di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 08 ottobre 2013 ore 10:30
Kor sta conquistando, a suon di progetti ben riusciti, una fetta di mercato all’interno del panorama del made in Italy. Questa volta tra le grinfie di Michele Quaini è arrivato l’Edendrive, uno stompbox ricco di personalità e con sfaccettature tutte da scoprire.
Kor, una realtà tutta italiana, di Faenza per la precisione, si sta conquistando a suon di progetti ben riusciti una fetta di mercato all’interno del panorama del made in Italy, quanto mai ricco di novità tra le quali non si fatica per niente a trovare ottimi pedali. Questa volta tra le grinfie di Michele è arrivato l’Edendrive, uno stompbox ricco di personalità e con sfaccettature tutte da scoprire.
Sotto la livrea dall’aspetto semplice si nasconde un progetto tutto nuovo ideato da Kor Pedals. Nella descrizione sul sito ufficiale troviamo citati mostri sacri come il Fender Tweed e il Dumble Overdrive Special, diventati una sorta di standard per quanto riguarda il suono overdrive. Inutile dire però che, come tutti i pedali che si rifanno a queste sonorità, anche il Kor ne dà un’interpretazione personale e rivisitata. Se poi si aggiunge che la gran parte di noi chitarristi purtroppo non ha mai potuto mettere le mani e le orecchie su questi amplificatori dal vivo, ecco allora che diventa indispensabile liberare la mente da queste idee, resettare il cervello e accendere l’Edendrive.
Quatto sono le manopole a disposizione, lo stretto indispensabile per sagomare a dovere il suono che si vuole ottenere. Partendo dall’alto a sinistra troviamo Level, per gestire il volume di uscita, Gain per il guadagno, Bass e Treble per l’eq. Impossibile sbagliare con controlli così chiari. Troviamo infine uno switch a tre posizioni in grado di variare il timbro dell'Edendrive tra Modern, Vintage e Clean Boost. Il primo dei tre si ispira più al Dumble, il secondo al Fender Tweed mentre il clean boost ha un’azione più lineare. Al selettore però dedicheremo una parte più avanti all’interno della recensione poiché la sua modalità d’azione non è propriamente intuitiva e merita un piccolo approfondimento.
Veniamo al sound di questo overdrive ricco e compatto allo stesso tempo. Accendiamo il pedale dopo aver settato l’amplificatore su un clean con un’equalizzazione pressoché flat. Potenziometri di level, treble e bass a ore 12, gain basso, circa ore 9. Il suono che ne deriva è un clean appena sporcato da qualche increspatura e con estrema facilità si può crunchare ulteriormente, passatemi il termine, oppure ripulire del tutto solo ed esclusivamente giocando con la forza impressa al plettro. Alzando il gain fino a metà, l’overdrive si presenta con più decisione, aumentano le armoniche, la pasta si ispessisce e il timbro diventa più aggressivo. Cominciano a fare capolino le medie frequenze, perfette per bucare il mix e ritagliarsi un proprio spazio nelle gerarchie di una band. I powerchord diventano belli sostenuti e non si fatica nemmeno a tirare qualche bending negli assolo più bluesettosi. Puntiamo in alto e spingiamo il guadagno verso il fondo corsa. Il suono nel complesso resta invariato per quanto riguarda l’eq e l’equilibrio generale, cambia ovviamente il livello di distorsione che però non raggiunge livelli estremi. Restiamo sempre nell’ambito del crunch spinto, ottimo per qualche ritmica alla ACDC, con un sapore lievemente vintage. Siamo sempre di fronte a un overdrive, in fondo.
Avrete notato che non abbiamo mai menzionato lo switch a tre vie. Questo non perché sia inutile, anzi. Abbiamo realizzato la prova mantenendo in gran parte attiva la modalità modern, quella che ci ha convinto di più. All’apparenza, giocando con le varie modalità, sembra non cambi molto se non il volume generale. Fosse realmente così, questo switch sarebbe un vero e proprio epic fail. In realtà è un controllo interattivo che modifica l’azione degli altri potenziometri, soprattutto quelli di gain e level. Le variazioni però si possono apprezzare appieno solo quando volume e gain sono molto elevati. Riguardano soprattutto la pasta e il feeling che regala il pedale nell’ascolto dal vivo risultando appiattite a un ascolto registrato. Abbiamo quindi preferito mostrare con Michele tre setup differenti ma nella modalità modern, quella che ci è sembrato sfruttasse meglio tutte le potenzialità del pedale, lasciando a voi la prova delle altre due, magari a SHG sotto l’occhio di Cesare, produttore di questo overdrive meritevole di essere definito "boutique" per le ottime qualità e la pasta degna probabilmente di essere paragonata a quella di un Dumble, con i limiti fisici dovuti alle differenze tra i due oggetti. Ora non resta che lasciarvi a Michele e alla sua Telecaster e complimentarci ancora con Kor per l’ottimo overdrive.