di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 17 maggio 2014 ore 08:00
Abbiamo avuto il piacere di passare un pomeriggio insieme a quattro modelli della nuova serie di Eko Mia che avevamo ammirato al Musikmesse amorevolmente descritte da Massimo Varini. In attesa di farvele sentire una per una abbiamo preparato un’anteprima, una panoramica sull’intera serie con qualche etto di foto in omaggio.
Abbiamo avuto il piacere di passare un pomeriggio insieme a quattro modelli della nuova serie di Eko Mia che avevamo ammirato al Musikmesse amorevolmente descritte da Massimo Varini. In attesa di farvele sentire una per una abbiamo preparato un’anteprima, una panoramica sull’intera serie con qualche etto di foto in omaggio.
Nel dettaglio i quattro modelli inviatici direttamente da Porto Recanati sono la cicciona D, una dreadnought quindi, una piccola Parlour, la 018 che non guasta e un modello con corde in nylon, la più particolare del pacchetto. La serie Mia nonostante la recente introduzione a catalogo ha già subito svariati restyling, aggiunte e migliorie. Il primo modello presentato si è conquistato da subito il favore di critica e mercato grazie allo strepitoso rapporto qualità prezzo. Con una cifra da fascia medio bassa ci si poteva portare a casa una chitarra con legni ben selezionati, realizzata con attenzione e cura dei dettagli e dotata di un sistema di amplificazione da fascia alta. Guardando questo poker di chitarre la sensazione è che l’obbiettivo non è cambiato ma che anzi è stato perseguito con ancora più convinzione. Pur leggendo nel retro paletta made in P.R.C. l’unica sensazione di cineseria nell’aprire gli scatoloni è data dal cavo in dotazione, di quelli standard, con jack pressofusi che un po’ di tristezza la mette, ma non ci facciamo distrarre.
Dando uno sguardo da vicino a tutte e quattro le Mia si percepisce subito che la scelta dei legni non è votata all’economia, ma anzi è ricercata. Anche le finiture sono al top, come la rosetta e il binding sempre in legno che avvolge tutti gli spigoli. Gradevole la verniciatura opaca, che non disturba al tatto e permette di suonare senza restare incollati. In comune tra tutte anche il sistema Fishman che comprende sia un piezo che un microfono, indispensabile per avere un suono credibile anche in un impianto, una chicca che su chitarre di questa fascia non spesso si trova. Ora vediamo una per una ogni regina di questo poker, non scomodiamo gli assi solo perché abbiamo a che fare con chitarre con un prezzo non da testa di serie (vista la qualità è un complimento, sia chiaro).
Eko Mia D CW
Cominciamo dalla dreadnought, quella più simile al modello originale, cutaway in questo caso. Un chitarra molto risuonante, comoda e leggera. Gran volume e grandi bassi con un look curato. Forse un pelo duretta da suonare di primo acchito ma che può essere un’arma letale in un contesto pop, ma anche per una serata tra amici.
Eko Mia 018
Nonostante la cassa di dimensioni generose ci aspettavamo più bassi, il suono invece è equilibrato, meno potente rispetto a quello del modello D. Migliore però la suonabilità, anche se magari è solo suggestione, gusto personale. Anche qui le finiture meritano una menzione, davvero curate, senza sbavature ne imperfezioni.
Eko Mia Parlour
La più stupefacente del gruppo, la nostra regina di cuori. Nonostante sia microscopica ha un volume impressionante. Le medie e le danno l’idea di poter bucare qualsiasi mix, morbida sotto le dita, bisogna giusto prendere un po’ di mano con le dimensioni.
Eko Mia Nylon
La più strana del gruppo. Le forme lasciano un po’ interdetti sulle prime a causa delle costanti asimmetrie che però rendono lo strumento particolare e personale. Il manico è un’autostrada, più tondeggiante rispetto a quello standard da chitarra classica e più comodo. Per forza di cose il suono è più rotondo e meno potente, ma siamo sicuri che anche la Mia Nylon avrà una nutrita schiera di fan.
A brevissimo troverete tutte le prove complete con i video realizzati insieme a Paolo Antoniazzi e le recensioni complete.