di alessioshy [user #12445] - pubblicato il 21 settembre 2012 ore 11:00
Nell'era del digitale, dove sempre più spesso i vari canali di distribuzione web stanno prendendo il posto dei vecchi supporti musicali, l'artwork dei dischi sta perdendo di importanza. Tuttavia non è sempre stato così e sin dai primi anni '50, dai vinili fino alle musicassette e al CD, le copertine erano parte integrante del concept stesso dell'album, importanti a volte quanto i brani stessi.
Nell'era del digitale, dove sempre più spesso i vari canali di distribuzione web stanno prendendo il posto dei vecchi supporti musicali, l'artwork dei dischi sta perdendo di importanza. Tuttavia non è sempre stato così e sin dai primi anni '50, dai vinili fino alle musicassette e al CD, le copertine erano parte integrante del concept stesso dell'album, importanti a volte quanto i brani stessi. Alcune erano dei veri e propri capolavori o semplicemente contenevano simboli e immagini che raccontavano una storia a sé stante. Cosa rende alcune copertine così belle e affascinanti? cosa si cela dietro a semplici immagini e qual'è la loro storia? Senza stilare una classifica dei migliori dischi o dei preferiti, scopriamo alcuni tra i più suggestivi artwork di sempre, andando a spasso nel tempo.
Una rapida occhiata all’ immaginario violento e grottesco della copertina di Fair Warning (Warner 1981) e subito appare chiaro quanto l’album sia differente dai consueti lavori dei Van Halen.
Alcune voci sostengono che al tempo Eddie avesse scritto il materiale per questo disco da solista, altre che stesse per lasciare la band prima delle registrazioni e fu convinto a restare dal fratello Alex. Una cosa certa è che vi erano tensioni all’interno della band e i brani racchiusi nel plot lo confermano. Le composizioni sono molto oscure e i testi visionari, lontani dagli schemi dei tre dischi precedenti: forse per questo è il disco meno venduto della band, ma uno dei più amati in assoluto dell’era Roth.
La frase dipinta su questo muro è tratta dal testi di “mean Street”.
L’artwork riflette i dissidi interni alla band o questo dovrebbe essere il suo valore aggiunto, prendendo spunto da particolari e dettagli di un dipinto di William Kurelek (1927 - 1977), pittore e scrittore canadese.
Kurelek dipinse il suo “The maze” nel 1953, mentre era ricoverato in un ospedale psichiatrico inglese per schizofrenia. All’interno del quadro possiamo osservare i vari particolari del fronte e retro dell’album, disturbato tanto quanto la copertina.
Non è chiaro come l’opera sia stata scoperta e il perché della scelta, ma il tutto dà un lato ancor più interessante al disco, che contiene alcuni dei più spettacolari classici della band, come “Unchained” e “Hear about it later”.