Ciao a tutti,
rieccomi con i miei setup assolutamente definitivi. Provvisori, naturalmente.
Come ormai saprete cambio spesso “artiglieria”, in base alle esigenze e alle sonorità che periodicamente mi servono. In questa fase il suono mi serve spartano, poco elegante se vogliamo, non per questo scadente.
Come molti di noi, leggo e mi informo per cercare di migliorare, vuoi tecnicamente vuoi solo materialmente. Allo stesso modo, come già detto in altre sedi, metto a disposizione la mia esperienza e la mia pratica in favore di chi volesse prendere suggerimenti o nei confronti di chi invece volesse solo leggere.
L’attuale setup vede una Dual Terror collegata a una Harley Benton G212 Vintage, passando per la pedal board e finendo a una Yamaha Pacifica PAC-112 completamente modificata.
Andiamo con ordine.
Orange Dual Terror:
su questa testata si è detto di tutto e di tutto continua a dirsi: “manca di clean, non è versatile, ecc ecc ecc”. È indubbio che abbia la sua personalissima voce, ma (in un preciso range) è versatilissima, fidatevi. È chiaro che non avrò i puliti Fender o Marshall, ma chi compra un’Orange sa a cosa va incontro, sa che deve aspettarsi una voce e un suono ben definiti. Ma ben definiti non vuol dire impersonali o non editabili. Con pazienza e opportuni accorgimenti si possono ottenere anche con la Dual Terror dei clean degni di tale nome. Molto caldi, se vogliamo meno brillanti del normale, ma ci si arriva. È tutta una questione di tocco e di regolazioni. Nulla da dire invece dal crunch in poi, otto valvole si sentono eccome, se cercate un suono senza troppi fronzoli, diretto, massiccio, pieno, allora ci siamo, questa testata ne regala da vendere. Tenete conto poi del fatto che potete splittarla da 7 watt fino a 30, utilizzando l’intero parco valvole o parte di esso. Ovviamente la cassa fa la sua parte, ed è per questo che la mia scelta è caduta sulla
Harley Benton G212 Vintage:
ne ho provate diverse prima di arrivarci, vale a dire una 4x12 Marshall (1960), una 2x12 (1936, sempre dello zio Jim), un’Orange 1x12. Indubbiamente belle casse, ma, passatemi il termine, banali. Con il termine “banali” non voglio denigrare gli oggetti in questione, me ne guarderei bene, direi un’eresia perché sapete meglio di me quanto siano valide. Ma come ogni oggetto in questo pazzo mondo della sei corde, ogni cassa suona diversamente da soggetto a soggetto. Il mio tocco, il mio suono, il mio stile hanno trovato degna espressione nell’utilizzo della HB G212 Vintage. La Dual Terror si esprime al meglio, il suono è pieno, rotondo, mai slabbrato, la spinta sonora è notevole. La cassa in questione è in legno di betulla, imbottita di materiale fonoassorbente e monta di serie due Celestion V30, utilizzabili sia in stereo (16 ohm, 60 watt) che in mono (8 ohm, 120 watt). Le ruote per facilitarne il trasporto diventano d’obbligo, anche se di per sé è abbastanza leggera. Come tocco in più, ho montato (dovreste vederlo in foto) quattro piedini in gomma su un laterale e quattro sull’altro, in modo da poterla usare in verticale senza danneggiarne il rivestimento, a mio avviso unica pecca, visto che è un po’ deboluccio e facilmente soggetto a strappi. Testata e cassa suonano grazie alla
Yamaha Pacifica PAC-112:
come detto altrove di “pacifico” non ha più niente, è per questo che l’ho ribattezzata (anche serigraficamente) “‘rraggiàta”, che qui da noi nel profondo Sud sta per “inca**ata”. Come da foto, potete vedere che al ponte c’è un Seymour Dancan SH4, al manico invece un mini hambucker JB ’59. Il centrale invece è quello originale Yamaha. I potenziometri di tono e volume sono stati cambiati con due migliori in termini di impedenza, “spingono” un po’ di più rispetto a quelli di fabbrica. La particolarità in ogni caso è data dalla possibilità di splittare i pickup tramite i due switch che vedete in alto sotto le corde: mi permettono di trattare i Seymour Duncan come degli humbucker o come dei single coil, in base alle esigenze di suono. Il tutto accompagnato da uno Schaller, che mi permette di stressare le corde nel peggiore dei modi senza mai perdere l’accordatura. Corde che vanno da 0.09 a 0.46. Il suono della ‘rraggiàta passa per la
Pedal Board:
lo chassis è uno Stonecastle foderato di velcro, soluzione che trovo tra le più comode. Sono passato attraverso viti, nastri, biadesivo telato, millechiodi, di tutto insomma, ma la comodità del velcro è irraggiungibile, dal momento che ti permette di smontare e rimontare come meglio credi. L’ordine degli effetti non è quello che si vede, è dato dai collegamenti. Il suono arriva alla pedal board tramite il Line 6 Relay G-30, il migliore wireless che abbia mai provato. Non mi ha mai dato un problema, né di fruscio né di perdita di segnale né di interferenze, mai. È ho suonato nelle situazioni più assurde, anche su un palco in cui il fonico doveva gestire uno blocco di 16 collarini (i microfoni senza filo per il parlato, le “pulci”, insomma quelli piccoli che si attaccano alla cravatta o al bavero): lui perdeva il segnale, io no. Ma bando agli autoincensamenti. Dicevo, il segnale attraverso il Line 6 arriva alla Black Box del nostro Masotti. Mai acquisto fu più felice: questo buffer mantiene in toto le promesse, vale a dire impedire la perdita di segnale dalla chitarra all’ampli. Oltretutto la disponibilità del team Masotti è impressionante: pensate che solo per venire incontro alle mie esigenze hanno effettuato una modifica alla Black Box, nello specifico hanno aggiunto un input di alimentazione con polarità invertita rispetto a qulla con cui di serie esce la Black Box. Che dire? Queste piccole cose, anche se possono sembrare sceme, mettono il cliente a proprio agio, bravi davvero. Dal buffer si passa al Polytune della TC Electronics, true bypass, l’accordatore più pratico che abbia mai usato, soprattutto nei live dal momento che con una sola pennata hai la situazione delle corde sotto completo controllo: nessuno ti impedisce in ogni caso di accordare una corda per volta, oltretutto è visibilissimo anche nelle condizioni di luce più precarie, sia di giorno che, a maggior ragione, al buio. Segue il booster: il Microamp. Un solo potenziometro e fa quello che gli si chiede. Boosta. E non altera il suono, non lo colora, semplicemente lo… boosta…! Sia che si parli di clean sia che si parli di crunch. Sui lead veri e propri naturalmente ha poca influenza. Dal booster il segnale passa al SansAmp TRI-AC. E per quanto alcuni di voi abbiano appena storto il naso, la motivazione è semplice. Non sempre posso portare con me la 2x12, che normalmente è inserita nella scheda tecnica che presentiamo di volta in volta, quindi di norma porto solo la Dual Terror e mi collego alla cassa che, sempre di norma, dovrebbe essere già sul palco. Capita però, nei tour, di trovare il service che non rispetta la scheda tecnica perché c’è il fonico che sa tutto lui: in quel caso vado in diretta, prendo i suoni dal SansAmp (che ho memorizzato) e arrivo al banco regia, passando per la D.I. che vedete in basso a sinistra, passiva e con invertitore di massa: preciso subito che i suoni si mantengono, il SansAmp li restituisce al banco regia molto fedelmente: può essere paragonato benissimo a un preamp più che a uno stomp vero e proprio. Se invece vengo microfonato il problema non si pone, esco dalla cassa e uso per il 90% i suoni dell’Orange, a meno di casi particolari. Gli ultimi stomp sono l’equalizzatore della MXR (che trovo più performante del Boss GE-7), il wah CryBaby "Zakk Wylde Signature" (spettacolare, rabbioso, potente) e il Carbon Copy, delay dal sapore analogico che va usato con molta attenzione dal momento che la Dual Terror non ha send e return. Va precisato che il segnale alla DI arriva dal delay e non direttamente dal SansAmp.
Come vedete il setup copre tutte le possibili situazioni live: completa (con testata e cassa) o di emergenza (senza testata e cassa ma direttamente al banco regia). La cavetteria è George L’s (sono un fan sfegatato dei cavi senza saldatura) e l’alimentazione è affidata a un alimentatore 1-Spot da 1700 mA, che alimenta tutto tramite una daisy chain.
Questo è quanto, mi pare di aver detto tutto.
Perdonatemi se vi ho annoiato, spero di essere stato esauriente, spero di aver risposto a eventuali domande.
Ci si legge al prossimo setup definitivo. Provvisorio.
A.