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Hotone Octa: un'ottava tira l'altra
Hotone Octa: un'ottava tira l'altra
di [user #16167] - pubblicato il

Nell'era delle nanotecnologie anche semplici effetti per chitarra e basso stanno diventando sempre più piccoli, relegando scatoloni goffi e ingombranti sotto la stella del vintage. L’Octa è un pedale microscopico ma completo e dall’aspetto cool. Lo abbiamo testato con Michele Quaini e qualche riff marcio.
Nell’era delle nanotecnologie anche semplici effetti per chitarra e basso stanno diventando sempre più piccoli, relegando scatoloni goffi e ingombranti sotto la stella del vintage. L’Octa è un pedale microscopico ma completo e dall’aspetto cool. Lo abbiamo testato con Michele Quaini e qualche riff marcio.

Pochi grammi e qualche manopola, nulla più per i pedali della Hotone, che ha puntato tutto sulla compattezza, cercando il più possibile di non lesinare sulla qualità. Tutto merito delle moderne tecniche di realizzazione dei circuiti, certo. 40 50 anni fa era impensabile di comprimere un pedale in così poco spazio. Ad una richiesta del genere i tecnici avrebbero guardato gli ingegneri scoppiando in una fragorosa risata. Nel 2014 invece prendere un octaver e infilarlo in un aggeggio da pochi centimetri è banale a tal punto da chiedersi perché non lo facciano tutti. Nello specifico l’Octa è un octaver digitale polifonico. Annegate nella bella vernice viola trovano posto tre manopole e un mini switch, oltre ai jack per il collegamento in pedaliera.

I due piccoli potenziometri bianchi controllano il volume delle due ottave che si hanno a disposizione in questo effetto, una superiore e una inferiore alla nota in ingresso. La terza manopola, posta sopra al pedale oltre a fungere da amplificatore per la luce del led bianco (scelta estetica davvero azzeccata) controlla il dry signal. Permette quindi di miscelare il suono effettato con quello dry della chitarra. Questo è un vantaggio quando si ha a che fare con effetti invasivi come l’octaver. Si può in questo modo usarli in maniera più incisiva senza perdere presence sul palco. Feature interessante anche per i bassisti che vogliono doppiare l’ottava ma avere sempre una parte del loro suono, magari sporcato da un bell’overdrive dritto nell’amplificatore.

Il piccolo switch dirty simula, una volta attivato, un vecchio octaver monofonico analogico, bypassando la manopola dedicata all’ottava alta. Come si può facilmente intuire l’Octa è un pedale completo, che mette a disposizione del player sufficienti controlli per gestire un effetto non sempre facile da usare come l’octaver. 

Hotone Octa: un'ottava tira l'altra

Per testare al meglio l’Octa abbiamo optato per qualche riff marcione, sporco e cattivo. Questo sicuramente il campo in cui un chitarrista userebbe maggiormente questo effetto. Cominciamo dalla modalità polifonica, aggiungendo una sola ottava al suono. Prima di addentrarci nei settaggi notiamo subito che l’octaver risponde velocemente, ma non alla perfezione. Aumentando la velocità qualche nota viene persa, soprattutto se si plettra con decisione. Probabilmente questo è un piccolo difetto dovuto a un limiter in ingresso che permette però di evitare clip all’interno del convertitore AD che inficerebbero il risultato finale.

Sulle ottave c’è poco da dire. Sono come dovrebbero essere, intonate e belle presenti. Il suono sì, tende un po’ a impastarsi quando si complica un po’ il suonato. Raramente però si usa un octaver con entrambe le ottave a palla mentre si suona un rhythm changes, quindi don’t panic.

Due parole vanno spese per la modalità vintage. Il livello di sporchezza aumenta piacevolmente, rendendo il suono impastato, cupo e schifosamente seventies. Sicuramente non è la modalità che più attirerà i bassisti, ma parecchi chitarristi troveranno lo switch dirty un ottimo modo per un salto indietro al tempo dei viaggi mistici e degli acidi. 


In definitiva l’Octa è un effetto che dà quello che ci si aspetterebbe da un octaver. Aggiunge le ottave senza rendere lo strumento insuonabile, con il surplus di una modalità dirty che ne cambia la voce a tal punto da sembrare un vecchio Electro Harmonix. Certo, le note che si perdono suonando velocemente nessuno ce le restituirà mai, però l’Octa non si pone sul mercato per essere il top. Troviamo sia più indicato, soprattutto per le dimensioni non invasive, per chi ha bisogno saltuariamente di un octaver completo e polifonico che non occupi spazio e che non ne crei eccessivamente nel portafoglio. Ci si porta a casa l’Octa con meno di 100 euro, un prezzo non contenutissimo, ma è la metà di un Micro Pog (un quarto se guardiamo le dimensioni!). Se l’octaver è la base di tutto il vostro sound sicuramente l’Octa non è il pedale perfetto, ma se volete aggiungere un colore alla vostra tavolozza, o incattivire un fuzz, l’Hotone oggetto della prova fa sicuramente al caso vostro. Da ricordarsi che può essere alimentato solo tramite alimentatore esterno da 9V, la batteria all'interno proprio non ci poteva stare! 

Hotone è distribuito da Backline
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