di alberto biraghi [user #3] - pubblicato il 08 luglio 2013 ore 10:30
Quando la Fender Stratocaster Eric Clapton "7UP green" 1989 è arrivata a casa, dopo una rapida suonata per saggiarne il carattere, l'ho sottoposta al tradizionale smontaggio, pulizia, rimontaggio con un nuove corde, regolazione di action e intonazione. A quel punto mi sono accorto che le viti delle sellette giravano a fatica nonostante la lubrificazione. Che fare?
Quando la Fender Stratocaster Eric Clapton "7UP green" 1989 è arrivata a casa, dopo una rapida suonata per saggiarne il carattere, l'ho sottoposta al tradizionale smontaggio, pulizia, rimontaggio con un nuove corde, regolazione di action e intonazione. A quel punto mi sono accorto che le viti delle sellette giravano a fatica nonostante la lubrificazione. Che fare?
Tutto nasce dall'acquisto di una splendida Fender Stratocaster Eric Clapton 7Up green, 1989, una delle prime cento fatte, raccolta a SHG Salerno. Strumento della prima serie costruita quasi artigianalmente e in pochi esemplari nell'era pre-Custom Shop da una Fender ancora in riassestamento dopo il tribolato divorzio da CBS. Appassionato dei suoni claptoniani (anche) della prima era post-Blackie e del verde, vista la richiesta economica molto ragionevole, non ho saputo/voluto resistere.
Mi sono accorto subito che le viti di regolazione in altezza delle sellette erano un po' ostiche da far girare: per quanto ben tenuta, la Clapton era stata suonata e il ferraccio (esatto, "ferraccio") con cui sono prodotte oggi le sellette tipo "vintage" si ossida con estrema facilità. Pur smontate, pulite, lubrificate con un niente di olio per macchine da cucire, lo scorrimento restava faticoso, soprattutto con le corde in tensione.
L'attrezzino che uso per regolare Stratocaster è una chiave esagonale dritta e lunga, col manichetto, residuato bellico dono di Roberto Pistolesi accompagnato da una sua lunga descrizione delle sellette Fender in occasione di uno dei nostri primi incontri.
Accadeva vent'anni fa. "...'un le fanno più come una volta", diceva l'indimenticabile toscano "perché Leo queste sellette le faceva di acciaio temprato, miha di ferraccio, tè!" e mentre diceva "tè" infilava una selletta pre-CBS e una moderna Fender "vintage" su un cacciavite per tenerle sospese, poi percuoteva l'una e l'altra con un altro cacciavite, dimostrando che la selletta vecchia grida "DINNNNGGGGG", la replica moderna sussurra "digg...". Poi infieriva, Roberto: "Ci vòle l'acciaio quello bono, il C72, poi ci vòle una tempra come si deve", aggiungendo il "bisogna che provo a rifarle home si deve" di prammatica quando scopriva qualche segreto di Fullerton. E le rifece, grazie a un accordiano della prima ora (cioè di quando ancora eravamo sulla carta riciclata della rivista Nashville), Orazio Perego, bluesman per vocazione e artigiano del metallo per campare. Orazio si disse in grado di riprodurre fedelmente le sellette Fender pre-CBS. E dopo qualche settimana comparve il prototipo delle sellette "PISTOLESI" da un lato e "TEMP.STEEL" dall'altro (montate con queste scritte, tutto in maiuscolo, sulle sue magnifiche Spacecaster) in acciaio temprato, che messe sul solito cacciavite accanto alle pre-CBS e percosse facevano esattamente lo stesso, sonorissimo "DINNNNGGGGG".
Non sto a farla tanto lunga, ma si sa che quando si avvia una magia, poi se ne innescano altre. Pistolesi era un personaggio molto oltreoceano, pieno di relazioni, amico di tutti e molto curioso. Le sue ricerche l'avevano portato a contatto con i personaggi più incredibili, attraverso i quali aveva anche messo assieme una ricca collezione di improbabili oggetti della Golden Age di Fullerton. Valigette tweed, cacciaviti e valvole, manopole, componentistica new-old-stock, pezzi di bakelite, oggetti seppelliti per decenni negli scantinati di Valencia Avenue e finiti casualmente nelle mani di qualche feticista. Tra le cose straordinarie ammucchiate nel suo antro di Santa Croce sull'Arno, rovista e rovista, saltò fuori anche uno stampo "FENDER - PAT.PEND." d'epoca per acciaio, uno di quelli usati a Fullerton per imprimere il marchio sulle sellette.
Poco prima di raggiungere l'Isola che non c'è, sulle nuvole, dove rompe i coglioni a Leo fender e Forrest White per sapere tutto ma proprio tutto dei loro segreti, Roberto Pistolesi diede a Orazio Perego gli schemi esatti delle sellette Stratocaster e gli stampi del loghetto "FENDER - PAT.PEND.". Poi, qualche mese dopo, se ne volò via.
Il tutto è rimasto in un cassetto per parecchio tempo, fino a quando Orazio non ha deciso di produrre una serie minima di sellette per le chitarre sue e di qualche amico, secondo le esatte specifiche di Roberto Pistolesi e col logo originale (quindi il prodotto non può essere confuso con le sellette moderne che hanno la scritta "FENDER - FENDER"). Visto che ero al corrente della cosa, sono andato a trovarlo e gli ho chiesto se ne avesse ancora qualcuna. Come per magia è uscita una scatoletta con alcune bustine da sei sellette, viti, molle, insomma tutto quello che occorre per dare più vita e twang a un ponte Stratocaster vintage reissue. Non ho perso tempo, ho smontato per la seconda volta la Clapton e le ho installate. Le viti scorrono perfettamente e il suono... accidenti, non è facile, ma il cuore mi dice che la Clapton suona anche meglio adesso. Certo, sono di parte, potrebbe essere suggestione, ma secondo me la chitarra canta e mi parla più di prima. E poi sono magnifiche da vedere, precise a quelle della mia Stratocaster classe 1956 (nelle foto sono già montate, quella separata è la Fender "vintage" di serie).
Quanto costano (ammesso che Orazio ne abbia ancora). Come sempre accade quando si fanno cose così, in pochi pezzi e totalmente artigianalmente, il costo non è stato indifferente, tra stampo, materiali, tempra e finitura (dopo la tempra il filetto di ogni foro deve essere ripassato a mano, uno per uno, ma l'acciaio è diventato durissimo e ogni poche sellette si rovina il maschio). Quindi ogni selletta costa 10 euro, cioè il set completo viene a costare 60 euro. Non è poco, considerando che Callaham vende sei sellette a 37 dollari (ma le sellette non sono temprate e questo non è un dettaglio) e Glendale le sue (ricavate dal pieno, ma non temprate e oggettivamente bruttissime) a 89 dollari. Comunque a mio avviso queste sellette sono meglio. Perché hanno un look 100% kosher, perché sono fatte con lo stampo originale, perché sono un progetto di Roberto Pistolesi, perché (mi) fanno suonare la chitarra meglio, il che, aggiunto alla scorrevolezza delle viti, giustifica ampiamente lo sforzo.
Orazio mi ha dato il permesso di pubblicare la sua mail. Potete scrivergli a perego.orazio@gmail.com per informazioni. Poi magari se Roberto Pistolesi torna un attimo giù tra noi magari avremo anche il blocco d'inerzia "come lo faceva Leo", che era un suo altro progetto rimasto incompiuto.
PS: sì, sì, la proviamo presto questa chitarra, perché è un babà.