Sarà un po’ la moda del momento, sarà che comprarsene una vera è un impegno economico non da poco, sarà che quei componenti Squier dismessi in cantina chiedevano di rinascere a nuova vita, ma armato di pazienza e carta vetrata ho deciso di assemblarmi la mia personale Stratocaster Relic.Premetto subito che si tratta di una copia forse un pochino maldestra e soprattutto senza alcuna pretesa di ricreare fedelmente un antico esemplare pre-CBS, per cui non me ne vogliano i puristi del marchio. Si è trattato invece di puro divertimento, esercizio di liuteria e sperimentazione di tecniche di invecchiamento, esperienza davvero mai tentata prima.
Questo è il lavoro in breve. Il body, bianco è stato verniciato con alcune mani di Surf Green acrilico (ahimè si, niente nitro) in modo che la successiva reliccatura permettesse al bianco sottostante di affiorare a mo' di fondo.
Ad asciugatura completa, martello e cartavetrata 400 a simulare un uso intenso e poco curato della chitarra. Il tutto a manico smontato, per non compromettere la bontà di una giunzione storicamente sempre pericolosa.
Fatto ciò, processo di anticatura e sbiadimento della vernice: ho esposto il body martoriato a due cicli di un’ora ciascuno di lampada solare con il battipenna montato. Avevo letto di questa tecnica e il risultato è sorprendente: la plastica assume la classica colorazione giallognola e la vernice si assottiglia e sbiadisce. Pare che un’oretta di lampada corrisponda a circa 20/30 anni di esposizione al sole.
Il manico invece ha subito un trattamento di carteggiatura per levare il logo originale sostituito da una decal Fender, l’ho poi carteggiato nella parte posteriore e i alcuni punti della tastiera.
Per simulare l’annerimento dovuto allo sfregamento sull’acero, ho passato con le dita sulle parti carteggiate della polvere di grafite ricavata con il temperino dalla una di una matita.
È stata poi la volta dell’hardware. Premetto che il vero punto debole è il ponte, che poco c’entra con un simile modello di Stratocaster e che, appena possibile, verrà sostituito da qualcosa di più appropriato.
Tutte le parti metalliche sono state chiuse in un contenitore di vetro riempito per metà di ammoniaca pura. Appendendo con filo di nylon al tappo i componenti da invecchiare e lasciandoli esposti per una nottata ai vapori di ammoniaca, si creano una patina e delle macchie che simulano abbastanza bene il lavoro del tempo sulle cromature.
Tocco finale, perché anche l’orecchio vuole la sua parte, un terzetto di pickup American Standard a cui ho invecchiato i cappucci.
Il risultato, ripeto senza alcuna pretesa di riproduzione millimetrica, è sicuramente di aspetto gradevole unito a un suono soddisfacente (merito dei pickup) e a tanto divertimento. Chissà, magari per qualche attimo riuscirò anche a ingannare qualche amico.