di paoloanessi [user #32554] - pubblicato il 25 dicembre 2014 ore 12:00
Negli ultimi anni, le jazz box Ibanez hanno conquistato il cuore degli appassionati grazie a rapporti qualità-prezzo convenienti e a una varietà di modelli sufficiente a coprire pressoché ogni necessità. La AF155 ne è uno degli esempi meglio riusciti.
Negli ultimi anni, le jazz box Ibanez hanno conquistato il cuore degli appassionati grazie a rapporti qualità-prezzo convenienti e a una varietà di modelli sufficiente a coprire pressoché ogni necessità. La AF155 ne è uno degli esempi meglio riusciti.
Quando si testa una nuova chitarra, razionalità e obiettività sono caratteristiche importanti. Solitamente mi prendo sempre qualche giorno per spupazzare per benino lo strumento in questione. L'entusiasmo e l'adrenalina vanno scemando lasciando spazio ai confronti obbiettivi per poter elencare al meglio pregi e difetti ma, nel caso di questa Ibanez Artstar AF155, dopo oltre venti giorni di utilizzo pressoché quotidiano fatico ancora a trattenere il sorriso che mi si stampa in faccia quando imbraccio la bella semiacustica. Tutto è grazie a uno dei rapporti qualità-prezzo più favorevoli che mi siano capitati, indubbiamente al suono strepitoso aiutato da un feeling pazzesco e non da meno un'entusiasmante rifinitura che coinvolge gli occhi oltre le orecchie e mani. Sono tutte caratteristiche che, nell'insieme, confezionano uno strumento che dà molto più della somma delle singole parti.
Colpisce subito il sunburst ambrato tendente all'arancio che lascia vedere in trasparenza il top laminato in un bellissimo acero fiammato. La forma del body riprende la classica L5, ma leggermente più piccola e confortevole. Come da concezione costruttiva nei modelli hollowbody, i due pickup modello Ibanez Super 58 Custom sono incastonati sul top, cinti da mascherine in plastica nera. Completano l'elettronica i doppi controlli di tono e volume e uno switch a tre posizioni. I venti tasti medium hanno ricevuto un trattamento speciale definito anch'esso "Artstar" e sono posizionati con precisione e ottima rifinitura su una tastiera in ebano liscia e nera come un'autostrada, spezzata solamente da segnatasti in abalone luccicante e piacevole all'occhio. Il manico, come da miglior tradizione Ibanez, è piuttosto piccolo, confortevole e piacevolmente veloce. Termina con una classica paletta a tre meccaniche per lato, morbide e molto precise nel loro lavoro di accordatura, e capotasto in plastica a chiudere il tutto.
La chitarra si colloca per sua definizione sonora al top del jazz sound di miglior tradizione, complici anche la muta di corde lisce in acciaio D'Addario .012-.056 montate di serie. Estratta dalla custodia rigida fornita all'acquisto, è praticamente perfettamente accordata e settata. Suoni subito e con un feeling tale che è quasi come se la possedessi da sempre, è quindi molto difficile staccarsene. Il sound è caldo, rotondo al punto giusto, bilanciato nell'esposizione sonora delle sei corde. Bassi profondi e definiti sono accostati a cantini generosamente grossi e mai fastidiosi anche se molto presenti. Nel caso, è sufficiente una leggera limatina con l’equalizzazione dell’ampli, o più semplicemente un cambio plettro, magari meno spigoloso per assecondare la giusta rotondità. Il risultato finale è un timbro generale da fuori serie.
Comoda e scorrevole, la chitarra è bilanciata nel temperamento di tutta la tastiera, regalando l'opportunità di snocciolare accordi e rivolti anche al quindicesimo tasto. I due pickup permettono di spostarsi anche su terreni blues e country con la posizione centrale e al ponte, ottenendo risultati dignitosi anche se non sempre esaltanti. Il contenimento del feedback ad alti volumi è più che sufficiente. L'ho provata con un Fender Twin Reverb, ho sperimentato con Roland Jazz Chorus, con Polytone e si sposa bene con tutto, a patto di capire e contestualizzare il suono allo stile prediletto dall'ampli di turno.
Per la prova filmata ho optato per il DV Mark 601 Acoustic, sostituendo il riverbero onboard con un Cavern Hall dello Zoom MS 70 CD-R. Ribadendo che oltre una certa soglia tutti gli strumenti suonano dal "bene" all'insù, i fattori di giudizio si spostano su come una chitarra ti fa suonare, il feeling che trasmette senza dimenticare un occhio al portafoglio. Vengo a conoscenza solo secondariamente della costruzione eseguita in Cina. Siamo ormai distanti anni luce dai primi modelli di mediocre fattura e la casa giapponese riesce a delocalizzare mantenendo alti standard qualitativi nell'assemblaggio e nel settaggio generale, il tutto a vantaggio del prezzo, fattore di notevole rilevanza. Con la AF155, si parla di una cifra che oscilla tra i 750 e gli 800€, ma bisogna ammettere che la chitarra non sfigura accanto a modelli dalle fasce di prezzo nettamente superiori, in alcuni casi persino doppie. Il prezzo sul cartellino non è di certo tra i più bassi, ma la Ibanez può considerarsi una di quelle spese "per sempre". Indipendentemente dal fatto che nel futuro si potranno fare acquisti ben più costosi, lei potrà rimanere una sorta di coltellino svizzero del jazzman con cui partecipare alle jam, utile per il professionista che deve affrontare una lunga giornata di lezioni e senza disdegnare l'impiego live in un jazz club rinomato.