Registrando per la borsa di studio di Los Angeles del mio amico batterista, i discorsi sul realizzarsi musicalmente venivano fuori spontanei.
Lui ha deciso di intraprendere la vita di musicista: alla sera concerti con un gruppo di liscio (22-23 date al mese) e durante il giorno insegnamento ad allievi.
Fra i suoi impegni comunque si riesce a ritagliare del tempo per "provare" ad accapparrarsi queste borse di studio all'estero in modo da arricchire il suo curriculum.
Più volte mi ha fatto notare che -secondo lui- ho tutte le carte in regola per potermi impegnare in progetti più grossi delle attuali coverband che mi danno modo di poter provare e sperimentare attrezzature e mixaggi ma che -ora come ora- non mi danno prospettive di crescita ad ampio raggio.
D'altronde il tempo è quello che è, accontentarsi di poter suonare piuttosto di ritrovarsi sempre a casa a buttare giù idee difficili da concretizzare senza un gruppo d'appoggio.
Forse è la soluzione che , al momento, è più sensata per me. Anche perchè ci sono in ballo una serie di variabili che mi tengono effettivamente "a freno": il lavoro come la fidanzata, gli impegni ma soprattutto l'idea che di musica non si vive.
E che la musica per ora è ancora una passione e un gusto che non vorrei perdere se iniziassi a fare le cose per un tornaconto solo personale.
Aver imparato tante cose in tanti campi (computer, audio, video, strumenti musicali ecc ecc..) mi rende fiero sì, ma mi convinco che quelle conoscenze non sono abbastanza per affrontare qualcosa di più impegnativo (a livello tecnico più che altro).
Ma il fatto che da fuori alcuni mi facciano notare "hai le potenzialità" "hai idee" "hai possibilità" mi fanno un pò meditare.
Non tanto su quello che sto facendo o su quello che posso fare, ma su quello che ho bisogno per concretizzare le mie capacità.
Allora penso ai grandi gruppi: gli U2 per esempio, bravo Bono, il delay di the edge.... ma senza il bassista e il batterista non avrebbero fatto una mazza.
O i Beatles che non sarebbero stati loro senza i 4/4 di Ringo Star (o D'Orazio nei Pooh...)
Per arrivare fino ai giorni nostri con i poppissimi Negramaro (ma che si riconoscono subito come sound)...
Si insomma, è l'insieme che fa la differenza. E forse è quell'insieme che manca a molti.
Una figura portante ci stà, ci stà il riferimento e la mente centrale.
Ma il resto deve essere presente in modo costante.
Di solito o si cresce assieme o ci si "ritrova" nello stesso cerchio di musicisti o situazioni musicali e di conseguenza si butta giù un progetto finalizzato a fare qualcosa di interessante, almeno per noi stessi.
Ma quando mancano le personalità giuste per creare il gruppo giusto, o non si hanno le idee chiare di chi DEVE esserci per strutturare e ampliare al meglio le proprie prospettive... è difficile.
So che ci son molti che tentano la strada della musica propria, a loro chiedo come e perchè si trovano bene con gli altri compagni di suonate.
Quali sono gli obbiettivi? i traguadi? le aspettative? i requisiti necessari per un alchimia perfetta?
Io devo ancora arrivare a capirci qualcosa...