di memecaster [user #27954] - pubblicato il 18 dicembre 2012 ore 21:07
Capita spesso rivedendosi nei filmati fatti dagli amici durante qualche live di avere la sorpresa di scoprire che la percezione che abbiamo di noi sul palco sia molto diversa da quello che poi in realtà vedono gli altri. Mi spiego: a volte ci sembra di essere impassibili e statuari durante l’esecuzione di un brano per poi scoprire che in realtà trascinati dalla musica stessa saltavamo su e giù senza sosta, oppure ci sembrava di esserci tanto sbattuti per rendere il pathos della performance senza esserci in realtà mossi di un solo centimetro. Casi estremi, certo, ma che come spesso accade almeno all’interno dalla band in cui suono sfociano in interminabili discussioni su come sia meglio porsi davanti ad un pubblico. L’opinione più diffusa sembra quella del “suoni meglio se ti atteggi”, rimanere composti da l’idea di essere concentrati, insicuri e in qualche modo freddi. Anche l’occhio vuole la sua parte, al punto che spesse volte il medesimo brano suonato nello stesso identico modo da un chitarrista statico e da un funambolo trasmette al pubblico sensazioni tanto diverse che il secondo sembri suonare assai meglio del primo. Probabilmente la verità sta proprio nel mezzo, anche se spesso, nonostante la musica rock in primis necessiti di una certa fisicità esecutiva, qualcuno propende per mettere la forma davanti alla sostanza. A questo proposito cito un esempio tratto proprio dalla rete, dove un giovane chitarrista in erba chiedeva quale fosse il segreto per emergere, per farsi notare. La maggior parte delle risposte suggeriva di bombardare letteralmente la rete di video che ritraessero le sue performance nelle quali (attenzione!) non importava quanto bene suonasse, ma quanto invece importante fosse la sua presenza scenica. Caso limite o tendenza ad un certo modo di essere chitarristi? Quanto la recitazione deve concorrere a colmare le nostre lacune tecniche?