di redazione [user #116] - pubblicato il 22 gennaio 2014 ore 13:30
Naturale conseguenza della recente diffusione di strumenti a sette e otto corde, Giulio Negrini di GNG si è visto commissionarne una con ben dieci corde. Per realizzarla ha dovuto applicare diverse soluzioni inedite. Ci siamo addentrati nel suo lavoro con un'intervista a Giulio e un approfondimento con il collezionista Guglielmo Mormina.
Naturale conseguenza della recente diffusione di strumenti a sette e otto corde, Giulio Negrini di GNG si è visto commissionarne una con ben dieci corde. Per realizzarla ha dovuto applicare diverse soluzioni inedite. Ci siamo addentrati nel suo lavoro con un'intervista a Giulio e un approfondimento con il collezionista Guglielmo Mormina.
Alcuni giorni fa, sul canale YouTube della Liuteria GNG, è apparso un video interessante su una chitarra piuttosto inusuale. Lo strumento mostrato da Giulio Negrini nel clip che riportiamo di seguito, insieme a un look aggressivo e sicuramente difficile per i meno avvezzi al genere, ha la particolarità di montare la bellezza di dieci corde su una enorme tastiera fanned, ovvero con i fret a ventaglio che costituiscono una delle caratteristiche distintive di molti modelli GNG.
Contrariamente a quanto si potrebbe essere portati a pensare, la chitarra non è un'estremizzazioni delle chitarre a sette e otto corde, tanto di moda ultimamente, bensì uno strumento a sé, commissionato da un musicista con delle necessità piuttosto particolari e realizzato da Giulio di GNG mettendo a frutto una serie di soluzioni costruttive mai affrontate prima.
Il video della chitarra ha fatto velocemente il giro del web, e non ha lasciato impassibili neanche noi, che abbiamo deciso di intervistare Giulio Negrini per conoscere nei dettagli la chitarra, nome in codice MKR10Shen.
Accordo: Com'è nato il progetto della MKR10Shen? Abbiamo a che fare con uno strumento completamente fuori dal comune, che immaginiamo non volesse solo essere la somma di una chitarra e di un basso. Che obbiettivo ti eri posto nella realizzazione di questa chitarra? Giulio Negrini: Come per la maggior parte delle richieste che ricevo, l'aspettativa dei miei clienti è sempre altissima, mi conoscono per la possibilità di soddisfare le richieste più strane e originali, per offrire un strumento che sia la diretta realizzazione dei loro sogni, bisogni e nell'aiutarli ad esprimere la loro musica nel modo più diretto possibile. Mike, il ragazzo che mi ha commissionato questo particolare strumento, è un musicista pazzesco. Polistrumentista e profondo conoscitore di moltissimi generi musicali, con un'anima appassionata e musicalmente dirompente. Quasi due anni fa venne da me già conoscendo bene i prodotti, essendo proprietario di una precedente sei corde-GNG (mod. Brea Funned), chiedendomi di più. Molto di più. Suonando diversi altri strumenti (tra cui violoncello, violino, mandolino e pianoforte) il suo range espressivo si trovava troppo costretto nelle frequenze di una sei-corde, innamorato delle basse frequenze così come delle più acute, le sue improvvisazioni e scritture musicali necessitavano di uno spettro sonoro molto più vasto con la suonabilità di una GNG. Da qui nasce la sua richiesta di avere uno strumento a dieci corde, con una corda più alta e tre più basse rispetto a una sei corde tradizionale, con una parte fretless e che fosse facilmente trasportabile ed ergonomicamente versatile, consentendogli di poterlo suonare in più contesti, sia musicali sia meccanico/fisiologici. Da qui inizia uno studio molto, molto intenso. Ho progettato la forma del corpo più e più volte, gettando all'aria decine di progetti e idee, alcune ne abbiamo tenute, amplificate e perfezionate, altre sono state scartate con una sonora risata. L'intera forma del body è stata definita da un lunghissimo studio sui rapporti aurei, oltre che sulle proporzioni fisiche di Mike, per aggiungere dell'esoterismo e del virtuosismo estetico. Il profilo del manico è completamente nuovo, esce da qualsiasi altra configurazione commercialmente disponibile, è estremamente sottile pur mantenendo facilità di presa e sicurezza di posizione in tutto il vastissimo range sonoro. Anche qui lo studio e le prove sono stati intensi e senza fretta, ogni dettaglio, visibile e non, è stato lungamente ponderato, testato e rivalutato più volte, per esser totalmente sereno delle mie scelte nel risultato finale. Per rispondere alla tua domanda, l'obiettivo che mi sono posto è lo stesso che affronto quando costruisco un nuovo strumento: spingermi oltre i limiti per soddisfare completamente ogni richiesta, realizzare lo strumento migliore nel suo contesto nel suono, estetica, ergonomia, suonabilità, stabilità e rifiniture.
Accordo: Da sempre le chitarre GNG si sono distinte per un'accurata scelta dei materiali e per scelte tecniche sempre all'avanguardia. Quali sono le caratteristiche della produzione GNG "standard" confluite nella dieci-corde?
GN: Sono contento che sia questo che contraddistingua la mia liuteria: è uno standard che continuo a mantenere e, nel possibile, alzare, perseverando nella mia ricerca. Sin dall'inizio dalla mia attività, mi sono sempre prefissato l'obiettivo di offrire il prodotto migliore su tutti gli aspetti e, per ora, le mie mani sono l'unico strumento di cui riesco a fidarmi ciecamente. Anche per questo modello infatti, la realizzazione è totalmente artigianale. Le caratteristiche della produzione GNG sono sempre le stesse: tempo, dedizione, passione e cura del dettaglio. Le innovazioni e le scelte tecniche prese dai modelli GNG che l'hanno preceduta sono il fanned fretting (c'è un altro articolo con un mia intervista proprio qui su Accordo, a riguardo) la nuova soluzione del manico incollato set-on che ho cominciato a utilizzare a partire da alcuni modelli a otto corde, lo scallop parziale in discesa, la particolare configurazione del pickup al manico, tutte le combinazioni switching possibili e coiltap, il killswitch a bottone, il mini-switch con uscita diretta per eliminare la circuitazione passiva, il truss rod a doppia azione, le barre in fibra di grafite e i tasti completamente in acciaio, ormai utilizzati di standard per tutti i miei modelli.
Accordo: Pensi invece di aver trovato, in questo progetto, soluzioni che potranno poi essere utilizzate in strumenti a sei, sette e otto corde, un po' come avviene per le parti di auto e moto testate nelle classi prototipi? GN: Una completa novità nella mia linea è la sua caratteristica headless. È infatti il primo modello che realizzo in questa configurazione e la ricerca di un sistema ponte/bloccacorde efficace è stata la parte più estenuante. Ho contattato moltissime aziende, europee e americane, e nessuna di loro riusciva a soddisfarmi completamente, c'era sempre qualcosa che non mi piacesse, nel progetto o nei materiali scelti. Ho infine trovato, praticamente per caso, girando per la pagina Facebook di un liutaio americano (eh, ci si tiene informati!) queste sellette meravigliose. Entrando in contatto con l'artista d'oltreoceano, ho appreso con una gioia infantile che i ponti utilizzati venivano realizzati a... Mantova! Con un immenso sorriso ho scritto ad Alberto di T4M (questo il brand italiano) che mi ha realizzato il set custom per questa dieci corde. Sicuramente la forma ergonomica e originale costituirà una nuova linea GNG, per tutto il range dalla 6 alla +∞ corde! E sono certo che i miei clienti troveranno un ottimo spunto dall'idea della tastiera bi-legno (acero/ebano) nonché la soluzione del parzialmente fretless sulle corde basse dal dodicesimo tasto e il comodissimo shape del manico.
Accordo: Curi tutto nella realizzazione dei tuoi strumenti, anche la costruzione dei pickup. Per questo modello la scelta era ovvia, ma in generale quanto ritieni importante per un liutaio curare anche la costruzione dei pickup per i suoi strumenti? GN: Le mie sono le uniche mani che realizzano ogni dettaglio dei miei strumenti, dal modello da 2000€ fino ai vertici del lusso. Stesse mani, stessa qualità, sempre. Per quanto riguarda i pickup, ho sempre provato un certo fastidio nell'utilizzare dei modelli commerciali realizzati provandoli su chitarre di massa. Per carità, sono fatti benissimo, e li monto molto volentieri su richiesta, eppure ritengo che ogni strumento debba avere un suo set di pickup appositamente studiato e calibrato per un ponderato obiettivo timbrico per esaltare o, in alcuni casi, sopprimere determinate caratteristiche. Alla fine Fender, Gibson, PRS, Tom Anderson, Suhr etc. utilizzano pickup proprietari, estremamente diversi tra loro e tutti perfetti sui loro strumenti... vuoi che con tutta la ricerca che faccio non passi un po' di tempo nel perfezionare il principale collo di bottiglia di uno strumento elettrico? Vien da sé che anche GNG abbia i propri.
Accordo: Parlaci in particolare dell'elettronica di questo strumento, come hai realizzato dei pickup efficaci sia per le frequenze della chitarra sia per quelle da basso? GN: Per questo modello la varietà costruttiva è stata la chiave di volta per una paletta di colori estremamente ampia. Abbiamo un pickup ceramico al ponte, un singlecoil in alnico affiancato al primo pickup e un humbucker al manico realizzato abbinando due singlecoil con polarità e avvolgimento opposti e poli magnetici singoli in alnico (novità forse solo in ambito chitarristico, dato che una soluzione simile è già utilizzata da tempo negli humbucker da basso Musicman). Il diametro e l'isolamento dei fili in rame utilizzati negli avvolgimenti sono estremamente diversi dal ponte al manico, così come le qualità dei magneti lungamente pensati e testati, e la ceratura è estremamente dura, realizzata utilizzando delle resine e cere naturali rarissime, per garantire il perfetto isolamento al fruscio e al feedback (quello non desiderato).
Accordo: Ormai siamo abituati a vedere sul mercato chitarre a sette e otto corde. Ibanez ha presentato una nove-corde allo scorso Namm Show. Pensi sia questa l'evoluzione verso cui si sta muovendo la ricerca in ambito chitarristico? GN: Vedo moltissimi "nasi storti" quando si aggiungono corde alla chitarra tradizionale, effettivamente ormai stiamo raggiungendo dei livelli quasi folli, sembra una gara a chi riesca a metterne di più! Per questa chitarra le motivazioni sono estremamente chiare e date dalle particolari necessità musicali del mio cliente. Il mio settore è quello delle chitarre da shredder, ormai l'ottanta per cento delle richieste che ricevo sono per strumenti a sette corde. Non credo che la sei-corde verrà abbandonata, quello delle multistring è un settore comunque di nicchia e riservato agli sperimentatori (sia in ambito liuteristico sia musicale). Sebbene la chitarra elettrica abbia una storia temporale ridicola rispetto alla perfezione e rigidità costruttiva raggiunta dagli strumenti classici, ritengo che la sua espressione più popolare sia radicalmente installata nella mente dei chitarristi moderni. Ciò non toglie che la possibilità di personalizzazione e customizzazione sia un 'difetto' installato nella cultura chitarristica moderna sin dalla sua nascita, ed è il motivo che mi spinge a dire sempre di sì a tutte le richieste più strane che ricevo: per sfida, curiosità, voglia di ingegnarsi, offrire un'alternativa, realizzare un desiderio o un capriccio e, perché no, semplice interesse evolutivo.
Intervista con Guglielmo Mormina
Le chitarre di Giulio sono spesso accomunate da ricerche tecniche e stilistiche avanzate, look personali e caratteristiche costruttive fuori dagli schemi. Grazie ai suoi strumenti, sempre vistosi e interamente realizzati a mano senza alcun complesso d'inferiorità nei confronti dei grandi nomi d'oltre Oceano, GNG ha messo insieme una vera comunità di seguaci, appassionati del marchio e delle sue creazioni. Il chitarrista e collezionista Guglielmo Mormina è uno di loro. Guglielmo, per gli amici Memo, in realtà non si identifica nel collezionista tradizionale, e si presenta così.
Guglielmo Mormina: In realtà io sono quanto di più lontano si possa immaginare dal collezionista. Quello che non mi piace del collezionismo è l’aspetto maniacalmente sistematico. Il "vero" collezionista magari possiede modelli che non gli piacciono solo perché in un certo senso "deve" averli in quanto funzionali alla sua collezione. Io invece ho un solo criterio: l’innamoramento a prima vista. Infantile, vitale, caotico. Ho 50 strumenti che campano allegramente senza alcuna logica interna. Mi piacciono e basta. Gibson, Fender, PRS, Ibanez, Yamaha, Trussart, Ed Roman, Tom Anderson per citare solo alcuni brand. Ho una stanza dove sono tutte fuori, all’aria aperta, pronte a essere suonate. Detesto i sarcofaghi con dentro le chitarre vive. Per me sarebbe horror. Il fatto è che non mi interessa possederle se non le posso vedere e toccare. Le suono più o meno tutte a periodi… la domanda più frequente che mi fanno le persone che vengono a casa è "qual è la tua preferita?". La risposta è sempre la stessa. Non c’è una preferita. C’è l’ispirazione del momento… oggi mi attrae di più questa… domani quella. Sono volubile? Esatto! Ma parafrasando… life is too short to play bad axes…
Accordo: Come sei entrato in contatto con Giulio Negrini? GM: La (apparente) casualità ha sempre giocato un ruolo decisivo nella mia vita. In questa avventura sono per caso a Second Hand Guitar (2010 credo)… senza particolari intenzioni di comprare, ma con l’occhio ovviamente sempre vigile. E proprio l’occhio, dalla visione di insieme della sala con zilioni di chitarre, passa senza chiedermi il permesso a mettere a fuoco una chitarra da togliere il fiato. Bella, appariscente, un po' arrogante nella sua unicità. Top di acero quilted 3D, manico con fingerboard di ebano black&white, pot in legno e cover dei pickup sempre in legno abbinato. Forma non classica ma molto interessante. Punto diritto verso la creatura e chiedo alla persona che c’era allo stand se potevo prenderla per guardarla da vicino. Questa per me è la prima verifica di sintonia. Se la domanda mi ritorna indietro come fastidio o supponenza mollo subito il colpo e lo prendo come un segno infausto. Con un filo di sorpresa invece ricevo un bel sorriso in piena faccia e un "certo, con piacere". A questo punto guardo meglio anche la persona e noto un perfetto look da metallaro integrale con annessi e connessi. Iconico direi. "Piacere Giulio" mentre mi tende la mano. Comincia a descrivere questa meraviglia e me la passa. Ne deduco che è proprio lui l’artefice. Ma questo non mi sorprende. Mi sorprende invece il peso della chitarra. Praticamente una piuma. "certo - dice lui - il body è chambered". Ovvio, no? La sfioro solamente, ma quanto basta per sentire che l’action è di una morbidezza insultante. Basta. È mia. Ma prima di poter esternare a Giulio la mia irrevocabile decisione lui mi precede. "Questa è una Morgoth che ho promesso all’importatore americano… fa la sua ultima mostra qui e poi parte". Frustata di delusione. Ci rimango proprio male. Ma male male. Non provo neanche a dissimulare, ma quando Giulio mi dice che ha altri legni bellissimi e che me la può rifare uguale non mi sottraggo allo scambio di indirizzi. Mi manderà le foto. Certo… ma è come innamorarsi di una e sentirti dire che lei è già promessa e che però, niente paura, ti presenteranno la sorella… Torno a casa un po' di malumore. Dopo un paio di giorni, le foto dei legni puntualmente arrivano. Belli ma… traccheggio. Boh… sì… però… interessante… ci penso. Resta il fatto. Quella comunque era un’altra cosa. Passa una settimana e ricevo una mail da Giulio. "Se la vuoi, è tua…l’importatore non ne ha più bisogno". Ne intuisco la ragione, e non me la sento di gioire spudoratamente… ma la prendo come una sorta di predestinazione. Era scritto che quella chitarra dovesse finire a me. E con questa (apparente) casualità assoluta entro ufficialmente nel mondo di Giulio Negrini, liutaio.
Accordo: Quali chitarre GNG possiedi e come le hai scelte? GM: Ne ho tre. La prima, la Morgoth, non l’ho scelta ma ha scelto lei me. La seconda è una Strat che ho chiesto a Giulio di costruirmi a partenza da un top di ziricote (legno piuttosto inusuale per una chitarra) che avevo acquistato all’uopo in USA. La terza è la replica di una chitarra che ho preso da un noto liutaio americano e che trovo ancora più elegante della PRS, anche se ne ricorda la forma. In questo caso il progetto è più complesso e parte da un blocco di bubinga waterfall quilted 3D. Un pezzo letteralmente incredibile da PRS Private Stock. Visto e catturato seduta stante sul sito di uno dei miei fornitori di legni pregiati oltreoceano. Ne abbiamo parlato a lungo con Giulio e abbiamo deciso di accoppiarlo a una fingerboard di ebano macassar, manico in bubinga con binding in pero, body in frassino con binding di abalone. Pickup avvolti da lui. Un singolo pot (volume). Uno strumento unico e irripetibile. In effetti oltre c’è il nulla. Almeno al momento.
Accordo: Per cosa si differenzia da altri produttori di chitarre, secondo te, Giulio e GNG? GM: Rispetto ai costruttori "di serie", Giulio ha un suo punto di vista originale e una sua identità autonoma. Rispetto agli altri liutai ha un raffinatissimo senso estetico, ma senza che questa sensibilità vada a discapito della "funzionalità"… spesso chi è bravo tecnicamente sottovaluta e/o snobba l’estetica e chi lavora sull’estetica magari non è un mostro di accuratezza funzionale. Un altro aspetto è la capacità di innovare anche tecnicamente… molti progetti che ho visto sono frutto di studio e sperimentazione e questo significa tensione verso il miglioramento continuo. Aggiungo due cose. La prima è semplice semplice ma fa la differenza: ha un talento purissimo. La seconda è che è una persona squisita e per me questo conta.
Accordo: Quali valori trovi nelle GNG che magari non riesci a trovare in altri strumenti di pregio come PRS e Gibson? GM: PRS e Gibson sono grandi brand con storia e tradizione che non si discutono, anche se alcune scelte di marketing hanno portato in qualche caso a un impoverimento del prodotto. Per me non c’è "una" Gibson, ma "quella" Gibson o "quella" PRS. Alcuni modelli a mio avviso non avrebbero dovuto mai dovuto nascere, ma invece vivono tranquillamente accanto ai modelli più blasonati. Se parliamo del valore che trovo in generale nelle GNG è che sono per definizione tutte prodotte con la stessa qualità. In pratica sono tutte pezzi unici anche se hanno dei nomi propri… Morgoth, Brea o altro. Se parliamo poi del perché io abbia deciso di investire danari nei progetti GNG il discorso diventa personale e aumenta il tasso di soggettività. Non c’è storia… l’emozione di suonare con uno strumento che è stato costruito per me non è paragonabile a quella che provo suonando uno strumento di serie. Punto a capo. È un piacere che nel mio caso parte molto prima del possesso… dalla fase dalla scelta dei legni e dal loro abbinamento, dalla forma… dalla customizzazione dei fondamentali… dallo sfizio dei dettagli e degli intarsi fino ad arrivare alla scelta del colore. Mesi di tempo in cui pregusto il momento in cui la vedrò per la prima volta. Magia pura.