di redazione [user #116] - pubblicato il 18 novembre 2014 ore 16:00
Suonare sulle basi offre la grande possibilità di potersi esercitare allo sfinimento senza dover approfittare della disponibilità e del tempo di altri musicisti. Ma studiare esclusivamente sulle basi impedisce a un musicista di affinare una delle abilità più importanti: saper interagire e armonizzarsi con altri musicisti.
Suonare sulle basi offre la grande possibilità di potersi esercitare allo sfinimento senza dover approfittare della disponibilità e del tempo di altri musicisti. Ma studiare esclusivamente sulle basi impedisce a un musicista di affinare una delle abilità più importanti: saper interagire e armonizzarsi con altri musicisti.
Dando per scontato l’utilizzo di supporti ben realizzati, suonare ed esercitarsi sulle basi ha molti vantaggi. Prima di tutto le basi garantiscono la stessa affidabilità e solidità ritmica di un metronomo o di una drum machine ma offrono più divertimento, vista la presenza di un appoggio armonico dato dagli altri strumenti e una maggiore possibilità di varietà stilistica.
Delle buone basi sono realizzate da musicisti professionisti; sono prodotte e mixate in maniera professionale e offrono la possibilità di suonare su un tappeto sonoro con una qualità spesso superiore a quella che potrebbero offrirci i nostri compagni di band o amici, magari alle prima armi. Ma anche avessimo la fortuna di suonare con musicisti già avviati, le basi hanno una marcia in più: la pazienza. Possiamo decidere di improvvisare a briglie sciolte per tutta la durata del pezzo senza che nessuno sbuffi; possiamo ripetere una sezione di brano che non ci viene all’infinito, senza esasperare la sezione ritmica; se decidiamo di cimentarci con una scala o tecnica nuova, lo facciamo sereni e totalmente disinibiti: la base non si fermerà per scoppiare a ridere se sbagliamo.
Ma tutti questi che presentiamo come pregi sono allo stesso tempo anche i difetti delle basi. Il groove di una band di persone che suonano assieme respira, pulsa e tira: avanti e indietro. E un bravo musicista, quando suona in gruppo, non inserisce il pilota automatico come quando si esercita a metronomo. Asseconda e valorizza questo respiro e suona appoggiato sul groove seguendo o, quando serve, guidando gli altri.
Un musicista maturo capisce che i suoi spazi si devono armonizzare con l’economia di un pezzo e soprattutto sa benissimo che - anche se i suoi compagni hanno il dovere di aiutarlo – deve preparare le sue parti studiando a casa, in autonomia. Non si può rallentare o rendere noiosa una sessione di prove perché non si è sufficientemente preparati.
E vale poi anche il contrario. Suonare con altre persone significa essere pronti a regolare le nostre aspettative e capacità con i loro limiti e difetti. La base non sbaglia mai, ma le persone con cui suoniamo sì. Un musicista esperto deve essere flessibile e reattivo, capace di misurarsi con un errore di struttura o tonalità. Abilità che di certo non affinerà mai continuando a suonare da solo.
Tutte queste considerazioni prendono spunto dalla Pillola del Guru che presentiamo oggi. Aspettiamo di sentire le vostre opinioni e le vostre esperienze.
Di Marco Vinzoni, il Guru della Batteria sappiamo pochissimo. Originario di Monza, oggi vive nella Repubblica Domenicana. Ha trascorsi come musicista, ha odiato il jazz per una vita ma ora ci si sta appassionando e ha suonato, molto bene, cover dei Duran Duran. Al momento, è il riferimento assoluto per tutti i batteristi del pianeta che lo seguono nel suo corso di Alto Livello.