Qualunque utilizzatore di pedaliere multieffetto finisce inevitabilmente per confrontarsi con una simulazione di ring modulator, o modulatore ad anello, e molti amanti degli stompbox rischiano prima o poi di acquistarne uno senza sapere neanche di che si tratta. Ecco cos'è e come funziona un Ring Modulator.
Arriva un momento, nella vita di un chitarrista, in cui si trova al cospetto del temuto ring modulator, un effetto tra i più curiosi e meno impiegati nella storia della chitarra elettrica.
A volte è uno stompbox scovato fra tanti, più spesso è una patch trovata quasi per caso all'interno della propria pedaliera multieffetto. In questa eventualità, quando ci si trova davanti tale effetto senza sapere ciò a cui si va in contro, il primo impatto può essere traumatico.
A differenza dei morbidi chorus, dei ben noti overdrive o degli scontati delay, il ring modulator non crea nulla che possa "abbellire" in senso stretto il suono o aiutare in qualche maniera le esibizioni. Il suo compito sembra essere esattamente l'opposto: complicare la vita al chitarrista e snaturare il suo suono fino a farlo somigliare alla via di mezzo tra una campana male intonata e un robot con problemi di digestione.
Per chi non avesse avuto ancora la (s)fortuna di imbattersi nell'effetto, il ring modulator può essere ascoltato nel cult della fantascienza Dr. Who (la "voce" dei Dalek) e nella sigla di coda del cartone animato South Park. Basta. Gli esempi di brani musicali registrati con un massiccio impiego di ring modulator sono davvero pochi. Si possono citare i Devo, che ne fanno un uso piuttosto intenso, e sembra che Tony Iommi ne abbia usato uno durante l'assolo di Paranoid, ma non si segnalano particolari successi che abbiano visto un ring modulator ai piedi dei chitarristi.
Come funziona un ring modulatorSebbene sia inserito in molti processori multieffetto e venga offerto da alcuni produttori come stompbox espressamente progettato per la chitarra, il ring modulator in ambito musicale proviene in realtà da una tecnologia adottata dai primi sintetizzatori e ampiamente adoperata nella musica elettronica.
Nell' è possibile approfondirne le origini, il funzionamento e le applicazioni specifiche, ma senza scendere nel tecnico il ring modulator può essere spiegato analizzando il suo stesso nome e aprendo una parentesi nel mondo delle telecomunicazioni.
Letteralmente, "ring modulator" vuol dire modulatore ad anello. Ancora una volta senza scendere nel dettaglio, basti sapere che il modulatore è un circuito in grado di compiere operazioni matematiche tra due segnali: un modulante e un modulato. Quello "ad anello" è un tipo di modulatore che deve il suo nome alla disposizione assunta nel circuito dai quattro diodi che ne determinano il funzionamento.
Ci sono quindi due segnali in ingresso e un'operazione matematica. Ciò che fa il modulatore ad anello è prendere i due segnali e restituire in uscita altri due segnali dove uno è la somma dei due ingressi e l'altro è la differenza tra i due.
Vale a dire che, se nei due ingressi piazziamo 100Hz e 100Hz, in uscita avremo 200Hz e 0Hz. Se piazziamo 100Hz e 150Hz, avremo 250Hz e 50Hz, e così via.
Come funziona un ring modulator per chitarra
In un ring modulator per chitarra, uno dei due ingressi è rappresentato dallo strumento, mentre l'altro è generato da un oscillatore interno ed è regolato attraverso un apposito potenziometro. Un ulteriore controllo solitamente permette di regolare la quantità di segnale dry ed effettato, facendo in modo che all'ampli arrivino i due segnali generati dal pedale più quello originale.
Supponiamo di regolare il pedale in modo che in uscita avremo sia il segnale pulito, sia quello effettato.
Ora, se suoniamo un La a 440Hz sulla chitarra e regoliamo (a orecchio) la manopola in modo che anche l'oscillatore generi 440Hz, in uscita avremo i 440Hz originali, un segnale a 880Hz (un La all'ottava superiore) e un segnale a 0Hz, ovvero nullo. Ciò che avremo sarà insomma un octaver.
Se però suoneremo un'altra nota senza variare il potenziometro dell'oscillatore interno, il risultato cambierà radicalmente.
Supponiamo di suonare il Mi basso a vuoto, frequenza 82Hz. Le due uscite generate dal ring modulator saranno 522Hz (440+82, nota Do un po' calante) e 358Hz (440-82, a metà strada tra un Fa e un Fa#). Ciò che avremo sarà insomma una vera schifezza.
Se si aggiunge il fatto che il segnale della chitarra non è formato da una sola frequenza, ma da una serie di frequenze (armoniche) che vanno a sommarsi e sottrarsi nel modulatore ad anello, le cose diventano ancora meno gestibili.
Idee per sfruttare un ring modulatorIl ring modulator torna utile per creare effetti strani, atonali e ammiccanti alla computer music, ma può risultare gradevole se usato con parsimonia. Un leggero ring modulator sommato a un segnale pulito più forte può colorare appena il suono senza far avvertire stonature fastidiose, soprattutto se si aggiungono effetti come chorus e riverberi a ovattare il tutto.
L'effetto dà inoltre il meglio di sé ai due estremi della sua escursione. Con la frequenza dell'oscillatore al minimo, dà vita a un curioso effetto tremolo che aumenta di velocità man mano che si ruota la manopola verso destra fino a sparire per lasciare il posto al vero e proprio effetto ring modulator.
Verso fine corsa, invece, le frequenze generate sono così acute da ricordare dei campanellini che arricchiscono il suono di base.
Per i ring modulator che li supportano, possono tornare utili anche i pedali d'espressione. Ruotando la manopola della frequenza, si avverte un doppio effetto glissato dovuto al progressivo allontanamento delle frequenze generate dallo stompbox verso l'alto o verso il basso, che può essere gestito meglio con un pedale d'espressione.
Molti modelli per chitarra integrano delle modalità preimpostate che variano ciclicamente nel tempo il valore della frequenza, creando in automatico quello che si andrebbe a fare muovendo su e giù il pedale d'espressione, o anche descrivendo movimenti più fantasiosi.
Alcuni ring modulator da ascoltareRing modulator famosi sono:
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Ognuno dei produttori ha aggiunto delle chicche diverse per rendere interessante e più utilizzabile l'effetto.
A conti fatti
Il ring modulator è un circuito (o una simulazione) semplice da realizzare. È per questo che fu adottato tempo fa dai synth e forse è per questo che i multieffetti si ostinano a inserirlo nelle proprie librerie. Tuttavia, salvo alcune rare eccezioni, pare che il concetto di modulazione ad anello si sposi davvero male con quello di chitarra elettrica. Ciò non vuol dire che non sia possibile farne un uso interessante e creativo, ma deve quantomeno mettere in guardia chiunque prenda in considerazione l'idea di aggiungere in pedaliera un attrezzo simile.