La GAS non è mai sazia, ma per fortuna la tecnologia odierna è capace di garantire chitarre valide su ogni fascia di prezzo. È davvero necessario spendere cifre astronomiche per soddisfare la voglia di nuove chitarre? E quanto sono collegati tra loro orecchie e portafogli?
Da buon Gibsoniano col vizietto delle Fender, dopo aver tagliato il traguardo delle dieci chitarre in mio possesso pensavo di aver completato la mia vita di chitarrista in qualità di acquirente di chitarre. Ma la GAS è subdola e cronica ragazzi, non si guarisce mai, e quando meno ce lo si aspetta ecco la ricaduta, ovvero: come acquistare altre due chitarre in due giorni.
Mai pensare che un chitarrista degno di chiamarsi tale resti appagato delle sue chitarre. Dopo lunghe altalene Gibson-Fender-Gibson-Fender, ecco spuntare il terzo incomodo che, tra i due litiganti, alla fina gode. E non poteva essere altri che Paul Reed Smith. Ma come fare per procurarsi una PRS senza prosciugare il conto in banca, nel caso poi non piacesse? Semplice: Escludendo le costosissime Made in USA di fascia alta e la serie S2 che dalle mie parti è ancora un miraggio, basta puntare alla simpaticissima serie SE. Infatti, dopo una non tanto breve ricerca online, eccomi felice possessore di una bellissina Santana SE del 2001 colore blue royal la quale, senza dubbio con l'aiuto dei due Seymour Duncan splittabili Jeff Beck e Jazz e delle meccaniche autobloccanti Schaller, suona a dir poco da paura.
Con i pickup in configurazione humbuking suona molto grossa, potente e piena, diciamo un suono Gibson light, più fresco, mentre con i pickup in configurazione single-coil è più brillante, cristallina, quasi come una Stratocaster col sound più pieno.
Sinceramente sono rimasto stupefatto per la versatilità della chitarra e per la diversità delle timbriche rispetto a quelle a cui sono state abituate le mie orecchie finora. Persino i colleghi dei miei gruppi, ascoltandola senza vederla, l'hanno scambiata per una PRS di fascia alta.
Il giorno dopo, però, avevo bisogno di una conferma circa la chitarra, o almeno il marchio, con i suoi pickup originali. Ecco che dopo appena 24 ore imbraccio un'altra PRS SE del 2008, ma stavolta singlecut, tobacco sunburst, tutta originale compresi i pickup. Ma questa è una storia diversa, la chitarra esteticamente è bellissima, ma i suoni sono sterili, i puliti sono vuoti, i crunch sembrano pernacchie e non dico cosa sembrano i distorti.
Comunque, come ben sapete, noi malati di GAS non ci arrendiamo mai, e non c'è niente di meglio di un cambio pickup anche su questa. Ed eccola qua, con due bei Gibson '57 Classic a ruggire e a graffiare come mai se lo sarebbe aspettato lei stessa.
Certo, non avendo i pickup splittabili non ha la versatilità della Santana, ma assicura un bel sound godibile, pieno, potente e solido (mi piace chiamarlo suono Les Paul Light).
È vero che le chitarre adesso sono diventate dodici e mia moglie è diventata incazzatissima, ma spendendo una somma a tre cifre posso comunque dire che possiedo altre due belle chitarre con i suoni diversi dai soliti suoni Gibson e Fender, sebbene ugualmente validi.
In conclusione verrebbe spontaneo affermare che se le PRS SE, seppur opportunamente upgradate, suonano così bene almeno per le mie modeste orecchie, non oso immaginare come possano suonare le PRS di fascia alta e altissima. Ma questa è un'altra storia e, ovviamente, è tutta da verificare.
Di sicuro ho imparato che, con la tecnologia odierna, sono oramai davvero rare le chitarre che suonano male, ma è altrettanto sicuro che è più facile suonarle male e farle suonare male.