Sulla base musicale composta dall' Amico Bernablues "Short Ballad Guitar" ho appoggiato un racconto breve, una storia un po' surreale e malinconica, ma alla penna.. non si comanda.. Si può ascoltare e leggere.. anche perchè non sono un narratore come Nando Gazzolo..
Jan percorreva sempre con tenera nostalgia quel tratto di strada che da Cecina porta a Volterra, la SR 68 Volterrana. Guidava il suo vecchio pick up Toyota lentamente, rilassato, per non perdersi quegli scorci di paesaggio così incredibili e ogni giorno diversi nei colori, nelle tonalità, nelle ombre, che a seconda dell' ora trasformavano le note di quell' atmosfera così particolare e suggestiva. A Saline il passaggio a livello con le sbarre, uno dei pochi rimasti attivi, era chiuso. Parcheggiò il fuoristrada e si avvicinò ai binari. Non c'erano altre autovetture, altre persone. Era solo. Colpì la sua attenzione un qualcosa di piccolo tra le rotaie. Focalizzò l'immagine stringendo gli occhi e alzando i Ray Ban sulla fronte, era un gatto. "Sciò, stupidino !! Va via che tra un po' arriva il treno! " gridò battendo le mani. "Al limite, stupidina, non vedi che sono una gatta, mio Jan ?" rispose il piccolo animale. Jan rimase senza parole. Fino a quel momento non aveva bevuto nulla, nemmeno una Beck's, la sua birra preferita, solo un caffè e i gatti fino a prova contraria non parlavano. Si guardò intorno, per fortuna non c'era nessuno. A questo punto poteva permettersi di fare anche la figura del pazzo e rispondere al piccolo animale. "Scusa gattina, come fai a conoscere il mio nome e a parlare ?" "Vieni qui vicino, mio Jan, non farmi sgolare " Jan si avvicinò. Era una gatta stupenda, col pelo liscio, morbido, color visone. Due occhi castani di una dolcezza infinita e nel muoversi si poteva notare un'innata eleganza, un incedere da regina. Jan si sedette sulla rotaia affascinato e stupito dall' incredibile e surreale incontro e la micia con un balzo gli saltò in grembo e cominciò a fare le fusa. "Il mio Jan, suvvia, dimmi in quanti ti chiamano come ti chiamo io. Quanti tesoro mio ? " "Il mio Jan. Solo una donna mi chiamava così, solo lei" "E questo non ti fa pensare niente, mio Jan ?" Mentre pronunciava queste parole strofinò il suo musetto sul mento di Jan. Lui capì e finalmente la vide in tutta la sua bellezza, in quella cascata di capelli castani, in quelle labbra morbide e vellutate che ora erano vicine alle sue, in quel corpo stupendo che non aveva mai smesso di sognare e desiderare. "Amore sei tu, sei proprio tu" Jan chiuse gli occhi e assaporò il suo bacio, un bacio infinitamente dolce e profumato. Mentre teneramente le accarezzava il volto, rigato da due lacrime di gioia le sussurrò, sfiorandole i capelli. "Vorrei rimanere vicino a te per sempre, amore mio" Lei sorrise, lo abbracciò e con gli occhi leggermente chiusi continuarono con quel bacio così atteso, così inaspettato, così magico.
Il convoglio locale delle 09.45 lo investì in pieno. Travolgente e improvviso, come il loro grande impossibile eterno amore. |