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Kor Pedals: alla corte dell'Oracle
Kor Pedals: alla corte dell'Oracle
di [user #16167] - pubblicato il

In un oceano di overdrive con le solite tre manopole di gain, livello e tono, il Kor Oracle è qualcosa di diverso. È un pedale con cui magari si entra in sintonia più difficilmente, ma in grado di dare ottime soddisfazioni. L’abbiamo provato con il nostro Michele Quaini ed ecco cosa ne è uscito.
Di distorsioni ne proviamo spessissimo, ma raramente ci capita tra le mani qualcosa che abbia più delle solite tre manopole volume, gain e tono. Il Kor Oracle è qualcosa di un po' diverso dal normale, un pedale con cui magari si entra in sintonia più difficilmente, ma in grado di dare ottime soddisfazioni. L’abbiamo provato con il nostro Michele Quaini ed ecco cosa ne è uscito.

La colorazione è quella a cui ormai Kor ci ha abituato, nero bianco e rosso, grafiche semplici e ben realizzate. Se nell’aspetto esteriore non colpisce al primo colpo è dando un’occhiata a quello che le grafiche riportano sotto alle manopole che la curiosità aumenta. Quattro manopole e uno switch, partendo da sinistra troviamo Level, Tone, Voice e Gain. Il piccolo interruttore permette di scegliere tra due modalità Crunch e Distortion. Effettivamente queste indicazioni non chiariscono molto quello che i vari potenziometri alla fine controllano, bisogna dare un’occhiata al sito e aprire bene le orecchie.

Il Kor Pedals Oracle è in realtà un distorsore con tre differenti stadi di gain posizionati in serie, uno dietro l’altro insomma. Ognuno di questi è controllabile tramite una manopola dedicata. Il primo stadio che il nostro segnale incontra è un FET. Viene controllato dal VOICE. Sotto questo nome si nasconde in pratica un boost sulle frequenze medie che satura e comprime leggermente il suono generando armoniche pari come un preamplificatore valvolare. Proseguendo nel suo cammino il segnale passa attraverso un secondo controllo di gain, controllato appunto dal GAIN che fondamentalmente decide il guadagno generale del nostro suono. Infine il terzo stadio è un distorsore che agisce solo sulle alte frequenze ( dai 1000 Hz in su in maniera progressiva ) in modo da avere un alto contenuto di armoniche superiori che aumenta a dismisura il punch del nostro suono.

Il selettore infine cambia il sound generale del pedale trasformandolo da Plexi imballata a
suoni più moderni e compressi, con una significativa differenza in volume oltretutto, da compensare con il controllo Level.

Kor Pedals: alla corte dell'Oracle

Colleghiamo quindi la Viola SP al nostro Oracle e vediamo cosa la piccola testata D’Angelo è in grado di dirci. Cominciamo con un guadagno basso e selettore in modalità crunch, tone e voice a ore 12. Il suono che ne esce del crunch ha davvero poco, anzi abbiamo tra le mani una distorsione già bella matura tanto che i riff di Van Halen non risultano per nulla insensati. Il suond è corposo e ricorda abbastanza il suono di una Marshall spinta verso la saturazione, anche se ancora di guadagno ne abbiamo una valanga da testare. Portiamo il gain a ore 12 e la sensazione goduriosa aumenta non poco. Oltre all’aumento di guadagno scontato quello che aumenta a dismisura è il sustain che permette anche di tenere note lunghe all’infinito. Forse la pasta british un po’ si perde aumentando il guadagno, ma il sound è aggressivo e colorato, perfetto sia per assolo che per ritmiche quasi metal, e siamo solo a metà della corsa! Aumentando ancora il guadagno il sound si fa enorme, la scritta Crunch sembra quasi una beffa, ma ci lasciamo prendere in giro molto volentieri visto il risultato. Sia con single coil che con humbucker la risposta è ottimale, certo, con una Telecaster il timbro resta più squillante, mentre con la SP il tutto risulta più corposo e carico.

Resta solo da cambiare modalità e passare alla distortion. La prima cosa che si nota è una sensibile riduzione del volume, che si recupera facilmente con la manopola level. Quello che cambia realmente non è la quantità di gain ma la qualità. Mentre prima il sound era più ruspante e sguaiato ora è più compresso e moderno. Con ancora più sustain e più compressione. Se prima si sguazzava in territori hard rock, ora con nonchalance si può giocare a fare i metallari con convinzione perché la risposta è quella di un valvolare high gain, anche se il sapore un po’ marshaloso resta comunque bello presente.


In definitiva l’Oracle grazie alla serie di controlli di guadagno separati riesce a essere efficace sia come overdrive bluesy che come distorsore high gain, anche se è nell’hard rock che dà il suo meglio. Un bel pezzo di made in Italy che con un prezzo di 180 euro è in linea con quelli dei pedali boutique presenti sul mercato.

Per info e dettagli clicca qui

Kor Pedals: alla corte dell'Oracle
effetti e processori kor oracle
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