Mi avvisano che devo fare la recensione del disco di due amici (Giacomo Castellano e Gianni Rojatti, in ordine rigorosamente alfabetico), a cui capita anche di essere due dei migliori chitarristi rock italiani. E oltretutto Gianni coordina Didattica e Giacomo compare molto spesso sulle nostre pagine.
Potete immaginare che non è facile ascoltare il loro nuovo disco senza farsi condizionare da stima e amicizia, ma ci provo, spinto soprattutto dalla curiosità di capire se le due primedonne rock sono in grado di riunire i loro talenti su disco senza far finire il progetto in rissa e senza produrre mucchi di retorica sbrodolata in sessantaquattresimi.
(foto di Giacomo Castellano)
A rischio di rovinare la sorpresa, anticipo il giudizio: ce l'hanno fatta alla grande. Racer Café, Ep di quattro brani, è una festa di estremismi musicali, in cui un'orgia di citazioni (colte, ma anche ignoranti) del miglior chitarrismo degli ultimi vent’anni sfocia nell'ostentazione (sfacciata e per questo ancora più godibile) di un linguaggio personale e autentico. Un tasso tecnico altissimo, eppure mai appeso a se stesso, con pezzi riconoscibili e configurati come canzoni vere, in cui gli assolo sono ben definiti, senza le sbrodolate che rendono faticoso l'ascolto di tanto-troppo metal.
Si sente con chiarezza che i due si divertono come matti a darci, dalla prima all’ultima battuta, suonando al massimo di tutto: volume, dinamica, energia e tecnica. E quindi fanno divertire anche l'ascoltatore. Rojatti e Castellano non sono chitarristi di primo pelo e si sente.
Non ci sono solo acrobazie solistiche e ritmiche da scalmanati, ma arpeggi, fraseggi, arrangiamenti di classe, con suoni impeccabili, come è giusto aspettarsi da due che da anni vivono con la chitarra in mano. Li senti che giocano con i generi musicali, sperimentando e contaminando, mescolando metal, grunge, alternative e nu metal, sfiorando crossover, progressive e funk.
Il tutto è trascinato da una sezione ritmica (Dado Neri al basso e il dolcetto Erik Tulissio alla batteria) che pesta dall’inizio alla fine, con un'energia e una precisione che fanno bene alla salute.
Un disco che per cura nella produzione, violenza nell’impatto, attenzione alla scrittura e virtuosismo esecutivo, segna un nuovo standard con cui gli esponenti della chitarra rock italiana dovranno confrontarsi.