di alberto biraghi [user #3] - pubblicato il 04 ottobre 2012 ore 07:30
La chitarra è uno strumento imperfetto, a intonazione precaria, in cui quanto più il suono è chiaro e definito, tanto più si notano le imperfezioni. Quando Leo Fender comincia a lavorare al progetto di quella che sarebbe diventata la Telecaster, si accorge che dovrà superare un ostacolo: la chitarra elettrica a corpo solido mette in risalto in modo drammatico le imperfezioni di intonazione, molto più che sull'acustica. Nasce il ponte a tre sellette, ma per molti non è sufficiente. Ecco alcune tra le soluzioni più diffuse.
Si sa che la chitarra è uno strumento imperfetto (mi risparmio la lezione di fisica, se mai ve la trovate in rete), a intonazione precaria, in cui quanto più il suono è chiaro e definito, tanto più si notano le imperfezioni. Ecco. Quando Leo Fender comincia a lavorare al progetto di quella che sarebbe diventata la Telecaster, si accorge che dovrà superare un ostacolo: privata di gran parte delle armoniche che rendono complesso il suono dell'acustica, la chitarra elettrica a corpo solido avrebbe messo in risalto in modo drammatico le imperfezioni di intonazione, molto più che sull'acustica. A maggior ragione con un pickup potentissimo, ficcato proprio accanto al ponte, a rilevare le sfumature più sottili.
Per questo la sua chitarra solid body nasce con un ponte dotato di tre sellette (bellissime, in ottone) separate e regolabili, ciascuna per una coppia di corde, che pur non raggiungendo un'intonazione perfetta consente comunque una buona approssimazione, anche grazie al maggior calibro delle corde (quanto più la corda è sottile, tanto più si altera quando la si preme) e a materiali più sostenuti (la corda più rigida e tesa è più faticosa, ma si altera di meno) usate all'epoca.
Col passare del tempo qualcuno comincia ad accorgersi che - specie su SI e MI cantino - la regolazione ottimale è un sogno, spesso il compromesso non è sufficiente. Come sempre il pragmatico Leo non perde tempo a modificare l'esistente: lascia la Telecaster com'è e inventa di sana pianta un'altra chitarra (la "Stratocaster", immagino che qualcuno l'abbia sentita nominare) sul cui ponte è possibile regolare l'intonazione delle singole corde.
Nota. Il problema in realtà non affligge tutti. Un ponte Telecaster tradizionale è più che sufficiente per i chitarristi col tocco più leggero (premono poco sui tasti, minimizzando l'effetto) o molto sensibili (compensano con la pressione delle dita). Ma per altri, con mano pesante e ferma volontà di continuare a usare una Telecaster tradizionale, può essere un dramma.
Come sempre, anche con il ponte Telecaster la necessità aguzza l'ingegno. E allora ecco alcune soluzioni escogitate con gli anni per rimediare a un problema che assilla i chitarristi per oltre vent'anni, con ponticelli Telecaster le cui sellette cambiano forma e materiale. Nascono in acciaio...
...poi diventano d'ottone...
...tornano d'acciaio, poi a fine anni '50 diventano filettate...
...a metà anni '60 sono di nuovo in acciaio con una scanalatura per lato...
ma restano sempre tre e si portano appresso i loro problemi di intonazione.
Più o meno nel 1973, Fender modifica la recentissima - all'epoca - Custom (quella con humbucker al manico) proponendola con un nuovo ponte simile al Telecaster standard, ma con sei sellette. L'intonazione è perfetta, anche se alcuni sostengono che l'insieme sia molto meno stabile del tre sellette e faccia perdere twang e sustain (potrebbe anche essere). Questo ponte dura quanto la Custom, fino al 1979 circa, ma ricompare tre anni dopo come gadget nella custodia della serie originale Telecaster Vintage '52 prodotta a Fullerton.
Nel 1981 nasce la serie Gold-Gold, chitarre con hardware placcato oro che seguono la The Strat e costano al produttore più di quanto costino all'acquirente. Tra queste una Telecaster che sembra un magnaccia nero di New Orleans, la Black and Gold, con un ponte a sei sellette così massiccio e kitsch da diventare quasi bello. Ma dura un attimo e sparisce.
Il pickup a tre sellette in ottone torna nel 1981 con la Telecaster Vintage, prima nella versione giapponese poi americana a inizio 1982. È usatissimo anche oggi e probabilmente è il ponte Fender più diffuso al mondo.
Nel 1983 si avvia l'uscita di scena di Cbs da casa Fender. La serie Standard ed Elite non può essere definita "canto del cigno" perché si tratta di chitarre totalmente fuori linea, sbagliate, irrispettose di una tradizione ultratrentennale. La Telecaster acquista un orrendo ponte fatto da Schaller, a sei sellette top-loading (le corde non passano attraverso il corpo), tanto brutto quanto destinato a sparire rapidamente.
Con l'avventura di Bill Schultz nascono le linee American Standard. La Telecaster ha un nuovo ponte American Standard senza bordi rialzati, più lungo, con di nuovo le corde che attraversano il corpo, anche se i fori sono davanti alle viti di fissaggio anziché dietro. Ma va bene così, esteticamente il nuovo ponte si sposa bene con i nuovi modelli e disturba meno chi suona. Ovviamente resta il classico ponte a tre sellette su tutte le riedizioni Vintage, in produzione di serie e Custom Shop (questo dal 1989 in avanti).
Colpo di scena finale (forse) tanti anni dopo, nel 2008, quando la Telecaster American Standard compare con un ponte rinnovato, sempre inclusivo del pickup, ma dotato di sei sellette tipo Stratocaster in acciaio.
Nel frattempo, non sono mancati i colpi di genio da parte di utilizzatori di Telecaster e produttori di parti aftermarket. Primo tra tutti Danny Gatton, appassionato del suono delle sellette d'ottone, che se ne fece costruire un set con le due esterne inclinate per ottenere una compensazione (quasi) perfetta. Sono anche piallate agli estremi per poter settare un'action ideale.
Wilkinson propone un ponte molto ingegnoso, con tre sellette imperniate al centro che possono essere inclinate attorno al perno. La vite centrale blocca il tutto a intonazione raggiunta.
Joe Barden produceva i pickup per Danny Gatton passati alla storia per le valutazioni assurde che raggiunsero quando Joe smise di produrli (si sa di pickup della prima serie, quelli che usava Danny, pagati oltre 2mila dollari l'uno). Ovviamente queste cifre sono state tanto convincenti da indurre Joe a tornare al lavoro, con anche un ponte tipo-Gatton con tanto di scalfatura laterale.
Jay Montrose è uno dei più discussi personaggi del microcosmo chitarristico americano. Era amico di Danny. La Rete pullula di storie di chitarre promesse e mai consegnate nonostante i lauti acconti, però il suo ponte Vintique - simile al Barden - è splendido. Anche questo ha le sellette slanted tipo Gatton.
Il ponte hipshot segue un altro criterio. Invece di inclinare le sellette, le fresa, creando punti di appoggio differenziati per le singole corde. Il sistema è ottimo e il ponte un magnifico mix di vintage e moderno.
Bellissimo anche il ponte Callaham con sellette in acciaio...
Altrettanto bello il Glendale, last but not least.
Eccoci. Carrellata completa. Ce n'è per tutti i gusti no? Ora a voi scegliere la soluzione migliore per un twang intonatissimo, dopodiché non resta che armarsi di cacciavite e accordatore e darsi da fare.
Col ponte moderno o vintage a sei sellette, non serve neanche dirlo, si regola normalmente, meglio qualche ora dopo un cambio corde (corde fresche ma ben assestate). Prima si regola l'altezza, poi si accorda, poi si controlla che il relief (curvatura del manico) sia a posto e solo a questo punto si verifica l'ottava (questa procedura preventiva vale per tutti i ponti ovviamente). Se è calante bisogna avvicinare la selletta al capotasto, svitando la vite di regolazione, se è crescente la si allontana avvitando.
Sul ponte a tre sellette la cosa è più complicata e il risultato non potrà essere perfetto, come detto più su. In genere sui due cantini il MI è calante e il SI crescente, quindi bisogna trovare il punto intermedio in cui la sfasatura rispetto all'ottava esatta è ripartita ugualmente (io preferisco favorire il MI, più sottile, quindi più sensibile alla scordatura). Poi si passa a RE (avvolto, calante) e SOL (liscia, crescente) e finalmente a MI basso e La, che in genere non creano problemi.
Sul ponte con sellette compensate fisse (Barden, Callaham, Hipshot, Vintique) in genere si riesce a trovare una buona approssimazione. Sul Wilkinson invece, dopo aver regolato con le sellette dritte come fosse un classico Vintage, si allentano corde e vite centrale e si procede per tentativi, inclinando le sellette (il MI cantino, il RE e il La verso il capotasto), riaccordando e verificando il miglioramento. Quando il risultato soddisfa si stringe la vite di tenuta per bloccare l'inclinazione e il gioco è fatto.
PS: i link sono pochi, ma la maggior parte dei siti o non funzionano o non esistono. Comunque si trova tutto su eBay. Buona intonazione!