Migliora i tuoi accompagnamenti: Non è l'amore che va via
di redazione [user #116] - pubblicato il 12 ottobre 2014 ore 08:00
Nelle sue sperimentazioni sonore con jazz e musica latina, Vinicio Capossela lascia ampio spazio al chitarrista intenzionato a esplorare il proprio strumento nel ruolo di accompagnatore a tutto tondo, includendo tra le sei corde una batteria, un basso e una chitarra, a volte anche due.
Nelle sue sperimentazioni sonore con jazz e musica latina, Vinicio Capossela lascia ampio spazio al chitarrista intenzionato a esplorare il proprio strumento nel ruolo di accompagnatore a tutto tondo, includendo tra le sei corde una batteria, un basso e una chitarra, a volte anche due.
La chitarra acustica non è fatta di solo strumming, e giocare a replicare il sound di una band al completo con un unico strumento può riservare sorprese interessanti. La sonorità calda e suadente di "Non è l'amore che va via" aiuta a entrare facilmente nell'ottica, interfacciandosi con un accompagnamento dalle sonorità complesse ma non per questo difficile da padroneggiare, ideale per seguire la voce in un set acustico senza lasciare buchi nel mix. La canzone è la traccia d'apertura dell'album di Vinicio Capossela Camera a sud, il terzo disco dell'artista datato 1994.
Nella sua versione illustrata in video, Paolo Pilo mostra prima la progressione di accordi nuda e cruda. Il classico arpeggio può anche andar bene, ma il brano prende davvero vita quando ci si impegna a imitare l'andamento di un basso e di una chitarra in uno strumming leggerissimo, tra note appena sfiorate e vagamente arpeggiate. La particolare ritmica scandita dal basso, quasi a creare degli obbligati con la cassa immaginaria ricreata dal colpo di palmo sul ponte della chitarra, porta avanti tutto il groove latino della canzone. Le altre corde possono essere così riservate a un accompagnamento impalpabile alternato ad abbellimenti e frasi che riempiano gli spazi lasciati dal testo.
Questi lavori con Paolo Pilo sono più dei suggerimenti, un invito a essere creativi e originali. Il suo modo di suonare, personalissimo ed estemporaneo, è molto difficilmente congelabile in una tablatura, anche a causa delle componenti percussive. Più che imitare Paolo Pilo, conviene lasciarsi ispirare e provare a seguire il suo esempio creando qualcosa di proprio.