Sono in camera mia, alla scrivania, a ripassare su un paio di trattati d'armonia. Un esame abbastanza complesso per me che non ho mai affrontato la musica con rigore si fa sempre più vicino, e pesante. Gli accademici,musocifli, musicisti e musicologi verso la fine dell'800 dovevano fare i conti con un gigante, un peso che gravava sulle loro spalle : Beethoven.
Oggi io sento quel fiato, non lo strumento, forse la coscienza e non lo spirito, che soffia sul collo, alle mie spalle. Sento che devo studiare, che bisogna farlo...almeno per se stessi, se tutto ciò che ti circonda non ti motiva. Fallo almeno per te stesso !
Nonostante questi bei pensieri, faccio fatica a studiare, un pensiero assurge.
Ieri sera , per la prima volta, sono stato ad un concerto dei Modà, tappa Parma. La mia morosa gridava "canta" e "salta", ma non potevo farlo. Ero affascinato dal mondo dei professionisti e dalle sue creature. I chitarristi avevano suoni perfetti, bei suoni qualunque 6 corde avessero in quel momento, in quel brano...e io mi chiedo, com'è possibile ? Le chitarre lasciate che non producevano sibili o sferragliamenti, nessuna nota fuori posto o corda vagante durante fraseggi o assoli. Magia dei fonici ? Capacità dei due musicisti ? Terreno invalicabile per gli amatori, o meta obbligata per i professionisti ? Si dice credete nei sogni, credete in voi stessi...amate ciò che fate. Come si può amare chi non è mai ancora arrivato ?