di paoloanessi [user #32554] - pubblicato il 12 ottobre 2012 ore 07:30
La sperimentazione è alla basa delle migliori innovazioni, i musicisti lo sanno e i liutai anche, quando si trovano a realizzare uno strumento decisamente sopra le righe: sette corde, otto tasti reali e il resto della tastiera fretless e in metallo fino ad arrivare a 24 tasti virtuali.
Per i musicisti moderni, molte energie sono spese nel trovare una propria strada, elementi che li facciano sentire unici e distinguibili. Anche tra i liutai esiste una filosofia simile. Come per i musicisti le cover sono fondamentali per imparare, per un liutaio le riparazioni sono una buona palestra per capire fin nei più piccoli dettagli come funziona una strumento. Resta il fatto che un tratto comune a tutti gli appartenenti a questa categoria di artigianato è la costruzione di un proprio modello che possa rendere riconoscibile la propria liuteria e arte costruttiva. In questa pratica, si distinguono nettamente due tipologie: i liutai che vorrebbero imporre il proprio modello, e quelli che grazie alla sperimentazione e ricerca, sono in grado di assecondare i desideri di insani e disturbati musicisti. Gianni Zacchetti appartiene sicuramente a quest'ultima categoria (non dei disturbati, ma dei liutai che assecondano insane richieste). Anche se tiene aperta la porta di un modello proprietario che possa renderlo riconoscibile, non smette mai di far lavorare la testa e quindi la fantasia, contestualmente a ricerca e sperimentazione.
Circa un anno e mezzo fa, Gianni mi propose una delle tante idee che gli ho visto sfornare e realizzare in tanti anni di amicizia e collaborazione: una sette corde, tastata solo per un pezzo di manico e il resto fretlees.
I problemi da superare sono stati parecchi, innanzitutto il numero di tasti, in quanto non si sarebbe potuto tornare più indietro a meno di rifare la tastiera, si è quindi deciso per otto tasti, in modo da avere completa la classica posizione di A minore e C maggiore, recuperando così la maggior parte delle posizioni di scale, accordi e arpeggi nelle tonalità più comuni. La settima corda, oltre a dare più range verso il basso, permette di traslare, con il sistema temperato dello strumento, ciò che sarebbe stato più complicato sulla parte non tastata. Per quest'ultima la ricerca ha poi portato a comprendere che, mentre per il basso e contrabbasso, la tastiera in legno è la più indicata, per la chitarra è migliore una tastiera in metallo, dato il minor calibro delle corde, così da permettere maggior aderenza alle stesse. In ultimo, e ormai solo a chitarra costruita, dopo svariate prove, siamo andati ad aumentare la scalatura (017 024 036 042 048 056) per ottenere un naturale decadimento sopratutto dei due cantini, che in un primo momento con una 012 sparivano istantaneamente, come accade in uno stoppato ottenuto dal palm muting. Ingrossando le corde ne hanno un po' guadagnato, ma il sustain resta imparagonabile con uno strumento ordinario.
A livello costruttivo, il body è in rovere rosa, legno molto risonante con un peso specifico superiore al mogano, che comunque è stato impiegato per il top e per il manico. Nel corpo sono state scavare due camere tonali per alleggerire il corpo e dare maggior risonanza. La forma è di chiara ispirazione PRS, così come l'atttaccatura del manico e la forma della paletta.
È pensata come una super jazz, quindi per ora dotata di solo pickup al manico, un I-Spira modello Falcon, e questo perché la filosofia jazzistica, prima di lavorare espressivamente sul quantitativo di suoni, verge verso il potenziale di fraseggio. Se pensate a Wes montgomery e Pat Metiney, hanno nella loro differenza stilistica un suono più simile rispetto a certi antipodi ben presenti nel rock!
Lo strumento è poi dotato del sistema Life Long Music SE2, in sostanza un filtro preamplificato che permette di aumentare o gli alti o i bassi a seconda di dove si ruota. Nella ricerca di originalità ed ergonomia, lo strumento è dotato di meccaniche Steinberger, che nonostante siano più pesanti delle tradizionali, lasciano lo strumento perfettamente bilanciato una volta imbracciato con la tracolla.
Il suono è una via di mezzo tra una semiacustica, un'acustica e un pianoforte. Mi spiego, semiacustica perché si ottiene un pulito forte, pieno e gonfio, un'acustica per la ricchezza di armoniche e frequenze acute, con bassi incredibilmente pieni e rotondi, un pianoforte per la fermezza di suono senza sbavature. La proiezione sonora è decisamente sopra la media, con una definizione schiacciasassi, senza però essere invasiva e restando comunque calda e rotonda.
Volutamente è stata costruita con una raggiatura da dodici, 24 tasti (virtuali) e una larghezza su modello Gibson, così da avere un sette corde confortevole e di facile impugnatura, pensata sì per il solismo, ma sempre con un buon equilibrio rispetto all'utilizzo armonico.
La parte fretless per la prima mezz'ora è disorientante. I dot sopra alla tastiera qui sono stati pensati per delineare il tasto e non al centro tra due, come normalmente sono disposti. Cominciando con poche corde, rimanendo in posizione, magari nella confortevole pentatonica, dopo poco tempo si cominciano a inquadrare i primi fraseggi, e questo è subito presagio che rispetto all'idea che si possa avere, si può fare. Ovviamente il tutto è proiettato verso orizzonti espressivi ancora molto inesplorati.
Palesemente l'unico elemento non praticabile è il bending: tirare le corde credo che piaccia un po' a tutti i chitarristi, ma ci ritroviamo lo stesso tipo di effetto praticando lo slide, con forse una marcia in più nel controllo della velocità con cui lo si esegue, in quanto non abbiamo la mano sotto sforzo come tradizionalmente avviene. Per il resto, trilli, acciaccature, hammer e pull off, sweep e string skipping sono perfettamente praticabili, con il vantaggio di nuove sonorità e possibilità tecniche!
La chitarra suona molto bene a patto di rimanere con i suoni clean, mentre con il distorto va fatto un meticoloso lavoro di equalizzazione, perché la somma delle corde giganti, mogano e rovere, camere tonali e il solo pickup al manico, ne fa ottenere un suono gigantesco ben oltre le comuni sei e sette corde. Appetibile l'idea, ma di difficile controllo e, di primo acchito, contestualizzazione musicale. Lavorandoci sopra si sconfina facilmente in territori heavy brutali, dove risulta a proprio agio grazie anche al pickup dall'uscita potentissima.
Probabilmente impensabile come primo strumento, ma oggetto molto interessante soprattutto per chi come Indiana Jones è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo da esplorare!