Continuiamo a lavorare sugli arpeggi di settima.
Proponiamo tre studi che mettono in gioco concatenazioni create sul circolo delle quinte, note in comune e cromatismi. Una lezione preziosa per uscire dai soliti box, sperimentare diteggiature e sonorità inedite e lavorare, sodo, sulla tecnica.
Come promesso, questa settimana vorrei proporre alcuni esempi basati su quanto detto la . La limitazione di utilizzare esclusivamente le diteggiature degli accordi mostrati nella scorsa lezione mi ha portato a sviluppare il fraseggio in maniera sicuramente diversa da quanto avrei fatto pensando alle forme CAGED.
Il primo esempio è in C maggiore e si basa sul circolo di quinte a partire dall’accordo di tonica (C-G-Dm-Am-Em-Bdim-F). In questo modo le triadi possono essere incatenate l’una all’altra attraverso le due note che gli accordi in relazione di quinta condividono (quinta e settima del primo accordo diventano fondamentale e terza dell’accordo una quinta sopra, ad es. Cma7 e G7 contengono entrambi l’intervallo G-B).
Si parte dalla nota C sul terzo tasto della quinta corda e si sale utilizzando solamente quarta e quinta corda fino al C un’ottava sopra, sul quindicesimo tasto della quinta corda. A questo punto, anziché proseguire con questo schema, ho optato per passare con un leggiadro cambio di diteggiatura (in realtà non molto comodo) alla coppia di corde 3-4 per poi ridiscendere lungo il manico, senza però interrompere il flusso di quinte.
In questo modo ho voluto soprattutto mettere in evidenza come il collegamento tra due accordi (ad esempio con fondamentali a distanza di quinta come in questo caso) possa essere inserito tanto all’interno di una linea melodica ascendente quanto discendente, ritrovando in entrambi i casi le note nei tasti adiacenti (la conoscenza dei diversi rivolti degli accordi ci permette di non dover saltare da una parte all’altra del manico, come saremmo invece costretti a fare se sapessimo suonare solo gli accordi allo stato fondamentale). Sfortunatamente in questa seconda parte viene meno la regolarità di diteggiatura che avevamo potuto sfruttare nelle prime battute.
In chiusura la melodia interrompe l’andamento circolare e passa a delineare gli accordi Em7 e Cma7, introducendo l’unica nota non in tonalità (Db) con un passaggio cromatico.
Con il secondo esempio ci spostiamo in F maggiore, aggiungendo un po’ di pepe con quel Bb in chiave. Anche qui ci sono due passaggi cromatici che servono semplicemente a rendere più fluido il tutto, mentre tutte le altre note sono sempre basate esclusivamente sugli arpeggi indicati.
Questa volta abbandoniamo lo schematismo precedente per seguire più liberamente il pensiero melodico. Così facendo alcuni colegamenti riprendono l’idea precedente di sovrapposizione degli arpeggi sfruttando le note in comune, mentre in altri passaggi ci si sposta alle note adiacenti (tutto questo viene evidenziato dalle parentesi quadre al di sopra della partitura).
Nel file audio di questo secondo esempio la frase prende il via ad inizio battuta anzichè sul secondo movimento come nella partitura, ma non avendo il riferimento armonico sottostante non c’è poi una grossa differenza.
Per l’ultimo esempio torniamo al confortante C maggiore per non esagerare con troppe emozioni in una volta sola. Nulla di nuovo rispetto a prima, quindi si può procedere oltre senza ulteriori indugi. Si parte sempre dall’arpeggio di C.
Questi erano solo alcuni esempi attraverso i quali ho cercato di proporre una prospettiva differente per un argomento arcinoto a tutti come quello degli arpeggi di settima. E dopo questo momento da “attimo fuggente” l’unica cosa da fare è prendere in mano la chitarra e alzare il volume.
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