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Cosa succede al suono quando il valvolare si riscalda?
Cosa succede al suono quando il valvolare si riscalda?
di [user #17844] - pubblicato il

Tutti sanno che un amplificatore valvolare, prima di dare il meglio di sé, ha bisogno di riscaldarsi. Abbiamo voluto registrare il suono di una testata artigianale completamente valvolare in classe A per capire cosa cambia nel suono quando le valvole cominciano a lavorare a regime.
Tutti sanno che un amplificatore valvolare, prima di dare il meglio di sé, ha bisogno di riscaldarsi. Abbiamo voluto registrare il suono di una testata artigianale completamente valvolare in classe A per capire cosa cambia nel suono quando le valvole cominciano a lavorare a regime.

Più ci si avvicina al mondo delle valvole, più ci si addentra in un universo a cavallo tra la scienza e l'esoterismo, dove aspetti misurabili si alternano a colori talvolta difficili da spiegare e interpretare. Quando si parla di "calore della valvola" non ci si limita a un certo velluto sonoro che un orecchio attento potrebbe avvertire (o credere di avvertire): un amplificatore valvolare, per offrire il massimo, deve acquistare calore nel vero senso della parola e solo dopo diversi minuti dall'accensione è in grado di tirare fuori la sua vera voce. Questo, almeno, è ciò che tutti sosteniamo al pari di un dogma. Tutti giuriamo sia così e, a fine concerto, sentiamo distintamente l'amplificatore diverso da com'era durante il sound check. Pochi, però, sanno spiegare cosa cambia di fatto nel suono mentre i filamenti delle valvole diventano incandescenti al punto giusto.
L'arrivo di una testata artigianale finissima e tutta valvolare, raddrizzatrice compresa, ha rappresentato l'occasione ideale per una video-pillola in cui testare sul campo questa convinzione.

Cosa succede al suono quando il valvolare si riscalda?

L'amplificatore è un prototipo point to point ideato e costruito da Gwynnett, utente di Accordo di vecchia data la cui fama è ben nota agli appassionati di "tubi". Piccolo solo nelle dimensioni, il circuito è capace di sprigionare cinque watt a base di 6V6 tradotti in un volume impressionante.
Ci sarà occasione di approfondire la conoscenza della testata in un secondo momento. In questa sede, è stata scelta come banco di prova per la trasparenza del suono e per la sua progettazione all-tube in ogni aspetto, che permette di evidenziare le differenze timbriche derivanti dalla fase di riscaldamento.

Il concetto del test è semplice: ho acceso l'amplificatore e ho suonato immediatamente tre clip, poi ho atteso alcuni minuti e li ho suonati di nuovo. Nello specifico, dopo alcune prove ho notato che le differenze diventano più evidenti nell'arco di 25 minuti circa.
Parliamo essenzialmente di sfumature, quindi è consigliabile ascoltare il video attraverso un buon paio di cuffie o casse monitor adeguate.


Il primo riff è suonato con mano più pesante per far ascoltare il suono degli accordi pieni, il secondo con le dita per evidenziare la compressione (o meno) del suono e il terzo consiste in una piccola parte melodica per porre un accento sull'attacco delle note e sul calore generale del suono.

Nel primo esempio è facile avvertire una pasta sonora sensibilmente diversa, che nel gemello ripetuto a valvole calde diventa più morbida e con un attacco meno scoppiettante. Tutto appare più strutturato e gli accordi sembrano meno nasali.

Per notare le differenze nella sezione fingerpicking è necessario prestare attenzione alle variazioni di volume. Le valvole calde sembrano aggiungere una certa compressione al suono, che rende più gestibili le dinamiche aiutando così il playing. L'esecuzione appare quindi più fluida, e i picchi sulle corde pizzicate con maggior forza si fondono meglio con il background arpeggiato, che nel frattempo guadagna un po' di volume. Si potrebbe dire tranquillamente che l'amplificatore caldo aiuta a suonare meglio e con minor sforzo.

Con il clip solista, l'attenzione va alla differenza di volume tra la parte suonata con le dita e quella plettrata. Prima che le valvole si scaldino, lo scalino è molto ampio, tanto da far risultare fastidioso l'attacco delle note plettrate se si segue il video a volumi più alti: sono secche e molto più forti rispetto all'introduzione senza plettro. Eppure, qui l'amplificatore era già acceso da alcuni minuti, il tempo di suonare i due riff precedenti a freddo.
A fine video, la stessa parte risuonata trae nuovamente beneficio dalla compressione che subentra nel tempo. L'intro ritmica ha un volume leggermente superiore e le note plettrate, sebbene continuino ad arrivare con un attacco deciso, non sono più così laceranti per i timpani.
Inoltre, sembra che cominci a farsi viva anche una punta di saturazione.

Cosa succede al suono quando il valvolare si riscalda?

Mettendo insieme gli aspetti colti in tempo reale dall'orecchio e quelli letti dallo spettro dei segnali registrati, è evidente che qualcosa di importante cambia se si lascia scaldare a dovere un amplificatore valvolare.
Non ultima, una buona percentuale delle sensazioni si ripercuote sul tatto, sul modo con cui le note guadagnano sustain e quella "compressione buona" che aiuta a godere di ogni sfumatura del suono senza dover suonare tutto forte per farsi sentire a sufficienza.

Naturalmente gli effetti, i tempi d'attesa e l'evidenza del fenomeno possono variare da un amplificatore all'altro, ma l'esperimento capita a fagiolo per un suggerimento estemporaneo. Quando questa domenica 15 marzo sarete al Custom Shop, o il 15 novembre a SHG, o nel frattempo in qualunque negozio alla ricerca del vostro prossimo amplificatore, accendetelo immediatamente ma non suonatelo subito: chiedete al commesso o al costruttore informazioni sul modello, consigli sugli utilizzi e sui settaggi migliori, e solo alla fine aprite il volume della chitarra per sentire un tono che, forse, altrimenti non avreste mai sentito.

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