di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 08 dicembre 2014 ore 12:30
L'idea di una chitarra elettrica stereofonica solletica molti appassionati di sperimentazione timbrica e le vie per pensarne una sono molteplici, dalle microfonazioni parallele a costruzioni del tutto inedite, ma la strada intrapresa da questo artista è sicuramente quella sbagliata.
L'idea di una chitarra elettrica stereofonica solletica molti appassionati di sperimentazione timbrica e le vie per pensarne una sono molteplici, dalle microfonazioni parallele a costruzioni del tutto inedite, ma la strada intrapresa da questo artista è sicuramente quella sbagliata.
Da quando il suo primo vagito è stato emesso dal cono di un amplificatore, la chitarra elettrica è rimasta pressoché identica fino ai giorni nostri. Molti costruttori si sono avventurati alla ricerca di sistemi alternativi per captarne il suono, ma il pickup magnetico e il segnale monofonico sono tutt'oggi gli standard più diffusi. La storia è costellata di esempi curiosi riguardo microfonazioni all'avanguardia e tentativi di riprendere in stereofonia il suono di una chitarra. Alcuni si possono dire anche ben riusciti, altri decisamente meno. Quello della Baster Stereo Guitar appartiene sicuramente alla seconda categoria. Se già l'idea di una chitarra a più manici vi disturba, evitate di procedere oltre per il vostro bene.
Per rendere stereo una chitarra, bisogna sdoppiarla in qualche modo. La si può microfonare in due punti differenti e trattare i segnali in modo parallelo, le si possono dare due manici oppure, come in questo caso, si può scegliere di darle due corpi gemelli collegati attraverso un unico manico e un unico set di corde.
In realtà "Stereo" - questo il nome dell'oggetto - è una scultura dell'artista olandese Baster, al secolo Bas Koopmans. L'opera è stata presentata nel 2010 e sembra essere l'unico lavoro a indirizzo strettamente musicale della sua carriera, se si escludono una sorta di studio di registrazione simbolico con tanto di foto di Miles Davis che suona la tromba… senza tromba, e delle locandine disegnate a matita. Le prime due opere fanno parte dell'installazione "Home Recording", di cui una gallery è visibile sulla sua pagina Facebook. Le locandine della collezione "80's Verantwoord" sono invece a questo link.
Basta vederla all'opera per rendersi conto che, di strumento musicale, la Stereo ha davvero poco. Di fatto, la "cosa" consiste in due Stratocaster siamesi unite per il manico una contro l'altra. Presumibilmente, si tratta di chitarre preesistenti con manici standard da 21 tasti tagliati all'altezza dell'ottavo e incollate insieme per il moncherino. Il risultato ovviamente sballa tutti i parametri costruttivi dello strumento originale: il diapason risulta più lungo, la distribuzione dei tasti non garantisce più alcuna intonazione e per ogni nota pizzicata c'è una porzione di corda che risuona senza controllo dall'altra parte. Insomma, tirarci fuori qualcosa di senso compiuto sarebbe una sfida anche per lo sperimentatore più visionario. Ma, a quanto pare, anche questa è arte.