A ben 14 anni dal suo ultimo lavoro solista (Undiscovered soul) il rocker americano ritorna sulle scene sfruttando il periodo di pausa dei Bon Jovi e, aggiungo, inaspettatamente date le sue condizioni di salute legate all’abuso di alcol che lo hanno allontanato per un po' anche dalla band durante l’ultimo tour. È stata una piacevole sorpresa avere tra le mani questo disco. Non voglio perdere tempo ma voglio passare subito alle undici tracce che compongono l'album, poi potremmo sbizzarrirci con le conclusioni. Tengo a precisare che vi elencherò le mie personali impressioni, e il mio modo di immaginare i riferimenti dei pezzi contenuti del nuovo album di Richie Sambora: Aftermath of the Lowdown.
"Burn The Candle Down" Si parte subito forte, la prima traccia ci dà subito una bella carica e fa capire che ci aspetta un album di rock fatto come si deve. L’impressione che ho avuto io è quella di un brano che, come melodia, mi ricorda qualcosa dei Beatles ma suonato con suoni alla Hendrix, effetto super sulla voce. L’assolo parte con un suono fuzzoso molto pregevole. Un bell’organo in vintage style che non guasta mai e ben due solo, infatti trova spazio anche un bel assolo in uscita, condito con anche un po di wah. Ragazzi miei, quest’uomo ha gusto e un suono pazzesco.
"Every Road Leads Home To You" La seconda traccia è il primo singolo estratto dall’album, grande linea melodica ovviamente, grande voce e anche un bell’arrangiamento di piano e strings. Molto curato nelle sfumature. Tipico singolo che ti entra e ti trascina. Anche se è molto radiofonico come pezzo, il suono delle chitarre è molto gonfio, presente. Piccolo solo di pochi secondi, penso che sia stato usato un Octafuzz come boost, bel suono anche se essendo radiofonico il solo è tagliato al minimo. Si sente la vena lirica dei Bon Jovi e gli arrangiamenti tipici della band in cui Sambora scrive e arrangia insieme a John. Se sostituisci la sua voce con quella di John, è tipicamente Bon Joviano.
"Taking A Chance On The Wind" Si parte con un'intro acustica con slide molto blue grass, poi entra la base nel ritornello, tipico pezzo di rock made in America. Niente di nuovo o trascendentale, certo però che come suono siamo sempre al top. Solo pentatonico con un suono asciutto e in faccia, semplice ma si presta al pezzo tipico.
"Nowadays" Pezzo rock moderno caratteristico della sponda californiana, molto fresco, molto stampato. Si differenzia dagli altri. Di certo non il massimo che si possa aspettare da Richie, ma io apprezzo la scelta di inserire un pezzo del genere: penso aggiunga colore ai molti già presenti. Da notare il solo (che poi non si può definire tale) con suono sporchissimo e fuzzosissimo. Il fuzz è molto usato finora, cosa che Richie prima non aveva mai fatto.
"Weathering The Storm" Partenza soft per questo pezzo, bel pad di tastiera, da notare il suono molto tagliente e acido delle chitarre che a questo punto penso siano registrate con una Telecaster, mai disdegnata da Richie. È un pezzo che si fa ascoltare con piacere, ritmiche presenti e cambi di accordi che mi riportano di nuovo ai Beatles. Certo è che i Beatles sono un must ispirativo per molti artisti. Il solo anche questo con suono molto acido e sporcato, in questo album sembra aver sposato il sound nudo e grezzo, un po' sgraziato ma che fa il suo sporco lavoro. A me piace, anche un fraseggio semplice con suoni così esce fuori dalla base.
"Sugar Daddy" La partenza di questa è modernissima, suono fuzzoso in stile Muse, anche il beat di batteria mi ricorda i Muse. Voce effetta abbastanza, pezzo con coretto simpatico, ritornello che ritorna nei canoni rock più classici. Bella la differenza tra parte e ritornello. Bella special con chitarre in polifonia, bei riff e bel solo aggressivo sul finale che poi dinamicamente cade per uscire sullo stacco finale. Finora pezzi ben concepiti e pensati.
"I'll Always Walk Beside You" Arriviamo a quello che può essere considerato il pezzo ballad, singolo dal sapore un po' mielato, anche se si superano i sei minuti per questo pezzo. Si parte chitarra acustica e voce, ritornello con falsetto dal motivo bellissimo. Consigliato. Brano molto ispirato, starebbe bene anche solo chitarra e voce. Entra un arpeggio che mi ricorda gli U2 di qualche anno fa. Si comincia a salire sul secondo ritornello. Entrano batteria, basso, piano, pad e accompagnamento elettrico. E vai fino alla fine, sul finale un arpeggio delicato ci accompagna. Io egoisticamente avrei lanciato un solo da paura perché la base lo permetteva, ma penso che non sia stato messo appunto per usarlo come singolo radiofonico, anche se il minutaggio risulta eccessivo per la radio.
"Seven Years Gone" Altro pezzo più o meno soft, bello l’ingresso di piano e melodia vocale eccezionale. Sambora impacchetta linee melodiche davvero efficaci, in questo disco viene fuori la sua attitudine a creare musica rock con suoni paurosi e curatissimi e parti cantate bellissime. Certo anche le sue doti vocali gli permettono di creare linee melodiche articolate e anche alte quando serve. Musicalmente anche questo lo vedo come pezzo radiofonico. La special dopo il secondo ritornello incattivisce quello che sembrava un pezzo tranquillo. Bello metterci dopo un ritornello di piano e chitarra acustica soltanto per poi risalire con la base. Il finale ritorna cattivo e riffoso, mi ricorda i pezzi dei Guns n Roses e dei Motley Crue. Che pezzo ragazzi, bello anche il solo in Slash style molto Gibsoniano. Un finale che non ti aspetti, bellissimo.
"Learning How To Fly With A Broken Wing" Si comincia con un altro riff cattivo in polifonia, rock style. Belli gli arrangiamenti di chitarra. Pezzo tosto, motivo non molto melodico ma è proprio lo stile che richiede melodie anch’esse aggressive. La parte cantata ha un bel tiro con la voce, nel ritornello le chitarre picchiano di più come anche la batteria e di rimando anche la voce è più stampata. Altro assolo cattivo, corto ma con un bel suono. E poi nel finale ritorna il liet motif di questo album, il fuzz. Assolo di uscita sporco e aggressivo, fuzz a manetta e rock a gogo.
"You Can Only Get So High" Ci avviciniamo all’epilogo, belli l’intro di piano di questo pezzo e il reverse sulle chitarre. Altro pezzo che parte con calma e con una bella parte vocale. Nel ritornello entra un bel tappeto di strings, pezzo molto keyboard oriented. Chitarre non principali nell’economia del pezzo ma con degli abbellimenti fatti come si deve. Finale con slide, che a Richie piace e lo sappiamo, semplice ed efficace.
"World" È l’ultimo, comincia acustica e voce con un bel motivo, questo è puramente John Lennon, sembra un pezzo del compianto Beatle. Retrò anche i suoni di batteria e chitarra. Cori alla Beatles e tipici cambi di accordi del quartetto di Liverpool, niente di nuovo ma fa sempre piacere sentire pezzi che ci rimandano ai tempi dei nostri papà. Pezzo molto corto, poco più di due minuti, io credo sia stato proprio un tributo a Lennon e ai Beatles.
Ragazzi il disco è finito, pochi rimpianti, davvero ben fatto. Mi è molto piaciuto e mi permetto di consigliarlo a chi apprezza il rock di qualità. Disco che contiene tutto, gusto, suono, fraseggi, buone dosi di cattiveria chitarristica. Direi che potrebbe essere un disco da cui trarre delle ottime linee guida per chi decidesse di comporre un disco rock. Sono tutti pezzi cantati con maestria e quindi la chitarra è sempre al servizio del pezzo, ma io traggo esempio da Richie per la qualità assoluta dei suoni e la ricerca. Si è molto rinnovato chitarristicamente in questo album proprio dal punto di vista del suono (che con i Bon Jovi ammettiamolo non ha la possibilità di sperimentare molto). Granitico, asciutto, definito e cattivo, questi sono gli aggettivi che mi vengono da un primo ascolto per i suoni di chitarra. Poi signori l’esperienza che ha si vede tutta negli arrangiamenti, davvero un grande lui e grande il disco. Dopo 14 anni ci voleva un disco del genere, onesto, genuino e non piegato al mero commercio dozzinale di musica che ci attanaglia oggi giorno. Ve lo consiglio vivamente e spero di avervi dato un'idea di quello che ascolterete.
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