L'album uscito per l'etichetta Mascot segna una totale rivoluzione d’intenti nel chitarrismo del più impenitente plettratore del pianeta.
Una raccolta di cover, totalmente arrangiate e interpretate dalla chitarra di Paul e accompagnata dalle batterie scatenate di Mike Portnoy e Kenny Aronoff.
Abbiamo ascoltato l'album e ce lo siamo fatti raccontare da Paul:
"Con questo nuovo disco, "Stone Pushing Uphill Man" ho sentito che ero pronto a raccogliere una nuova sfida. Volevo mettere la mia chitarra al centro del palco e a farla cantare in maniera diversa rispetto a come avevo fatto fino ad oggi. Volevo che la mia chitarra si cimentasse con brani di alcuni dei miei cantanti preferiti e si lasciasse ispirare dalla loro sensibilità artistica: Paul McCartney, Sting, Steven Tyler, Elton John, K.D. Lang, James Brown…. Questi artisti hanno la voce che avrei sempre voluto avere. Quando ero giovane e imparavo a suonare la chitarra, ero galvanizzato dal fatto che con un po’ di duro lavoro riuscivo ad avvicinarmi ai fraseggi dei miei guitar hero. Viceversa, quando ho provato a cantare, ero frustrato dal fatto che la mia voce non riuscisse a prendere certe note. Così, certi cantanti restavano inarrivabili. Con la chitarra invece riesco a prendere tutte le note dei miei cantanti preferiti. La sfida di questo disco è eseguire con la chitarra questi brani, cercando di ricreare le inflessioni, emozioni ed espressioni di questi musicisti.
E questo ha richiesto l’apprendimento di molte nuovo tecniche sulla chitarra.
Ho dovuto guardare alla chitarra con un piglio e un approccio totalmente diverso rispetto al passato.
Per molti anni sono stato ispirato dal far suonare la chitarra come se fosse un clavicembalo: molto velocemente, in maniera estremamente precisa e accurate e sforzandomi perché ogni nota uscisse con lo stesso volume e suono delle altre. Diciamolo: io volevo essere una sorta di fabbrica umana di note perfette, tutte uguali tra loro.
Ma un grande cantante rock aggiunge alle note un’espressività che va ben oltre il suono di un clavicembalo. Ogni nota è unica. E non sono affatto tutte uguali. E questo non certo perché ci sono degli errori o si sta suonando male. Suonano così di proposito, per portare alla musica la massima espressività!"
Da un primo ascolto, possiamo dire serenamente che Paul ha vinto alla grande questa nuova sfida. Sentire una delle chitarre rock più brillanti e aggressive di sempre cimentarsi nelle melodie di brani pop è uno spasso. E non pensate nemmeno per un istante di trovarvi di fronte a un lavoro smelenso, da Fausto Papetti della chitarra rock. Perchè Paul non perde una sola occasione per esplodere nelle sue proverbiali e annichilenti deflagrazioni shred con le quail arricchisce gli arrangiamenti e assolo dei brani. Anzi, era da anni anni che non sentivamo Gibert esprimersi con un impeto shred così aggressivo. E’ un disco di sola chitarra dove Paul ha affidato alla sua Ibanez l’arduo compito di ricreare il suono di ogni altro strumento e arrangiamento.
Potreste persino non conoscere nemmeno una di queste canzoni che comunque ci sarebbe da divertirsi da pazzi vista la frizzantezza e irruenza con la quale Paul suona. Irresistibile “I Got The Feeling” di James Brown con la chitarra di Paul che impazza sul funk scatenato della batteria di Kenny Aronoff e, aogni break, infila arpeggi in string skipping che sfidano le leggi del buon senso. Capolavoro del disco è “Working for the weekend”. Sembra di sentire il miglior Satriani a briglie sciolte dopo essersi studiato le video didattiche di Paul Gilbert. Fichissimo il suono della chitarra di Paul. Abbandonate già da parecchi anni le sonorità high gain che avevano caratterizzato le sue prime produzioni soliste e gli esordi iper tecnici di Racer X e Mr. Big, Gilbert ha iniziato un lungo percorso.Il chitarrista ha cercato, non senza qualche momento di difficoltà, una sonorità di matrice vintage capace di mettere in risalto le nuove e più raffinate sfumature del suo chitarrismo ma, allo stesso tempo, di reggere i milioni di note al secondo delle sue impennate virtuosistiche. Il risultato sembra raggiunto. Non riuscirete a sentire più di un brano di questo disco senza andare a curiosare che pick up, overdrive, cabinet usa Paul su questo album...il suono è delizioso; così croccante sulle ritmiche e gommoso sui solisti. Un babà.
Un album divertentissimo che mostra Paul Gilbert in uno dei momenti di migliore forma strumentale di tutta la sua carriera.
La fabbrica umana delle note perfette ha imparato a sfornare anche quelle con finitura relic.