di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 31 maggio 2014 ore 11:00
È progettato e costruito a mano in Italia, ma i suoi suoni si ispirano agli amplificatori più conosciuti della tradizione britannica. Grazie a uno specifico selettore rotativo, Il Distorsore può cambiare voce agendo direttamente sulle armoniche prodotte, e la versione MKII aggiunge un secondo switch tutto da scoprire.
È progettato e costruito a mano in Italia, ma i suoi suoni si ispirano agli amplificatori più conosciuti della tradizione britannica. Grazie a uno specifico selettore rotativo, Il Distorsore può cambiare voce agendo direttamente sulle armoniche prodotte, e la versione MKII aggiunge un secondo switch tutto da scoprire.
Si chiama "distorsore", anzi "Il Distorsore", ma non bisogna commettere l'errore di classificarlo come un pedale adatto solo al rock più spinto o al metal. Presentato come "alfiere della guerra contro i distorsori zanzara", lo stompbox VDL si rifà alle saturazioni calde e piene che si possono ottenere "imballando" un amplificatore valvolare. Le sue fonti di ispirazione sono i modelli storici della scuola britannica. Come emerso da un recente sondaggio su Accordo, parlare genericamente di "amplificatori british" può mettere il musicista di fronte a una gamma di suoni che di certo non possono provenire da un solo modello. VDL forse è dello stesso avviso, perché ha scelto di dotare il suo pedale di ben due selettori (uno rotativo a tre posizioni e un toggle switch a due posizioni presente solo nella versione MKII) per cambiare nel profondo la risposta de Il Distorsore e permettergli così di toccare un po' tutte le stelle del firmamento valvolare britannico.
Se lo stampo è made in UK, il cuore de Il Distorsore è di boutique italiana. Il solido case in metallo ospita uno switch in configurazione true bypass, silenzioso nell'attivazione e dall'aspetto durevole sotto le suole. Jack d'ingresso e d'uscita sono posti ai due lati, con l'alimentazione da 9 volt sul retro. La struttura di base dello stompbox è quella di un comune pedale di saturazione. La manopola Post fa da volume, Filtro gestisce i toni e Gain fa ciò che gli riesce meglio. Un comodo selettore a due posizioni accanto al Filtro attiva un bass boost utile in caso di chitarre troppo brillanti, o per rinforzare un po' il low-end nei settaggi più estremi. L'ultima manopola sulla destra, denominata Variable Clipping, è invece un particolare di sicuro meno diffuso per la categoria. Nella parte bassa della grafica relativa, è possibile notare tre forme d'onda. Questo controllo, in realtà, non è un potenziometro come gli altri, ma un selettore rotativo in cui ognuna delle tre posizioni permette di selezionare tre forme d'onda differenti: ognuna altera il contenuto armonico della distorsione in maniera personale e rifacendosi così a tre tipologie differenti di amplificazione valvolare.
Simile a un'onda quadra, il primo settaggio effettua un appiattimento deciso e simmetrico delle frequenze in ballo, producendo così una distorsione grossa e "in your face". La seconda posizione riproduce invece il sound che si ottiene da un finale con valvole disaccoppiate. Per chi non si intendesse di elettronica, vuol dire maggiori armoniche dispari. Per chi non si intendesse di acustica, vuol dire una distorsione più sgranata e ariosa. Più morbida, ma anche più potente e ricca di volume, è l'ultima posizione disponibile.
Il Distorsore è stato aggiornato da qualche tempo con la versione MKII, quella mostrata in video, migliorata dal punto di visita di trasparenza sonora (un punto forte del pedale) e del già ottimo rapporto segnale rumore. In aggiunta, sul dorso dello chassis è stato aggiunto un altro switch che, attivato, altera il timbro base della distorsione, dando letteralmente vita a un secondo pedale nel pedale.
La natura rockettara de Il Distorsore è evidente, ma traspare fin da subito che il suo debole sia nella vecchia scuola. La quantità di gain è sufficiente a ricavare un sustain eccellente nelle parti soliste quanto degli accordi definiti e sempre intellegibili nei riff, ma la sua naturale curva d'onda con medie ben presenti, come la tradizione britannica vuole, non lo fa spingere fino al metal moderno. Inoltre, la possibilità di pulire il suono quasi del tutto con il solo potenziometro del volume sulla chitarra ne fa un buona scelta per gli stili che richiedono un'elevata gestione della dinamica, con parti vagamente sature alternate ad accordi sgranati in crunch, fino anche a un assolo pieno e presente. Tutto senza mai cambiare settaggi al di fuori del volume sulla chitarra e dello stesso tocco delle dita.