Keith Richards compie 70 anni, ma continua a macinare riff con l’energia di un ragazzino sui palchi del mondo. Esempio mirabile di come non sia necessaria una tecnica sopraffina e acrobazie sulla tastiera per fare la storia di mezzo secolo di musica. Di lui colpisce l’incredibile timing, quel modo di accompagnare laid back, che pone l’accento sul controtempo, con quei lievissimi ritardo che sono come tre gocce Tabasco sulla bistecca. Coerente con la sua frase celebre per cui per suonare la chitarra "servono cinque dita, tre corde e un cazzaro (letteralmente "asshole")", Keef insiste a usare come strumento principale la sua Micawber, una Telecaster anni '50 massacrata, accordata in Sol aperto, con un ponte aftermarket a sei sellette su cui ha tolto quella del mi basso, inutilizzata. Certo, suona di tutto, Gibson 345, Stratocaster, Zemaitis, Les Paul jr e sopra tutte la sua Telecaster Custom nera dei primi anni '70 (primo a sfatare la leggenda che le Fender con tre viti "suonano male"). Ma come tutti i grandi, qualunque strumento imbracci, quello che ne esce è sempre… @officialkeef, il suo suono perentorio, la sua ritmica geniale che stupisce e diverte, anche perché alla fine, come tutti i grandi, Keith non si prende troppo sul serio. La sua chitarra ha sempre un timbro unico e riconoscibile, con quelle lievi imperfezioni di accordatura, suo marchio di fabbrica, che fanno la differenza e danno sapore al suono. Una vita spericolata, ma non dissipata, tra eroina purissima, fiumi di alcol, donne e schiere di figli che lo adorano, come tutti (tranne forse il suo eterno gemello e antagonista Mick jagger, cui è legato da un rapporto antico di amore-odio diventato con l’età una sana relazione economica: gli Stones incassano più di una multinazionale).
Si parla poco di Keith Richards cantante, ed è un peccato, perché anche con la poca voce di cui è dotato sa fare cose deliziose. Per scoprirlo bisogna ascoltarlo nelle sue cose da solo, i dichi con gli X-Pensive Winos in cui lascia spazio alla chitarra di Waddy Wachtel e si regala spazi da cantante che meritano di essere ascoltati. Ha fatto tutto, si è levato infinite soddisfazioni, ha suonato coi grandi del blues e del rock, ha saputo tenere a bada quell’anima pazza di Chuck Berry, ha incantato Norah Jones con cui ha eseguito forse una delle più belle cover di Love Hurts. A 70 anni ha smesso di tingersi i capelli, ma ancora mantiene una vitalità e una forza espressiva riservata a pochi. Uno dei dieci musicisti più importanti nella storia di questo secolo di musica.
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