella posizione tipo LP portando lo switch sotto il ponte, i vani sono identici ma ho preferito mantenere l’impostazione originale, non mi crea problemi avere i comandi disposti diversamente dalla LP.
Il coperchio che chiude il vano dell’elettronica riporta una targhetta adesiva in carta con il logo Takamine ed il n. di serie 84051828, via mail il Sig Iurilli della EkoProelGroup molto gentilmente e velocemente mi conferma che quella chitarra è il 28° esemplare prodotto il 18.05.84 (come intuite il seriale si legge a coppie da dx a sx) e che per mia conoscenza le matricole di tutte le giapponesi in genere si leggono così per cui, cari accordiani possessori di giapponesi (chitarre, naturalmente…), cosa significa il vs seriale, se prima non lo sapevate adesso lo sapete.
Le chiavi, ponte ed attaccacorde (tipo Tune – o – matic) sono rimasti perfettamente efficienti, li ho passati vigorosamente con il SIDOL per acciaio con uno straccetto morbido poi ho montato sul trapano l’utensile per lucidare ed in pochi minuti sono tornati come nuovi, avevano perso un po’ della doratura originale ma non mi dispiace l’effetto natural relic (vedeste la mia LP com’è messa eppure la trovo meravigliosa!)
Prima di rimontare le meccaniche ho riempito i fori delle viti con dei minuscoli listelli di bambù (ricavati dalle bacchette per mangiare cinese) sporcati con un pochino di VINAVIL in modo da ripristinare una buona tenuta delle viti: il bambù è ottimo per queste applicazioni in quanto ha una fibra molto dura ed è facile da sfogliare in senso longitudinale ottenendo facilmente la sezione desiderata, lo stesso sistema l’ho applicato per i buchi delle mascherine dei pick up e per i buchi delle viti dei piroli della tracolla. Ok, adesso sentiamo se suona: l’avevo già sentita che suonava inoltre sono un elettrotecnico, ho la passione del modellismo, lavoro con le mani oltre che con la testa, in teoria non dovrei aver fatto cagate ma un bel test picchiettando i pick up lo faccio prima di montare le corde: tutto ok …bene. Ecco montato un bel set nuovo nuovo di Elixir Nanowave 011 - 49, dopo tante sofferenze mia cara ti meriti qualcosa di buono… accordo ed attacco l’ampli che è acceso oramai da un’ora così le valvole sono a regime di temperatura… evvvaiiiiii….
Per le impressioni di suono non mandatemi a cagare ma vi rimando alla prossima puntata, credo che sia stata già abbastanza lunga questa….Dovrete aspettare un po’ però perché non ho una videocamera e dovrò farmi dare una mano per realizzare un video con un audio decente, credo sia inutile fare una cosa tanto per farla: se dovete sentire come suona preferisco farvela sentire bene.
A la prochaine!